Vi voglio raccontare una storia, ma stavolta partirò dal finale: è appena uscito in Italia Il richiamo del cuculo di J. K. Rowling (ed. Salani). E fin qui, nulla di strano, ma permettetemi di fare qualche passo indietro.
- Joanne Rowling è una scrittrice esordiente che vuole pubblicare una serie di romanzi ambientati in una scuola di magia. Poiché non viene presa troppo in considerazione in quanto femmina e le femmine, si sa, non scrivono fantasy (pare infatti che Il Signore degli Anelli sia stato scritto con il pene) ricorre allo stratagemma di aggiungere un’iniziale al suo nome, facendosi passare per maschietto. Miracolosamente, i suoi libri non solo vengono considerati degni di pubblicazione ma fanno di Joanne, ormai conosciuta come J. K. Rowling, la donna più ricca del Regno Unito.
- Joanne però –ben pagata ma non paga- decide di dimostrare al mondo che è capace di vergare ben altri capolavori oltre il genere nel quale è rinchiusa. Si sa, le gabbie pur dorate, non piacciono a nessuno. Pubblica quindi Il seggio vacante, che ottiene tiepidissimi riscontri, anche perché la maggior parte delle vendite è merito dei suoi potteriani di ferro che, costretti in quel di Pagford, accusano il lutto dell’immaginifica Hogwarts.
- Ora, penserete che la signora abbia avuto soddisfazione. Ebbene, vi sbagliate: nel terzo capitolo della saga editoriale della Rowling, si assiste ad un ennesimo colpo di scena. La scrittrice, desiderosa di ulteriormente provare le sue qualità letterarie anche oltre la propria famosa firma, decide di pubblicare un giallo sotto mentite spoglie. Chiariamo, non è il primo caso al mondo, gli pseudonimi in letteratura sono ampiamente usati (ricordiamo fra gli altri la Christie o King). Tuttavia mi pongo una domanda: perché una donna che ha tanto faticato a far riconoscere il suo talento in quanto tale decide di usare nuovamente uno pseudonimo maschile? Il richiamo del cuculo è uscito infatti nel Regno Unito a firma di Robert Galbraith, durante la primavera scorsa. E sia, passiamo anche su questa scelta: Joanne afferma di aver voluto provare l’ebbrezza dell’incognita totale indossando nuovamente i pantaloni. A me però viene da pensare che –nonostante il fulgido esempio di Lady Agatha – anche nel caso dei gialli sia preferito un autore baffuto. Mah, sarà.
- Siamo così giunti al capitolo finale (ebbene sì, la storia continua). Il gran desiderio di anonimato della Rowling è stato direttamente proporzionale alle vendite del romanzo: infatti –dopo neanche tre mesi dall’uscita in libreria e a sole 1500 copie vendute- ta-taaan! ecco l’outing improvviso. Mrs Rowling confessa a una giornalista del Sunday Times (e non sotto tortura, ma piuttosto di buon grado) di essere la vera autrice del libro. Come in tutte le fiabe che si rispettino –oh meraviglia- le vendite su Amazon schizzano in alto nel giro di poche ore dalla rivelazione.
Tutti contenti? editore, scrittrice e giornalista con lo scoop di certo. A me restano le perplessità che ho esposto e una sola certezza: Mrs Rowling è il primo caso mondiale di scrittura transgender a corrente alternata.