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Che voglia di New Wave

Creato il 22 febbraio 2012 da Upilmagazine @UpilMagazine

Sarà perché erano gli anni felici e spensierati , poi neanche così tanto, a cavallo fra la mia adolescenza e la gioventù o perché l’immagine iconoclastica di quel movimento musicale così variegato riverbera ancora oggi nella moda e negli spot. Certo è che se porgo l’orecchio, le cose più interessanti nell’attuale panorama musicale vengono proprio dalla flebile, ma riconoscibilissima onda post New Wave
Interpol su tutti ma anche Spiral 69 se restiamo in Italia e perché no …Play on Tape se rovistiamo fra le tante e belle emergenti bands salentine.
Sarà forse un ricorso storico, forse un fil rouge mai interrotto, certamente non un rigurgito. Di New Wave si è cibata l’arte, il cinema e il teatro e forse di essi si è cibata la New Wave. Sta di fatto che l’onda Post-Punk che sembrava dovesse durare giusto il tempo di una moda, dopo il suo momento di massimo sfolgorio fra il 1977 e il 1986, non solo non ha mai smesso di esistere, ma dopo essersi sfaccettata in mille prospettive si è reincarnata nel post-se stessa. E brilla tanto. Eccome brilla!
“L’incarpibilità” (è inutile che interroghiate wikipedia, non esiste … ma rende bene il concetto) immediata dei linguaggi musicali espressi, dei toni e degli umori degli artisti di questa corrente, l’ha resa magica e irresistibile come pochi altri movimenti musicali..

Dopo lo sparigliamento delle armonie e l’estrema ed ostica sintesi concettuale del Punk, l’avvento di gruppi come Clash, Talking Heads, Joy Division, Cure, Material, Tuxedomoon, Television, Pere Ubu, Psychedelic Furs, Stranglers, Ultravox, Japan, Simple Minds, Virgin Prunes, Yello, New Order, Roxy Music, Siouxsie and the Banshees, Killing Joke, Devo, B-52’s, Cabaret Voltaire, Duff, Wall of Voodo, Nick Cave and the Bad Seeds, November Group, Martha and the Muffins, XTC , Bauhaus, Urban Verbs, King Crimson, Depeche Mode (rigorosamente in ordine casuale), confonde, inebria, sfugge ad ogni catalogazione e pur tuttavia seduce. Scale di toni e di umori che spaziano dal noir al blanc senza soluzione di continuità, caratterizzano l’intero strepitoso decennio a cavallo degli anni ’80.
In Europa i mitici Clash “The Only Band That Matters” (l’unico gruppo che conti), sono alle prese con lo sdoganamento del punk, addolcendone le ruvide sonorità pur preservandone l’asciuttezza. Lo incarnano e lo traghettano attraverso il punk rock verso sonorità reggae, dub, rap, rockabilly.
Sull’altra sponda dell’oceano, Television ma soprattutto le formidabili “Teste Parlanti” (Talking Heads) pongono consapevolmente le basi per l’elegante rivoluzione musical-culturale dell’ “Onda Nuova”.
L’album d’esordio di questi ultimi, Talking Heads 77, è da considerarsi indiscutibilmente il primo album classificabile come New Wave. David Byrne e compagni, proseguiranno la sperimentazione attraverso More Songs about Buildings and Food (78), Fear of Music (79) raggiungendo l’apoteosi musicale con Remain in Light nel 1980. Un capolavoro assoluto di sperimentazione, ritmo e musicalità che ancora oggi sembra essere stato generato guardando nella sfera di cristallo, tanto è risultato “avanti” rispetto ad ogni altro album rock mai concepito.
In verità, la forza creativa dei Talking Heads non si esaurirà se non dopo altri quattro strepitosi album ma in quei magici anni, non rimangono soli a dominare la scena. Le mille sfaccettature del caleidoscopio New Wave, regalano al mondo della musica le atmosfere intimistiche dei Joy Division (reincarnatisi nei New Order dopo la morte a soli 23 anni di Ian Curtis), dei Bauhaus, dei Virgin Prunes; l’allegria ritmica e travolgente dei B-52’s e dei Devo; i fragorosi asincronismi dei Pere Ubu; il perfezionismo tecnico delirante dei King Crimson di Discipline e Beat. S’intenda…. solo per citarne alcuni. Nulla in questo movimento è uguale a se stesso. Nulla è banale. Nulla ripetitivo.
Fin troppo evidente la grandezza dei Cure, fin troppo scontato tessere le lodi di un signore dal nome Nick Cave. Impossibile trattare in un articolo che non ha tanta pretesa l’influenza epocale di un tal Brian Eno, Deus ex Machina di tutto ciò che ha un senso nella musica dagli anni 80 in poi. Bisognerebbe chiederlo agli U2 e ai Radiohead, bands dalla fama planetaria ma la risposta sarebbe più che scontata, ne son certo.
In Italia, la New Wave trova terreno fertile soprattutto nel popolo universitario, Bologna “La Dotta” e il suo Dams a generarne il trend ; genera eccellenti produzioni con gruppi come Diaframma o November Group, sempre e solo per citarne alcuni.
L’onda britannica e quella degli States ha peraltro un canale d’elezione attraverso una delle più belle trasmissioni di successo mai prodotte dalla Rai come Mister Fantasy. Al mio facebook-amico Carlo Massarini, va tutta la riconoscenza degli over-forty come me per lo spazio dedicato a Tuxedomoon, Talking Heads, Human League, Ultravox e tante altre perle.
Non sarò stato esaustivo, certamente. Ma tanti bei nomi dimenticati dai più, accantonati da molti, idolatrati da altri, credo meritassero per una volta una comunanza senza scale gerarchiche e classificazioni sterili. Belli per sempre e fortunatamente per pochi.

