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Cesena – Milan 2-0

Creato il 12 settembre 2010 da Gianclint

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Per i rossoneri una serata da dimenticare. Oppure da ricordare. In uno dei due anticipi serali pre-esordio europeo, Il Milan si impegna sul campo del Cesena, neo-promosso, a far tornare sulla terra tutti quanti offrendo la classica prestazione da una squadra con il centrocampo morto.

Ma che dico morto? Sepolto.

Se il gioco del palla a x non funziona, che succede? Succede che perdi. Eppure non più di due settimane fa mi era stato risposto che il centrocampo rossonero con Ibrahimovic – ancora non si sapeva se Robinho si sarebbe aggiunto alla comitiva – si poteva pure scavalcare: non serve {cit. mio cognato}.

Può essere a volte.  Ma se l’avversario è abbastanza intelligente, ben allenato e in fiducia – il Cesena veniva gia dal pareggio dell’Olimpico contro i giallorossi di Ranieri {“Capirai” mi risponderebbe uno che, mentre cambiava canale, si sintonizzava sul risultato di Cagliari-Roma} – ci mette poco a bloccare tutte le iniziative indirizzate a chi dovrebbe fare tutto da solo. O in coppia con altri tre.

Immaginatevi un tifoso nerazzurro ieri sera? Pure la ciliegina sulla torta del palo colpito dallo svedese su penalty. Menomale che è capitato a Cesena. A pensare ad altro contesto ci sarebbe stato da andarsi a nascondere. Anche perchè le chiacchiere – più forti dell’Inter, attacco più forte d’Italia – vanno poi dimostrate sul campo. Non sei Babe Ruth che indica il punto esatto in cui spedire la pallina – al di là del muro – e la spedisce proprio li. E soprattutto non sei Marco che a Capello si permette di dire: “si, si! Adesso ci penso io e ne faccio tre!” a Cagliari.

Tra vecchia e nuova stagione, il Milan non subiva gol da 213′, ossia dal gol di Sculli al 57′ in Genoa-Milan 1-0 del 9 maggio scorso, in serie A. Poi si sommano i restanti 33′ di quella gara e le intere contro Juventus (3-0 interno in A) e Lecce (4-0 in casa in A).

Al 31esimo del primo tempo il Cesena comincia a dar forma al sogno. Il tridente lo aveva provato anche Ficcadenti: ma se tra i due tridenti solo uno è votato al sacrificio e allo sbattimento, ad esaltare caratteristiche gia intrinseche di corsa e di amalgama corale, ecco che si esce dal Minuzzi con le ossa scassate.

Chiusure e ripartenze veloci. Più che rossoneri sorpresi, mi vien da dire che il lupo perde il pelo, ma non il vizio di non portare rispetto ai propri avversari pensando che tutto sia dovuto o debba accadere  semplicemente perchè hai un attacco stellare: Dinho si fa vedere al settimo minuto sul passaggio di Bonera, obbligando Antonioli all’intervento, poi anonimato {Il Cesena non è il Lecce,  al momento}; Pato segnerà due reti che verranno poi ritenute irregolari – culo… -, mentre ad Ibra – uno spettacolo con quel naso! – non è suonata la sveglia.

La lotta tra i due spilungoni – l’albanese e lo svedese – viene definitvivamente vinta da Bogdani, di zucca, quando viene servito da Schelotto. Il raddoppio arriva al 44′ con Giaccherini, tra i migliori in assoluto, che finalizza un contropiede fulminante con un tiro rasoterra all’angolino che non lascia scampo ad Abbiati.

Il resto è storia. Il Cesena gioca con una tranquillità English da far invidia nera al Fulham. E potrebbe anche tentare il terzo goal: prima una sventola di Colucci su cui Abbiati si rifugia in calcio d’angolo. Il portiere si supera poi da due passi su Giaccherini. Il piccolo bianconero è la nota lieta della serata per le mie pupille. Strepitosa la sua prova.

Mi ha fattto un enorme piacere veder giocare una squadra, che l’ammontare stipendi degli 11 in campo, valeva il solo stipendio di Ibra. Questa e’ una lezione importante a chi si crede si scendere in campo e fare una goleada. Umilté’ ragazzi: ci vogliono queste situazioni per far abbassare le ali e chiarire le cose a tutti. Aveva ragione qualcuno che non è male neanche come cantante.

Nella ripresa Allegri ha inserito prima Abate per Thiago Silva, poi Robinho per Ronaldinho e Inzaghi per Gattuso, ma il leit motiv dell’incontro non è variato. Al Minuzzi si fa un corso accellerato di gestione e tenuta del risultato, il Milan non c’è più.

E il pubblico del Manuzzi scandisce con gli olèè ogni tocco di palla dei bianconeri.

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