8 APRILE – Il Cagliari ha salutato definitivamente lo stadio quartese, dopo una storia di appena un anno tra qualche alto e troppi bassi. Non è servita a niente la grande adunanza di sabato scorso, con i tifosi che all’ennesima chiusura dei cancelli si sono ritrovati fuori dalla Nord per sostenere la squadra, per sostenere la città e per sostenere il calcio. Tante canzoni, tanti slogan, tanti sfottò ma il desiderio di rivedere i cancelli aperti per tutti era molto più forte di qualsiasi coro. Certo, ai rossoblù tutto questo è servito parecchio perché, nonostante il silenzio tombale, i punti casalinghi non sono mai mancati ma dalla società ci si aspettava una risposta diversa. Martedì pomeriggio invece è arrivata al Comune di Quartu la lettera in cui il Cagliari ha comunicato di aver disdetto la concessione triennale per l’uso dello stadio.
Parlare di “fulmine a ciel sereno” è sicuramente sbagliato: da tempo ormai, soprattutto dopo l’onta della vicenda giudiziaria, i rapporti fra dirigenza comunale e società non erano idilliaci ma i più ottimisti speravano in una risoluzione dignitosa per tutti. Negli ultimissimi giorni addirittura sembrava esserci uno spiraglio, data la possibilità per il Cagliari di presentare al Comune un nuovo progetto in modo da dare perlomeno ai 4999 abbonati la possibilità di godersi finalmente allo stadio l’ultima tranche del campionato. Invece no, i nodi da sciogliere erano troppi – specie quelli legati ai presunti abusi edilizi registrati dalla Polizia Municipale – nessun progetto è stato presentato e la società ha preferito così salutare educatamente per emigrare altrove. Sì, ma dove? Seppur breve, l’ipotesi di un trasferimento al “Manlio Scopigno” di Rieti è sembrata ai supporter, oltreché la più comoda per quanto riguarda le distanze, quasi di buon auspicio ma la Lega non ha approvato: i lavori di adeguamento sono troppi e i tempi molto stretti, visto che la prossima partita in casa è il 14 aprile contro l’Inter. Ecco dunque che ha preso piede l’idea di un ritorno a Trieste, la città che ha iniziato ad accoglierci esattamente un anno fa e proprio in occasione della partita contro i nerazzurri. Ma anche per il “Nereo Rocco” i problemi non sono certamente da ridere, come ha sottolineato l’assessore allo Sport Bruno D’Agostino: sono necessari immediatamente lavori di adeguamento dello stadio friulano, come la rizollatura del campo (abbandonato a se stesso dopo la retrocessione della Triestina in Eccellenza), la messa a punto delle telecamere di videosorveglianza e dei varchi elettronici, con le spese a carico del Cagliari Calcio.
Tutto quindi rimane in dubbio, benché il direttore generale rossoblù Francesco Marroccu e la Lega di Serie A confermino la decisione. Dubbi ancora più oscuri per la prossima stagione, con voci pazzesche che corrono da una parte all’altra riguardanti l’idea di un impianto da costruire addirittura a Terralba (Oristano). Ovviamente una distanza simile toglierebbe qualsiasi significato alla voce “partite in casa”.
Una cosa però è certa: la squadra di calcio più importante della Sardegna non metterà più piede a “Is Arenas”, uno stadio, voluto da tanti ma accettato da pochi, il cui nome è stato uno scioglilingua per tanti cronisti della Penisola,, con una storia stroncata dalla negligenza di tanti e con un destino avvolto ancora nel mistero. Nella migliore delle ipotesi riprenderà la sua vita di sempre, di “stadietto”di provincia, adatto ad ospitare le compagini minori e le giovani promesse del calcio, ancora anonime e accompagnate magari da qualche nostalgico che ricorderà dagli spalti che in quel campo ha corso anche Mario Balotelli.
Gianmarco Cossu