 

TALKING HEADS

Dal 18 Ottobre, è reperibile nei negozi di dischi un nuovo DVD live dei Talking Heads. Chronology, conterrà materiali video provenienti da tutta la lunga carriera della band.
Dai primi concerti al CBGB’s di New York insieme a Television, Patti Smith e Ramones, fino all’ultima esibizione nel 2002, per l’ingresso della band nella Rock and Roll Hall of Fame, il DVD raccoglierà in video tutti i passaggi fondamentali nella storia della band americana.
Oltre all’edizione normale, il DVD sarà anche stampato in una speciale versione deluxe, che includerà un libro di 48 pagine, con uno scritto del leggendario giornalista musicale Lester Bangs.

Ecco la tracklist, con l'anno di registrazione del materiale:
01. Mic Test (1976)
02. With Our Love (1975)
03. I’m Not in Love (1975)
04. Psycho Killer (1975)
05. Intros Montage (1976)
06. The Girls Want to Be with the Girls (1976)
07. Don’t Worry About the Government (1978)
08. Dressing Room Fan Footage: Found a Job (1978)
09. Thank You for Sending Me an Angel (1978)
10. Warning Sign (1978)
11. Artists Only (1979)
12. Take Me to the River (1979)
13. Crosseyed and Painless (1980)
14. Animals (1980)
15. Love ? Building on Fire (1982)
16. Cities (1982)
17. Burning Down the House (1983)
18. Life During Wartime (2002)

 

