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Champions league: Juventus KO, qualificazione in salita

Creato il 23 ottobre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’Italia esce con le ossa rotte da questa settimana di confronto con le big d’Europa. Roma umiliata in casa da un Bayern Monaco devastante, bianconeri battuti di misura (1-0) dall’Olympiakos, squadra decisamente alla portata. Il 7-1 rimediato dalla compagine tedesca ha fatto scalpore, ma la disfatta bianconera, la seconda consecutiva di questa fase a gironi, non è da meno. La Juventus sembrava snaturata, sono mancate lucidità e organizzazione a centrocampo, con un Vidal ancora acciaccato e Pirlo assolutamente irriconoscibile. Perfino Tévez, l’unico davvero costante nel rendimento insieme a Buffon, non è riuscito a incidere. Ad oggi, pur in un girone non proibitivo e dopo un’ottima partenza, la situazione, ancora una volta, è quasi drammatica: i bianconeri sono ultimi a pari punti col Malmö, distaccato di tre lunghezze da Atlético Madrid e Olympiakos. Il che implica l’impossibilità di fare altri errori. E, si è visto, la Juventus non è squadra da giocarsi la stagione (europea) nell’ultima partita.

I padroni di casa sono partiti subito in quarta, chiudendo la Vecchia Signora nella propria trequarti e tentando l’assedio alla porta già dai primi minuti, ma Buffon non si è fatto trovare impreparato, respingendo un pallone insidioso su azione nata da calcio di punizione. Tutto secondo il copione. Le difficoltà maggiori sono emerse nell’impostazione della manovra offensiva. Si sa, la forza della Juventus è il centrocampo, già dagli inizi dell’era Conte, quando il costo degli attaccanti assoldati a stento superavano la sesta cifra: col reparto in crisi, è venuto meno il gioco, e con una gabbia di tre uomini a circondarlo, neppure l’Apache faceva paura.
Lichsteiner ha sofferto il confronto con Kasami, Vidal ha mostrato i primi segni di rinascita ma non è ancora devastante come negli anni passati. Ma più di tutti, Pirlo è stato il vero “anello debole”: impensabile, fino a poche settimane fa, un numero simile di palloni persi. Prestazione inguardabile e irriconoscibile: perfino sui calci di punizione non ha inquadrato la porta. Ed è da un suo errore che è nato il goal che ha sbloccato e deciso la partita, proprio nei minuti di stallo, in cui entrambe le squadre stavano mantenendo ritmi di gioco molto bassi. Palla persa nella trequarti al 35′, con Domínguez che ne approfitta e si fionda verso Buffon per poi servire Mitroglou, che coglie l’affanno e il panico avversario: con un tocco all’indietro beffa la difesa bianconera, pronta a respingere un cross al centro, e con un piattone in corsa l’ex palermitano Kasami (perso di vista dal solito Ogbonna) punisce l’incolpevole Buffon. È 1-0. E nel primo tempo la Juve si vede in poche occasioni: goal di Tévez annullato giustamente per fuorigioco, colpo di testa di Morata salvato in extremis, e fucilata di Chiellini al 43′ respinta con i piedi da Roberto, nel suo primo tra i tanti salvataggi decisivi visti nel match.

Nell’ultima mezz’ora, dopo aver rischiato un disastroso 2-0 su una conclusione ravvicinata di Kasami (inspiegabilmente e miracolosamente fuori), la Juventus si sveglia. L’ingresso di Marchisio e Pereyra (in campo al posto di Pirlo e Ogbonna) consente agli uomini di Allegri di alzare il baricentro, e negli ultimi 25′ l’Olympiakos è costantemente sotto attacco. Ci pensa Roberto con una prestazione fenomenale a salvare il risultato, respingendo le conclusioni di Pogba, Tévez e Morata (il migliore in campo, ostacolato soltanto dal portiere in versione Superman e dalla traversa). Il match si conclude sul punteggio di 1-0.

Cambia la panchina, non cambia la situazione: con soli tre punti racimolati in tre partite il passaggio agli ottavi di Champions League è quasi compromesso. E l’ostentazione di sicurezza mostrata da Allegri nel post partita è tutt’altro che motivata. La sentenza definitiva potrebbe arrivare già tra due settimane, nuovamente contro i greci, ma allo Juventus Stadium: al momento, il fattore stadio è l’unica certezza.


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