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Che fine ha fatto la mia auto?

Creato il 23 febbraio 2011 da Nicol Lynne
Breve racconto umoristico.
Beniamino stava guardando una partita di calcio nell'ampio salotto di casa sua con alcuni dei suoi amici più cari. Quella sera la squadra per la quale faceva il tifo stava perdendo vergognosamente e, tra un sorso di birra e l'altro, tutti gli animi si erano scaldati repentinamente a suon di maledizioni e offese eteree via cavo. Una partita dall'esito scontato che si stava invece trasformando in uno scontro all'ultima goccia di sudore. Il telefono iniziò a squillare ma tra grida, trombette e schiamazzi vari nessuno vi fece caso. Il volume del televisore era alto e ai cori improvvisati nel salotto di Beniamino si aggiunsero anche quelli in sottofondo dei tifosi allo stadio.Il telefono squillò, squillò e squillò ancora una volta.
«Il Sig. Beniamino Rossi?» chiese una voce piatta dall'altra parte del telefono.
«Sono io» confermò Beniamino, con un occhio rivolto al televisore. Si stavano consumando gli ultimi dieci minuti del secondo tempo e quella telefonata l'aveva colto di sorpresa.
«Mi spiace informarla del fatto che l'inseguimento ha avuto esito negativo. Li abbiamo persi».
«Inseguimento? Di cosa sta parlando? Lei chi è?» domandò preoccupato.
«Nucleo Radiomobile dei Carabinieri di Bologna. Non mi ha detto di essere Beniamino Rossi?».
«È così infatti». La partita non aveva più importanza. Beniamino era completamente concentrato sulla voce neutrale che gli stava parlando all'altro capo della cornetta. Sentiva un brutto presentimento.
«La sua macchina è stata rubata. Un mio collega avrebbe già dovuto informarla. Avevamo inizialmente  individuato i ladri, ma dopo qualche chilometro ci sono sfuggiti. Dovrebbe presentarsi in caserma il più presto possibile».
Beniamino si avvicinò alla finestra. Scostò lentamente la tenda, per nulla pronto a verificare le parole dell'agente. Mentre la sua squadra segnava un'agognata rete al novantesimo minuto e i suoi amici esultavano di gioia brindando con le loro bottiglie di birra ormai vuote, Beniamino scopriva con orrore che la sua macchina non era più parcheggiata nel vialetto davanti a casa sua. Era tutto vero. Qualche delinquente da strapazzo aveva approfittato della serata goliardica che Beniamino stava trascorrendo con i suoi rumorosi amici per sgraffignarsi la sua automobile in tutta tranquillità, completamente inosservato e coperto dalle loro stesse grida.
Oltre al danno, la beffa.
Passarono alcuni giorni e Beniamino divenne lo zimbello del quartiere e dei suoi amici. Bonaccione per natura, per lo più accoglieva quegli scherzi con disinvoltura riuscendo a reprimere magistralmente la rabbia suscitata da quelli che riusvano a far breccia nel suo orgoglio. Ti sei giocato la macchina alla Sisal? - Guardate c'è Beniamino... a piedi! - A Beniamì, te l'hanno proprio messa nello spinterogeno! - Almeno, sono riusciti a prendere il numero della targa?! Ma il destino di Beniamino era nascosto dietro a un semaforo, quatto quatto, in attesa di essere consumato. 
Beniamino girava con il furgoncino aziendale in attesa di concludere tutte le pratiche burocratiche necessarie per il rimborso (a dir poco esiguo) che gli spettava dall'assicurazione 'anti-furto' e che gli avrebbe permesso di pagare l'anticipo di una lussiossima Panda (usata e da pagare a rate) con cui avrebbe sostituito il mezzo che gli era stato così vilmente sottratto, anche se non riusciva a smettere in cuor suo di nutrire la remota speranza che, prima o poi, l'auto venisse ritrovata.
Fermo a un semaforo, Beniamino rimuginava sulle sfortune della vita. Borbottava insulti nei confronti dei furfanti che gli avevano giocato un così brutto tiro e gesticolava nell'abitacolo come se li avesse a portata di mano. Di natura docile e mite, Beniamino in macchina diventava un'altra persona. Sul sedile del suo veicolo, volante in mano, il suo temperamento si lasciava andare a sfumature solitamente represse di aggressività, collera e stizza. Come ogni italiano che si rispetti, anche Beniamino in macchina subiva una netta regressione dell'ipofisi allo stato primitivo: insulto cronico, rabbia perenne, aumento smisurato della gesticolazione, sigaretta facile e totale disattenzione nei confronti dei cartelli stradali. Disattenzione che, fortunatamente, gli fece cadere gli occhi distratti sulla macchina ferma davanti a lui e gli fece rimpiangere ancor di più lo stesso modello che gli era stato rubato da soli pochi giorni. Rapido scanner: stesso colore, stessi sedili, stessi specchietti bicolor, un momento... stessa targa!
Che fare? Le mani di Beniamino iniziarono a imprecare al posto suo rimbalzando senza controllo in ogni angolo dell'abitacolo. Il cuore saltò un battito e la sua testa iniziò a vagliare alcune possibilità trascurando del tutto il buon senso e la logica: ora scendo e gli spacco la faccia, anzi no, lo tampono e gli distruggo il paraurti. No, si tratta della mia macchina. Il verde venne in soccorso alla mente travagliata di Beniamino facendo ripartire il regolare traffico. Fu allora che Beniamino ebbe l'idea più sensata che potesse venirgli in mente. Prese in mano il suo telefonino, lentamente, come se fosse la rivoltella di Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco e chiamò i carabinieri. In diretto contatto con le autorità, Beniamino si catapultò anima e corpo in un inseguimento degno dei miglior detective hollywoodiani, comunicando si svolta in svolta il percorso intrapreso dai ladri. 
Una mezz'ora più tardi gli agenti arrestavano i tre complici malfattori accusandoli di furto e ricettazione mentre Beniamino veniva ricoperto di lodi e trattato a dir poco come un eroe. Si può dire che le promesse di cui il suo nome è intriso, per una volta, sono state mantenute. Beniamino, il figlio prediletto: figlio della fortuna.

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