TUXEDOMOON

Più vicini all'avanguardia che al rock tradizionale, i Tuxedomoon di Steve Brown raggiungono uno dei traguardi più ambiziosi del periodo con il multiforme Half Mute (1980), che riesce a spaziare con disinvoltura dal pop alla musica da camera.
I Tuxedomoon sono un gruppo musicale sperimentale e multimediale di matrice post-punk/new wave, formato nel 1977 a San Francisco da Blaine Leslie Reininger e Steven Brown.
Il periodo americano
Fondati nel 1977 dai polistrumentisti Blaine Reininger e Steven Brown, all'epoca studenti di musica elettronica al San Francisco City College, i Tuxedomoon cominciano ad esibirsi nei locali cittadini con l'apporto iniziale dell'artista Tommy Tadlock in veste di tecnico ed inventore di suoni, e ad accompagnare con la loro musica originale gli spettacoli del gruppo teatrale Angels of Light.
Nel 1979 i Tuxedomoon firmano con la Ralph Records, l'etichetta dei Residents, che produce i loro primi due album, Half Mute nel 1980 e Desire nel 1981. Nello stesso anno, considerando la scena della new wave europea più consona alla propria arte, la band lascia gli Stati Uniti per trasferirsi prima a Rotterdam, dove pubblica l'album Joeboy in Rotterdam con la Backstreet Backlash, e poi a Bruxelles.
Il trasferimento in Europa
Qui i Tuxedomoon entrano presto in contatto con l'ambiente dell'avant-garde, e nel 1982 pubblicano la colonna sonora composta per il balletto di Maurice Béjart Divine, dedicato a Greta Garbo. L'anno seguente Reininger si defila dal gruppo per dedicarsi maggiormente alla carriera solistica, mentre entra a farne parte il trombettista Luc Van Lieshout.
Nel 1985 arriva il primo vero successo commerciale con l'album Holy Wars, distribuito in tutto il mondo sempre dalla Crammed, e dopo la cui uscita Winston Tong lascia definitivamente la band.
Nel 1986 esce l'album Ship of Fools, seguito nel 1987 da You, entrambi con la partecipazione del polistrumentista Ivan Georgiev. Segue un lungo periodo di pausa, che dura fino a quasi tutti gli anni novanta, durante il quale vengono pubblicate alcune raccolte, mentre Steven Brown e Peter Principle, come già Blaine Reininger, portano avanti diversi progetti individuali, quasi sempre nell'ambito della Crammed Discs o con l'etichetta italiana Materiali Sonori. È il caso dei due album incisi da Steven Brown con il compositore belga Benjamin Lew, e dell'album solista di Principle, tutti e tre pubblicati nella collana Made to Measure dall'etichetta italiana.
Nello stesso periodo Brown e Reininger si ritrovano per una lunga serie di concerti in giro per l'Europa, durante i quali eseguono spesso anche musiche dei Tuxedomoon, e di cui resta traccia nell'album live 1890-1990 One Hundred Years of Music, edito ancora da Materiali Sonori.
Uniche parentesi discografiche in studio come Tuxedomoon, gli album The Ghost Sonata nel 1991, colonna sonora di un'opera multimediale realizzata con Bruce Geduldig e Winston Tong nel 1982, e Joeboy in Mexico, primo tentativo di reunion del 1998.
Il ritorno stabile della band, però, avviene solo nel 2004, quando esce l'album Cabin in the Sky, al quale partecipano Steven Brown, Blaine Reininger, Peter Principle e Luc Van Lieshout. Seguono vari tour di concerti dal vivo, e nel 2006 la pubblicazione di un nuovo lavoro, Bardo Hotel Soundtrack.
Per il trentennale della loro attività alla fine del 2007 pubblicano quindi l'album Vapour Trails.

 

PERE UBU
Tra i pionieri americani della new wave vanno ricordati i Pere Ubu, band di Cleveland (Ohio) dedita a opere ostiche e fascinose, improntate a un art-rock in bilico tra Captain Beefheart e i Velvet Underground.
Il loro capolavoro "The Modern Dance" (1978) è una sorta di piece apocalittica sulla società post-industriale, che si snoda nervosamente tra ritmi isterici, rumorismo, deturpazioni armoniche e vocalizzi allucinati.
Formazione base storica
•Steven Brown: testi, voce, clarinetto, sassofono, pianoforte, tastiere;
•Blaine L. Reininger: testi, voce, chitarra elettrica, violino, tastiere;
•Peter Principle: basso elettrico, generatori di suoni;
•Luc Van Lieshout: tromba;
•Winston Tong: testi, voce;
•Bruce Geduldig: video.

