Chiamata alle urne – Traddi Man_Italia – Vote Art
Millantatori, imbonitori, truffatori e menzogneri
Il millantato credito di Oscar Giannino si è consumato tutto in casa sua, meglio, in sé stesso. La menzogna ha avuto vita breve, il tempo di una campagna elettorale. La più breve, rapida e demagogica campagna elettorale della storia repubblicana.
Il danno, Giannino, lo ha fatto a sé stesso. Una volta smascherato si è dimesso. Ha lasciato la guida del movimento da lui fondato in compagnia di Zingales, Boldrin, De Nicola e altri autorevoli promotori. Del resto non poteva far diversamente, salvo lasciar implodere in poche ore un movimento messo su in pochi mesi e che ha raccolto quasi 100.000 sostenitori. Ma Giannino, da buon dandi che ama innanzitutto far parlare di sé, non ha perso occasione per rincarare la dose. Oltre ai tre titoli attribuitosi senza averli mai conseguiti, ha millantato la partecipazione allo Zecchino d’Oro. Smentito ancora una volta, dal mago Zurlì in persona. La stampa non ha perso tempo per ricamarci su, tanto per restare a tema. Si è detto che se sue dimissioni sono fuffa, visto che, nonostante la figuraccia, Giannino resta candidato premier del movimento FARE. Peccato che Costituzione e legge elettorale non prevedono alcuna candidatura a premier. Nomina che resta nel potere del Capo dello Stato.
Giannino non è solo. A fargli buona compagnia c’è innanzitutto il cavaliere, che dall’essere cavaliere, cortese e galantuomo, soprattutto con le donne, se ne guarda bene. L’ultima ma non ultima delle sue sortite l’ha fatta con l’imprenditrice del nord est. Quante volte viene? Per non parlare di quello che, questa mattina, ha fatto al seggio elettorale ammonendo una giovane scrutatrice per la mancanza di sorriso. Che cavaliere eh!? E mentre dal ’94 ad oggi si attende ancora il “miracolo italiano” e il “milione di posti di lavoro”, il cavaliere dopo vent’anni rincara la dose. Quattro milioni di posti di lavoro e la restituzione dell’Imu sulla prima casa, per la quale si è detto anche pronto a rimborsarla di tasca sua. E c’è pure chi ci crede!
Non perde tempo nemmeno Grillo che, in chiusura della campagna elettorale, chiosa con l’ennesima bufala e attribuisce il programma economico del M5S alla consulenza dell’economista premio Nobel Josef Stiglitz, docente alla Columbia University. La smentita non si è fatta attendere. AnyaSchiffrin, moglie e collega di Stilitz alla Columbia rassicura che non vi è nessun collegamento con il M5S. Grillo se l’è inventata.
Di esempi del genere se ne potrebbero fare tanti, troppi. Molta di questa gente occuperà, per il prossimi 5 anni, il nostro parlamento. Ahi noi! Il millantato credito, la menzogna, l’inganno, la truffa, l’adulterazione della realtà, in Italia, non sono una novità. In politica soprattutto, negli ultimi vent’anni, sono la regola e la tentazione a cui pochi hanno saputo e voluto rinunciare, senza grandi distinzioni di parte e con tanto di codazzo popolare al seguito.
Da questa campagna elettorale, rapida, violenta, confusa, urlata, priva di contenuti reali, intrisa di vuota retorica e slogan, ne esce una fondamentale e magra considerazione. I capipopolo, demagoghi della prima e ultima, ora sono ancora una triste realtà, da destra a manca. La misura sono gli applausi e il tifo da stadio. La piazza, dunque è ovunque, innanzitutto nell’intimo di ognuno: laddove non c’è alcuna democrazia e partecipazione, laddove la polis è lungi dall’essere bene comune, laddove si agitano le più infime emozioni, laddove né ragione, né ragionevolezza trovano albergo, laddove scienza e conoscenza cedono il passo a ignoranza, fanatismo e ambizione. E certo non si può affatto dire vinca il migliore.
Platone e la polis interiore
Verso la fine del ix libro della Repubblica, Socrate parlando della condotta del saggio, dice che questi sarà temperante e spenderà denaro in proporzione alle sue possibilità e assumerà solo le cariche onorifiche che giudicherà capaci di renderlo migliore, mentre eviterà quelle che possono compromettere l’equilibrio che si è instaurato in lui. A questo punto Glaucone osserva che se le cose stanno così, allora il saggio, non vorrà mai occuparsi di politica. Rispondendo Socrate esclama: per il cane! Si butterà, eccome, nella vita politica, ma nella sua polis ‘interiore’.
Questa espressione di Socrate, attesta la stretta connessione in Platone tra politica e discorso sull’anima, non solo nel senso che la politica affonda le sue radici nell’anima, ma anche nel senso che l’anima stessa ha, per così dire, un carattere politico. Infatti l’anima è costituita da parti che – come le parti di una polis – sono in conflitto e perciò necessita di un sapiente governo.
L’individuo che non si cura del governo della propria anima è infelice, poiché assecondando ora l’una ora l’altra parte di sé, è in conflitto con se stesso. Su questa strada, per quanto può trovare un momentaneo appagamento, sarà sempre irrequieto e non in pace con se stesso perché non realizza la sua autentica natura, il suo vero Sè.
La conoscenza del Sé, dunque secondo la metafora platonica della polis interiore, non riguarda un sapere eruditivo ma una conoscenza operativa, volta a realizzare l’unità coscienziale e lo svelamento della propria natura profonda. In questo senso essa implica un arduo tirocinio con se stessi, una sadhana come direbbero gli indù. Con le parole di Raphael (commento alla Bhagavadgita), “sotto certi aspetti siamo tutti ksatriya [guerrieri], perché tutti siamo impegnati in una lotta, a volte impari, per la vita o per la morte (vidya-avidya)”.