Di Giuseppe Timpone il 18 ottobre | ore 13 : 22 PM
Mancano meno di due settimane alle dimissioni che Mario Draghi dovrà rassegnare da governatore della Banca d’Italia. L’1 novembre, infatti, si insedierà a Francoforte, dove presiederà la Banca Centrale Europea. Da mesi, ormai, è aperta la corsa per la successione, che nelle ultimissime settimane si è fatta accesissima. A nominare il prossimo governatore dovrà essere il premier, che deve vedersela con le resistenze interne al governo, da parte del ministro dell’economia Giulio Tremonti, il quale vorrebbe a Palazzo Koch un “suo” uomo.
La lotta è tra una soluzione interna alla stessa Bankitalia, caldeggiata dal governatore uscente e che viene sostenuta dal premier Berlusconi, e un nome esterno, voluto da Tremonti. I primi vorrebbero Fabrizio Saccomanni, attuale direttore generale di Via Nazionale, mentre il ministro scalpita per Vittorio Grilli, direttore generale al Tesoro e suo fedelissimo.
Poichè la questione è tutta relativa ai rapporti di forza e agli equilibri di governo, negli ultimissimi giorni si sta affacciando l’ipotesi di un candidato terzo, come Ignazio Visco, vice-presidente di Draghi. Molto meno quotata sarebbe, invece, l’ipotesi di Lorenzo Bini Smaghi, attuale componente del board della BCE, ma che dovrà lasciare, appena Draghi sarà presidente ufficialmente. A meno da non volere creare dissidi con i francesi, che restero privi di un loro uomo.
Dunque, i pronostici della vigilia dicono Saccomanni. Con la sua nomina, il premier avrebbe raggiunto un duplice obiettivo: sconfiggere il poco gradito ministro Tremonti e le resistenze della stessa Lega Nord e tenersi dalla sua parte Draghi, che da governatore della BCE potrà essere di aiuto all’Italia, in una fase così turbolenta come questa sui mercati.
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