Discografia
Album studio
•Half Mute, 1980
•Desire, 1981
•Joeboy in Rotterdam, 1981
•Divine, 1982
•Holy Wars, 1985
•Ship of Fools, 1986
•You, 1987
•The Ghost Sonata, 1991
•Joeboy in Mexico, 1998
•Soundtracks - Urban Leisure, 2002
•Cabin in the Sky, 2004
•Bardo Hotel Soundtrack, 2006
•Vapour Trails, 2007

Album dal vivo
•Ten Years in One Night, 1988
•Live in St. Petersburg, 2002
Raccolte
•A Thousand Lives by Picture, 1983
•Pinheads on the Move, 1987
•Solve et Coagula, 1994
•Remixes & Originals, 2000

(tratto da Wikipedia)


SIOUXSIE AND THE BANSHEES
Siouxsie and the Banshees sono stati uno dei più famosi gruppi inglese del genere variamente definito come post-punk e new wave, in Italia genericamente detto dark wave o semplicemente dark.
Guidati dall'iconica Siouxsie Sioux, i Banshees hanno mosso i primi passi dal famoso "Bromley Contingent", il gruppetto di fans che seguiva i Sex Pistols. Il gruppo nacque per riempire un posto lasciato vuoto nel primo «Festival Internazionale del Punk Rock», e tenne il suo primo concerto al «100 Club» di Malcolm McLaren, a Londra nel ‘76. La formazione originaria consisteva in Siouxsie, il bassista Steven Severin, Marco Pirroni alla chitarra e Sid Vicious alla batteria.
Nel febbraio del 1977, il gruppo, che ruotava attorno al nucleo centrale composto da Siouxsie e Severin più il chitarrista John McKay e el batterista Kenny Morris, era diventato ormai una solida realtà nel panorama punk londinese, tanto da ottenere, quasi per acclamazione popolare, un contratto discografico con la Polydor.
Nel 1978, la band pubblica il primo singolo post-punk, Hong Kong Garden (che raggiungerà la top 10 inglese, arrivando esattamente al Numero 7), a cui fa subito seguito l'album di debutto The Scream, contenente una rivisitazione piuttosto originale di un altro pezzo dei Beatles, Helter Skelter, e il singolo tedesco, dedicato a John Heartfield, Metal Postcard/Mittageisen.
Il secondo album, Join Hands, viene pubblicato nel 1979, e include la versione completa (lunga circa 20 minuti) di "The Lord's Prayer", una canzone che i Banshees avevano proposto anche nel loro primo concerto, in una versione assolutamente caotica e improvvisata, mischiando testi di canzoni famose come Twist and Shout e Knockin' on Heaven's Door. Due giorni prima del debutto del tour promozionale per l'album, due componenti (McKay e Morris), lasciano all'improvviso il gruppo, costringendo i rimanenti a reclutare in tutta fretta Robert Smith, chitarrista del gruppo di supporto The Cure, e il batterista Budgie, precedentemente nei The Slits. Budgie non lascerà mai più i Banshees, mentre Robert Smith alla fine del tour verrà sostituito da John McGeoch, precedentemente nei Magazine.
Gli anni ottanta
Dopo una ricerca lampo, Siouxsie and the Banshees ritornano con un nuovo chitarrista, il giovanissimo John McGeoch. L'album Kaleidoscope (1980) fu acclamato dalla critica e dal pubblico grazie anche ai singoli Happy House e Christine che balzarono in vetta alle classifiche. Kaleidoscope è arrivato fino al Numero 5 in Gran Bretagna.
Esattamente un anno dopo il gruppo pubblicò Juju, uno dei migliori album del gruppo , dal quale furono estratti come singoli Spellbound e Arabian Knights. Juju è arrivato fino al Numero 7 in Gran Bretagna.
L'anno successivo esce A Kiss in the Dreamhouse (1982), visto da molti come il lavoro più psichedelico e vario della band.
McGeoch si rivela, oltre che un gran chitarrista di scuola post-punk, un vero e proprio strumentista poliedrico: suona di tutto, anche dulcimer e sitar.
Per sostituirlo McGeoch, Siouxsie and the Banshees decide di richiamare Robert Smith il quale accetta la proposta. Nel 1983, il gruppo si prende una pausa.
Successivamente, la band torna a lavorare congiuntamente, producendo il live Nocturne (doppio vinile, uscito nel 1983, poi ristampato su un unico CD) e l'album Hyæna (1984), da cui vengono estratti Dazzle e Swimming Horses. Alla fine del 1984, Smith se ne andrà di nuovo, per concentrarsi definitivamente sulla sua band, The Cure, che attraversava all'epoca una fase di acuta crisi, arrivando a un passo dallo scioglimento, costringendo i Banshees a cercare un nuovo chitarrista: alla fine, Smith verrà sostituito da John Valentine Carruthers.
Nel 1986, viene pubblicato Tinderbox, il lavoro che dà a Siouxsie and the Banshees una prima vera visibilità popolare al livello nazionale anche in Italia, soprattutto grazie ai due singoli Cities in Dust e Candyman.

