AAA scrivere su Sanremo 2015. Si dia il caso che tu sia un novello giornalista. Per caso ti sei imbattuto nella notizia che la tua testata ti dà la possibilità di accreditarti per la 65° edizione del Festival di Sanremo. Cosa fai, non ci provi? Sembra un’occasione imperdibile per il tuo curriculum.
Raccogli la documentazione necessaria, domandi l’accredito per la Sala Lucio Dalla (ti hanno detto che di lì passano numerosi artisti), fai gli scongiuri perché tutto vada a buon fine. Leggi gli articoli più sagaci sul Festival, non perdi una parola di ogni conferenza stampa, nei limiti della decenza cerchi di strappare alla security qualche secondo in più per fare l’ultimo scatto all’artista che ha appena parlato, vorresti rubargli cinque minuti di intervista ma temi di diventare il pungiball dei bodyguards. Parli con tutti i colleghi, ti ispiri a chi lavora in radio e sembra attrezzatissimo per strappare un’intervista in meno di tre secondi: «Un saluto per Radio bla bla Grignani!», Grignani saluta Radio bla bla. «Le danno fastidio le foto?». Grignani è accecato dai flash, ma risponde sornionamente: «Mio padre era un fotografo e mia moglie è una fotografa. Ci sono abituato». Tra te e te pensi che una domanda così la puoi fare anche tu, ci proverai col prossimo artista. Solo che in quel lasso di tempo succede l’irreparabile: un giornalista fotografo discute col il collega che sta per introdurre la conferenza stampa di Nek. Sono le 15 ed è il penultimo giorno di Festival, tutti sono stanchi. Il giornalista si è stufato di richiamare i colleghi, che avvicinandosi troppo al palco impediscono l’inizio della conferenza stampa. Il fotografo è stufo di essere richiamato mentre svolge il proprio lavoro. Inizia la polemica, anche i restanti giornalisti si schierano: chi rivendica il diritto di poter lavorare in pace («non siamo già sottopagati?»), chi pur essendo un giornalista si rifiuta di trasformarsi in uno squalo.
![Chi è il vincitore di Sanremo 2015? Sanremo Sanremo 2015](http://m2.paperblog.com/i/271/2715686/chi-e-il-vincitore-di-sanremo-2015-sanremo-L-wiOwCx.jpeg)
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Volano parolone: «dignità umana», «sacralità del lavoro», «si scusi», «no, non mi scuso» tra gli sbuffi di coloro che temono di non vedere più comparire Nek. Ma Nek arriva più bello che mai, con i suoi penetranti occhi azzurri. Non si è ancora accorto di nulla. Sperimenta i suoi fan (tra i giornalisti ve ne sono molti). Mezz’ora dopo, stordito dai flash e provato da qualche stretta di mano di troppo, viene scortato via dalla security. Ma forse non tutto è perduto perché un’altra giornalista rivela che Anna Tatangelo dopo la conferenza stampa dedicherà dieci minuti alle interviste. Fai un breve conto: dieci minuti totali, se ti avvicini prontamente un minuto sarà tutto per te. E invece di nuovo il patatrac e la generosa trovata di Anna si tramuta in una sua celere fuga. Rinunci all’intervista, ascolti i giovani seduti accanto a te mentre vanno in onda sulla radio della loro università (sono preparatissimi e sanno tutto di musica, vederli all’opera è un vero piacere!), guardi dallo schermo la conferenza che si svolge nella sala Ruf (ma non si parla altro che di audience?) e segui ogni parola di Carlo Conti.
Avrai ben abbastanza materiale per scrivere un articolo su Sanremo 2015? Il materiale non manca, anche perché hai collezionato tutti gli articoli dell’ufficio stampa della Rai (due risme di carta stampata che dovrai riportarti a casa mentre cerchi di non perdere il treno). È l’originalità che è messa duramente alla prova: come puoi pensare di competere con la miriade di articoli su San Remo? Non c’è storia. E allora decidi di incominciare proprio da qui: AAA scrivere su Sanremo 2015. Riflessioni di un novello giornalista.
Almeno in sala stampa i fiori che una volta invadevano il palco ci sono. Attorno al palco no: è un tocco di modernità? Sì, se ascolti i commenti su Sanremo 2015, la preoccupazione maggiore viene sventata affrettandosi a dire che c’erano anche i giovani, che lo share è aumentato, che ha raggiunto i dieci milioni e rotti di spettatori, mai così tanti da dieci anni a questa parte. Per le canzoni? O per i fiori che non ci sono? Certamente non per le risse tra i reporter e i giornalisti, perché quelle ci sono sempre state. Sarà per il vestito giallo di Chiara o per quello a pizzi di Emma? O per l’assenza di reggiseno di Arisa? Certo che no, visto che la vera protagonista di Sanremo è la musica. Allora ringraziamo l’orchestra o citiamo Britti che si riconferma un bravissimo musicista, Grignani che torna in pista come intellettuale rock (mah!), Nek e il suo inedito “Fatti avanti amore” (rimango un po’ perplessa sul contenuto della canzone e a quanto pare non sono la sola), il successo de Il Volo e l’aspirazione del gruppo a far conoscere il pop lirico anche in Italia. E poi ancora e ancora.
![Chi è il vincitore di Sanremo 2015? Sanremo Sanremo 2015](http://m2.paperblog.com/i/271/2715686/chi-e-il-vincitore-di-sanremo-2015-sanremo-L-YQkLsT.jpeg)
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Ma lo share non credo sia aumentato per Britti o per Nek, né per Arisa o per Emma, quanto piuttosto perché a San Remo viene fatto uno sforzo titanico per sentire ancora quel profumo, non di fiori ed erbe aromatiche, bensì quel profumo di antico che si poteva sentire quando negli anni ‘60 e ‘70 ti compravi un’automobile Lancia nuova e capivi che la guerra era lontana decenni, anche se anni ne erano passati pochi dal ‘45 e dall’anno dello spartiacque che è il 1950, quando è nato il Festival. Sanremo, più di ogni altra manifestazione, blocca le lancette dell’orologio sul boom economico per il semplice fatto di averlo anticipato: perché «Sanremo è Sanremo». Pensa un po’ se il Festival di Sanremo dall’anno prossimo lo facessero a Rapallo, anzi no, a Modena. Sarebbe ancora peggio che se il Festival di Puccini invece che a Torre del Lago Puccini lo facessero a Lerici. La musica veicola i simboli, ma soprattutto veicola la nostalgia, in un periodo in cui non nasce nulla che potrà essere celebrato allo stesso modo tra cinquanta o sessant’anni. In compenso musica bella e nuova se ne produce eccome, ma l’appannaggio è di ben altri sistemi di promozione, dalla televisione a internet. Qui c’è un posto ed è questo che non si vuole dissacrare: un piccolo mondo antico a cui radio e televisioni devono fare la corte. Ma la corte è nei riguardi di una vecchia signora che a volte non si ricorda di essere solo quello, per cui i fiori sotto il palco, come sul cappellino, si dimentica di metterseli, è questo un po’ le fa perdere di fascino.