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certi profumi non si scordano mai!

Da Ducdauge @ducdauge

Qualche giorno fa Amazon ha annunciato che le vendite degli e-book hanno superato quelle dei libri tradizionali. Qualcuno avrà pensato “e-chissenefrega!”, qualcun altro ancora “e-…che???”: considerato che in Italia legge assiduamente circa il 6% della popolazione credo che le esclamazioni citate prima rappresentino il parere della maggiorparte degli “italiani”(perché sono stati già fatti gli italiani?!Dopo centocinquant’anni io ho perso le speranze!).

Dicevo delle vendite degli e-book: la prima cosa che ho pensato io è stata “Ma che odore ha un e-book?”; potrebbe sembrare una domanda idiota, stupida, ma provate a chiederlo a un fetishista di libri, uno che non compra un libro se non sente un determinato profumo misto di naftalina, muffa, inchiostro invecchiato e sogni. A volte pare che più un libro è vecchio, più è in grado di dire qualcosa di nuovo.

Certamente in un libro bisogna badare più ai contenuti, più alle parole che al contenitore che li racchiude. Ma, sarò materialista io, sarà la mia generazione ancora non totalmente digitalizzata, ma a me gli e-book puzzano proprio! Sicuramente rappresentano la nuova frontiera dell’editoria, una comodità senza precedenti, come quella di portarsi con sé decine e decine di libri in una cartelletta ultrasottile evitando di trascinarsi nei propri viaggi un trolley solo per i propri indispensabili libri.

Ciò che mi preoccupa maggiormente è che la smaterializzazione del libro non farà altro che aumentare la distanza tra uomo e parola, che non starà più fissa in uno spazio tutto suo, ma diventerà un’accozzaglia di bit da pulir via quanto prima, che scomparirà per cedere il suo spazio a tante altre parole, tutte sempre più effimere ed espropriate della propria fisicità. Quello che insomma sta accadendo in questi anni alla persona con il delirio dei social network, con l’amicizia diventata legame che si instaura con un click!

Non riesco proprio a immaginare i libri che più amo imprigionati in una scatola di numeri binari: come se “Argo il cieco” diventasse vedente tutt’ad un tratto, “Il piccolo principe” d’improvviso grande e casinista, “I fiori blu” appassissero, “Il santo bevitore” un sobrio martire. Che dire poi di Ulisse che videochiama su Skype Penelope tutte le sere, o di Dante che invece di Virgilio ha un navigatore satellitare come guida; o che il ritorno di Vittorini in patria diventi “Chat in Sicilia”, e il Simposio di Platone un grande rave animato dallo slogan PEACE&LOVE! Tutti pericoli bell’e buoni!

Consoliamoci però prima di vedere le nostre piccole librerie di casa o le grandi biblioteche che frequentiamo come dei cimiteri di cose-vecchie-ormai-superate: siamo sempre in Italia e le novità ci mettono sempre un bel po’ a cambiare le abitudini. E questo per una volta potrebbe essere una cosa positiva!



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