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Trama: Bob lavora come barista nel locale del cugino Marv, paravento per le attività illegali della mafia cecena. Un giorno il bar viene rapinato e il crimine scatena una serie di altri eventi strettamente legati a una tragedia avvenuta dieci anni prima...
Direi di cominciare a parlare di Chi è senza colpa partendo dall'incredibile gioco dei titoli a cui è andata incontro la pellicola. Il film è tratto dal racconto Animal Rescue di Dennis Lehane, il cui titolo fa riferimento ad un evento che, in apparenza, non avrebbe nulla a che vedere con il filo principale della trama: il protagonista, Bob, trova in un bidone della spazzatura un cucciolo di pitbull e, dopo l'iniziale titubanza, decide di tenerlo con sé e allevarlo. Questo "salvataggio" (Animal Rescue) gli consente di conoscere Nadia e di avere a che fare con il violento padrone del cucciolo, un criminale da quattro soldi che, anni prima, aveva ucciso un buon amico di Bob. Cosa c'entra tutto questo con il titolo originale del film, The Drop? Beh, c'entra nella misura in cui la storia parallela di questo sfortunato cagnolino che è stato lasciato "cadere" nel cestino si intreccia con i soldi sporchi che vengono "consegnati" (sempre to drop) di nascosto all'interno del bar un tempo di proprietà di cugino Marv, creando un tourbillon di situazioni che riveleranno il marcio nascosto nell'animo di tutti i coinvolti, anche quelli in apparenza più irreprensibili. Chi è senza colpa è, come al solito, un titolo italiano imbecille oltre ogni dire perché, al massimo, avrebbe potuto assecondare sia l'ambiguità della trama sia l'aria vagamente bigotta che si respira all'interno di alcune sequenze con un "Chi è senza peccato", richiamando alla mente dello spettatore la famosa citazione evangelica, invece così abbiamo l'ennesimo titolo loffio che poco invoglia ad andare in sala a guardare il film di Roskam. Ed è un peccato perché The Drop è un cupo dramma di stampo classico, popolato da personaggi incapaci di venire a patti con il loro passato, i loro fallimenti e i loro rimpianti, che brancolano goffamente nel tentativo di dare un senso alla propria vita e andare oltre la solitudine e le etichette che si sono affibbiati da soli.
La regia di Michaël R. Roskam, al suo primo film anglofono, non è particolarmente esaltante e rischia di appiattire un po' l'opera in generale ma The Drop è comunque meritevole di una visione sia per la trama interessante che per gli attori coinvolti, che donano spessore a personaggi già comunque ben caratterizzati. Ammetto che, guardando il film, mi è salito un magone gigantesco a vedere Gandolfini recitare con la consueta ed umile professionalità in un ruolo sicuramente non fondamentale per la sua carriera ma riuscendo comunque a dare vita ad un personaggio più complesso di quello che appare; il grande James era una garanzia e l'idea che non potrà più partecipare a nessun altro film è fonte di immensa tristezza. Molto ma molto bravo anche Tom Hardy, attore con cui solitamente non ho un gran feeling, impegnato in un'interpretazione misurata e calibrata al millimetro, alle prese con un protagonista che all'inizio non colpisce e fatica a conquistarsi la totale attenzione dello spettatore ma che, andando avanti, diventa sempre più convincente ed interessante. Stranamente, l'unica a non avermi convinta appieno è Noomi Rapace, non tanto per la sua performance quanto per la fondamentale irrazionalità della sua Nadia; ovviamente non posso fare spoiler ma diciamo che la sceneggiatura qui perde qualche colpo, presentandoci prima una ragazza giustamente insicura e diffidente, poi una pazza che addirittura chiede lavoro ad un tizio che conosce da due giorni, infine una sconvolta che accetta di sorvolare sull'evento più brutale a cui abbia mai testimoniato. Il tutto nel giro di un paio di mesi a giudicare da come cresce il cagnolino. Detto questo, The Drop è comunque un bel film che consiglio in particolare a chi ama un tipo di cinema "attoriale" e ha nostalgia dei bei tempi in cui De Niro regalava allo spettatore dei personaggi duri e pericolosi ma anche incredibilmente fragili. E, ovviamente, a tutti quelli che, come me, già sentono la mancanza di James Gandolfini.
Di Tom Hardy (Bob), Noomi Rapace (Nadia) e James Gandolfini (cugino Marv) ho già parlato ai rispettivi link.
Michaël R. Roskam è il regista della pellicola. Belga, è al suo secondo lungometraggio. Anche sceneggiatore e attore, ha 43 anni.
Se Chi è senza colpa vi fosse piaciuto recuperate il meraviglioso Mystic River, sempre sceneggiato da Dennis Lehane. ENJOY!
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