Autore: Elena Spadiliero
Si è parlato di “chirurgia plastica etnica”, un fenomeno in costante – e preoccupante – aumento. Ma come sottolinea l'antropologa Geneviève Makaping, un conto è aumentare di una taglia il seno, un conto è stravolgere completamente i propri tratti somatici. Questo perché, al di là di tutti gli interventi chirurgici a cui un paziente africano o asiatico può sottoporsi, sarà difficile che egli sia completamente uguale al prototipo europeo. Questo genera un fenomeno di non-appartenenza sia alla propria etnia d'origine, da cui si è cercato un distacco tramite la chirurgia, sia al mondo dei bianchi.
Nel documentario, c'è chi sostiene che una pelle più bianca sarebbe di aiuto per trovare più facilmente lavoro, mentre una modella, dalla tipica bellezza caraibica, afferma che il suo naso è fuori luogo nell'ambiente che frequenta. Sono tutti dati che fanno riflettere, perché se è vero che la “chirurgia plastica etnica” è l'altra faccia della globalizzazione, è certo che la società dovrebbe, al contrario, promuovere la valorizzazione del singolo, presentando la diversità come mezzo per un arricchimento reciproco, piuttosto che come svantaggio.