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Chirurgia plastica etnica: un'altra faccia della globalizzazione?

Creato il 02 giugno 2013 da Sulromanzo

Autore: Elena Spadiliero

chirurgia plastica etnica
Qualche anno fa, l'emittente britannica Channel 4 mandò in onda il documentario Bleach, Nip and Tuck: The White Beauty Mith, in cui furono raccolte le testimonianze di persone appartenenti a diverse etnie che, per disparati motivi, avevano deciso di sottoporsi a varie operazioni di chirurgia, per assumere connotati “più europei”. Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti, i latino-americani si piazzano al primo posto come numero di interventi, con circa un milione e mezzo di ritocchi ogni anno, seguiti dagli afro-americani (per i quali è stato, addirittura, coniato un intervento ad hoc, lo “slumpimplant”, per la riduzione del setto nasale e delle narici) e, infine, dagli asiatici, il cui obiettivo è quello di ottenere degli occhi più ovali, al posto dei naturali occhi a mandorla.

Si è parlato di “chirurgia plastica etnica”, un fenomeno in costante – e preoccupante –  aumento. Ma come sottolinea l'antropologa Geneviève Makaping, un conto è aumentare di una taglia il seno, un conto è stravolgere completamente i propri tratti somatici. Questo perché, al di là di tutti gli interventi chirurgici a cui un paziente africano o asiatico può sottoporsi, sarà difficile che egli sia completamente uguale al prototipo europeo. Questo genera un fenomeno di non-appartenenza sia alla propria etnia d'origine, da cui si è cercato un distacco tramite la chirurgia, sia al mondo dei bianchi.

Nel documentario, c'è chi sostiene che una pelle più bianca sarebbe di aiuto per trovare più facilmente lavoro, mentre una modella, dalla tipica bellezza caraibica, afferma che il suo naso è fuori luogo nell'ambiente che frequenta. Sono tutti dati che fanno riflettere, perché se è vero che la “chirurgia plastica etnica” è l'altra faccia della globalizzazione, è certo che la società dovrebbe, al contrario, promuovere la valorizzazione del singolo, presentando la diversità come mezzo per un arricchimento reciproco, piuttosto che come svantaggio.

 


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