(tratto da Wikipedia)


DEVO
I Devo sono un gruppo musicale formatosi ad Akron (Ohio) nel 1972. Il loro stile musicale è stato classificato come punk, art rock o post-punk, ma sono per lo più ricordati come un gruppo di musica New Wave. Sono oggi considerati da molti critici un gruppo fondamentale per l'evoluzione del rock.
Autori della cosiddetta teoria della "de-evoluzione", i Devo sostenevano che i Rolling Stones avessero copiato un loro hit, Satisfaction, in quanto il mondo andava alla rovescia. Infatti, durante i loro concerti proiettavano un documentario-video clip ante litteram, dal programmatico titolo In the beginning was the end, contenente apocalittiche visioni di un futuro iper nuclearizzato, disumanizzato e grottesco.
Furono influenzati a loro volta dai Residents, gruppo che nacque orientativamente 4 anni prima di loro e che fece nel 1976 un'altra cover della stessa Satisfaction ancor più bizzarra, destrutturata e inascoltabile. Dato che praticamente nessuno ha mai visto il volto dei Residents, la stampa ha lungamente vociferato sul fatto che possa essersi verificata una collaborazione tra i Residents e alcuni membri dei Devo, specialmente dei fratelli Mothersbaugh, in particolare durante il periodo di inattività dei Devo (tra 1991 e 1996). Un esempio è il sound dei pezzi di Our finest Flowers che nelle chitarre ricorda molto i dischi dei Devo.
La versione robotica di Satisfaction decretò il loro successo, che fu sempre di critica (quasi tutti i gruppi di oggi li citano come fondamentali) ma mai di pubblico (quantomeno a livello della loro importanza). Tuttavia, i primi tre album, Q: Are We Not Men? A: We Are Devo! del 1978, prodotto da Brian Eno, Duty Now For The Future del 1979 e Freedom of Choice del 1980, fruttarono alla band una certa notorietà, che li portò a vendere un milione di copie col terzo LP che conteneva l'hit Whip It.
Nel 2003 alcuni membri dei Devo hanno registrato un album con i The Network dal titolo Money Money 2020. La band ,come nelle copertine del cd, si presenta al pubblico mascherata, anche se ormai è noto che ne fanno parte anche tutti i componenti dei Green Day, infatti si riconosce chiaramente il timbro della voce di Billie Joe. L' album è stato rilasciato dalla sua casa discografica Adeline.
I Devo nel 2010 hanno pubblicato un nuovo album in studio Something for Everybody.

(tratto da Wikipedia)


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