Uscirà l’11 aprile in 250 sale, distribuita da Moviemax, la nuova commedia italiana a firma di Andrea Zaccariello, Ci vediamo domani, che vede sullo schermo uno straordinario ed inedito Enrico Brignano alle prese con le insicurezze del presente, le difficoltà della crisi economica e dei rapporti familiari, per scoprire alla fine la gioia di vivere anche senza un soldo in tasca, grazie a dei “giovani ottantenni” che vivono in un paesino della Puglia e che non hanno la minima intenzione di morire. A completare il cast, il grande Burt Young e nel ruolo dell’ex moglie del protagonista, una sempre convincente Francesca Inaudi.
Zaccariello, Ci vediamo domani è una commedia coraggiosa. Con questa alternanza tra comico e malinconico voglia esprimere il desiderio di ritornare un po’ alle atmosfere della commedia all’italiana. Come ha lavorato, soprattutto con Brignano, per dare equilibrio a questi continui cambi di tonalità?
Andrea Zaccariello: Il film alterna momenti divertenti, con tante battute, e altri momenti di commozione. Con Enrico abbiamo cercato di lavorare pensando che si trattasse di vita vera, appoggiandoci alla realtà, che spesso fa ridere ma spesso fa commuovere. Lui è un comico straordinario, ma credo che questo film gli abbia offerto l’occasione di dimostrare che è un attore vero, un signor attore, interpretando un personaggio non semplice e diverso dal solito.
Enrico, cosa ti ha spinto ad accettare un ruolo di questo tipo?
Enrico Brignano: Innanzitutto non era un film che prevedeva una cordata di comici e questo mi allettava molto, era un film che sulla carta poteva piacermi. In più leggendo la sceneggiatura, mi sono reso conto che sarebbe stato un lavoro molto impegnativo anche a livello attoriale, non solo perché il protagonista sta in scena per il 98% della durata, ma anche e soprattutto perché nel racconto vengono toccate corde molto delicate. Il mio personaggio ha un’agenzia di pompe funebri, sullo schermo ci sono spesso delle bare, si parla di morte – che è un tabù per il nostro cinema – e quindi avremmo dovuto costruire un umorismo particolare e complicato. Quando ho parlato con Andrea Zaccariello, che già conoscevo perché avevamo girato una pubblicità insieme anni fa, ho visto grande entusiasmo nei suoi occhi e allora ho deciso di lanciarmi in questo progetto. A prescindere dal destino che avrà questo film, credo che sia già una soddisfazione averlo portato a termine e vederlo uscire nelle sale.
Enrico, quant’è stato difficile calarsi in questo ruolo e com’è stato lavorare con questi bravissimi anziani?
E.B.: Il mio personaggio, Marcello Santilli, campione nazionale di gratta e vinci, perde il ristorante, perde la famiglia, l’affetto della figlia, e decide di ricominciare la propria partita con la vita aprendo un’agenzia di pompe funebri. Io mi dovevo calare dentro al ruolo e recitare tra le bare. Non è stato facile, anche perché l’ultima bara che avevo visto prima di girare il film era quella di mio padre. Credo sia molto difficile per un comico far ridere con certi argomenti, ma confidavo nella forza di questi vecchietti straordinari, ragazzi di ottant’anni che venivano sul set con la voglia di essere importanti. La cosa bella erano i loro capelli grigi, i loro visi scavati dal tempo, la loro naturalezza.
Secondo te qual è la qualità maggiore del film?
E.B.: Credo sia la volontà di riportare tutto al racconto. In Ci vediamo domani non c’è il tentativo di sceneggiare un contratto, ma c’è una storia. E poi penso che la forza del film risieda anche nella sua capacità di inserire le risate migliori nelle sfumature, nei cambi di tono. Non era facile dare il giusto equilibrio a ogni scena, infatti quando eravamo nel dubbio ne facevamo una in un modo e una in un altro. Alla fine al montaggio Andrea ha sicuramente incontrato delle difficoltà, ma da quello che ho visto ha azzeccato tutte le scelte.
Francesca, i tuoi duetti con Enrico Brignano nel film sono divertenti ma anche drammatici in alcuni momenti drammatici. Come hai affrontato questo ruolo di donna alle prese con un eterno bambinone?
Francesca Inaudi: Il mio personaggio crede che la solidità economica sia in grado di restituirci quello che stiamo cercando. In realtà le cose che ci vengono sottratte oggi dalla realtà sono i sogni, in nome dei quali si va avanti anche senza una lira. E il personaggio di Enrico con tutti i suoi difetti rappresenta una di quelle persone che riescono a tenere vivo quest’aspetto fondamentale dell’esistenza.
Enrico, com’è stato trovarsi di fronte un attore come Burt Young?
E.B.: Quando ci siamo incontrati in hotel, lui mi ha detto che avrebbe preferito recitare in inglese. E io non ho fatto problemi, anche perché avremmo dovuto semplicemente trovare poi una voce italiana che avrebbe dato comprensibilità a un viso e un attore che già è molto espressivo di suo. Il suo metodo di recitare è quello dell’introspezione, e lui prima di girare, ogni volta, a suo modo cercava di farci capire che aveva bisogno di un secondo per entrare nel personaggio e poi ostentava lezioni straordinarie di recitazione. E’ stato emozionante lavorare con lui.
Cosa pensi del cinema italiano di oggi e che film ti piacciono?
E.B.: Pochi film mi piacciono, ma li vado a vedere tutti. Vedo il cinema italiano in modo faticoso. Credo che possiamo produrre molto meglio di quello che produciamo mediamente, e non capisco perché i francesi riescono ad essere più bravi di noi a tirare fuori storie che noi già conosciamo. Pensiamo a Benvenuti al sud: è un successo italiano che nasce da un’idea francese e mi sembra assurdo, perché il problema Nord-Sud ce lo portiamo avanti da secoli qui in Italia. Credo che i film, il teatro, lo spettacolo, l’arte siano gli unici motivi per vivere la vita. Che senso ha la vita senza tutto questo? Nel nostro paese dovremmo farci questa domanda più spesso.
Zaccariello, come pensa che verrà accolto il suo film in sala?
A.Z.: Inutile negarlo, la mia carriera futura dipende da come andrà questo film al botteghino. In ogni caso però sono contento perché abbiamo avuto il coraggio di fare una commedia diversa, cercando un equilibrio che superasse la farsa. Spesso il cinema italiano si perde nella produzione di film che facciano contenti tutti, ma facendo così impediamo a noi stessi di credere in qualcosa di coraggioso e nuovo.
di Antonio Valerio Spera