Lo scandalo Affittopoli ha scosso la scena politica romana. Sulla graticola sono finite le giunte Veltroni e Rutelli, ree di aver svenduto appartamenti di lusso a politici e sindacalisti. La destra ha cavalcato l’onda: Alemanno ha istituito una commissione per fare chiarezza, la Polverini ha dichiarato furiosa:
L’era dei privilegi è giunta al capolinea.
Allora, se ne dovrebbe andare lei per prima.
Emiliano Fittipaldi de L’Espresso ha raccolto una serie di prove che dimostrano che tra i Casta men che dispongono di case degli Enti a prezzo di saldo c’è anche la sua famiglia.
Il marito Massimo Cavicchioli, ex sindacalista delle Cgil ed esperto informatico, risiede infatti in un appartamento di 100 metri quadri in via Bramante, nella zona di San Saba, a Roma, a poche centinaia di metri dalla residenza del Governatrice del Lazio.
La palazzina è di proprietà dell’Ater, l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale che dovrebbe concedere affitti a chi non ha abbastanza possibilità economiche per potersi permettere i canoni a prezzi di mercato.
Gli altri condomini pagano una pigione di 130 euro al mese. La zona è prestigiosa, a due passi dall’Aventino, e una casa può arrivare a costare anche 10 mila euro al metro quadro. La famiglia della Polverini ci abita da oltre 15 anni. Immagino che chi riceva uno stipendio dalla Stato di circa 10 mila euro al mese non abbia i requisiti per entrare nelle liste dell’Ater.
Sul campanello ci sono tre nomi: Berardi, Cavicchioli e Polverini. Omonimi? Sulla buca delle lettere sono specificate le iniziali: Cavicchioli M. e Polverini R. Pierina Berardi era la madre di Cavicchioli, deceduta anni fa.
Secondo l’anagrafe, per quindici anni la Governatrice ha vissuto a San Saba: dal giugno 1989 al 2004. Sicuramente la Polverini, un passato da sindacalista nell’UGL, non ha sempre ricevuto uno stipendio così ricco come ora, ma con 3.500 euro al mese di sicuro non ci si può definire indigenti. Nel 2008, prima di essere eletta, la sua dichiarazione dei redditi toccava quota 140 mila euro. La soglia di reddito del nucleo famigliare per rientrare nei parametri Ater è 38 mila euro lordi l’anno.
I soldi, quindi, certamente non mancavano alla Polverini, come testimonia una lunga sequela di compravendite nel settore immobiliare, dove, a quanto pare, è una vera artista nel cogliere gli affari.
Nel marzo 2001, Renata acquista un pied-à-terre, tre vani e un box, a Torgiano, in provincia di Perugia, città della madre. Sempre nello stesso mese, compra una casa, cinque stanze più bagni e cucina, nel quartiere Montevedere, vicino a Villa Doria Pamphilj. Un anno dopo la casa passa in mano alla madre.
Il 28 marzo 2002 inizia un vero affare. La Polverini si aggiudica un grande appartamento, sette stanze e box, sempre a Roma in zona Torrino. È un ex immobile Inpdap e il prezzo è di lusso: 148 mila euro. Cinque anni dopo lo rivende a un collega dell’UGL a 234 mila euro generando una golosa plusvalenza.
Nel dicembre 2002, la Governatrice sborsa allo Ior, la Banca Vaticana, 272 mila euro, prezzo ridicolo, per una lussuosa casa con nove vani, due box e tre balconi sull’Aventino. La collezione si conclude il 20 settembre del 2004 con l’acquisto di un altro appartamento simile al precedente dalla Marina Investimenti per 666 mila euro e finalmente può cambiare residenza e lasciare l’abitazione dell’Ater. Si muove di poco, perché la nuova dimora dista appena 850 metri. Il marito, invece, rimane lì.
Non bastassero questi elementi, ci ha pensato la stessa Polverini a tirarsi la zappa sui piedi: nessun favoreggiamento, la casa è della famiglia del marito dai primi del ‘900 (ma ora è del Cavicchioli che non è povero) e quindi lei non c’entra (ma c’entra nel reddito del nucleo familiare, eccome se c’entra) e la pigione non è di 130 euro, ma del triplo. Ah sì, cambia tutto allora.