Ultimi dieci minuti della lezione di spagnolo. Dopo l’analisi di un contratto d’affitto (si sa mai) e la discussione sul racconto La marioneta de Trapo, di Garcia Marquez o di Johnny Welch, fate voi tanto è uguale, salta fuori questa, e abbiamo giusto il tempo di leggerla. L’insegnante vede che mi agito sulla sedia e che ho un sussulto di risveglio e sorride. ” Che ne pensi?”, mi chiede. E così, con infinita proprietà di linguaggio e con immensa capacità di analisi critica del testo le rispondo la prima cosa che mi passa per la testa. ”Che mi sembra giusto. O no?” . La prossima lezione ripartiremo da qui: forse faccio in tempo a formulare mezza idea appena appena più elaborata.
TU ME QUIERES BLANCA (Alfonsina Storni)
Tú me quieres alba/Me quieres de espumas/ Me quieres de nácar./Que sea azucena/ Sobre todas, casta./ De perfume tenue. /Corola cerrada.
Ni un rayo de luna/ Filtrado me haya./ Ni una margarita /Se diga mi hermana. /Tú me quieres nívea,/ Tú me quieres blanca, /Tú me quieres alba./ Tú que hubiste todas /Las copas a mano, /De frutos y mieles /Los labios morados.
Tú que en el banquete /Cubierto de pámpanos /Dejaste las carnes /Festejando a Baco. /Tú que en los jardines/ Negros del Engaño/ Vestido de rojo /Corriste al Estrago.
Tú que el esqueleto/ Conservas intacto/ No sé todavía /Por cuáles milagros, /Me pretendes blanca /(Dios te lo perdone), /Me pretendes casta /(Dios te lo perdone), /¡Me pretendes alba!
Huye hacia los bosques, /Vete a la montaña; /Límpiate la boca; /Vive en las cabañas;/ Toca con las manos /La tierra mojada; /Alimenta el cuerpo /Con raíz amarga; /Bebe de las rocas; /Duerme sobre escarcha; /Renueva tejidos /Con salitre y agua; /Habla con los pájaros /Y lévate al alba.
Y cuando las carnes /Te sean tornadas,/ Y cuando hayas puesto /En ellas el alma /Que por las alcobas /Se quedó enredada, /Entonces, buen hombre, /Preténdeme blanca, /Preténdeme nívea, /Preténdeme casta.
Tu mi vuoi chiara, mi vuoi di spume, mi vuoi di madreperla, che sia giglio, su tutte, casta, di profumo sottile, corolla richiusa
Che un raggio di luna, non mi abbia trafitto, che una margherita non si dica mia sorella. Tu mi vuoi nivea, tu mi vuoi bianca, tu mi vuoi chiara. Tu che tenesti tutti le coppe a portata di mano, di frutta e di miele, le labbra di more.
Tu che nel banchetto ricoperto di pampini lasciasti che le carni festeggiassero Bacco, tu che nei giardini neri dell’inganno vestito di rosso corresti alla strage.
Tu che conservi lo scheletro intatto ancora non so per quali miracoli, mi pretendi bianca (Dio ti perdoni), mi pretendi casta (Dio ti perdoni), mi pretendi chiara !
Fuggi nei boschi, vai sulla montagna; lavati la bocca; vivi nei capanni; tocca con le mani la terra bagnata; alimenta il corpo con radice amara; bevi dalle rocce; dormi sulla brina; metti a nuovo i panni con acqua e salnitro; parla con gli uccelli e svegliati all’alba.
E quando le carni ti saranno tornate e quando avrai posto l’anima in esse che tra le alcove era rimasta intrappolata, allora, buon uomo, pretendimi bianca, pretendimi nivea, pretendimi casta. (traduzione libera mia)