"I ciechi civili italiani, ipovedenti compresi, stanno chiusi in casa" è una mia frase per la quale sono stata duramente criticata, giudicata e quasi aggredita, perché qualcuno dice che è una mia errata e del tutto personale opinione. La mia frase non è di certo rivolta a tutti i disabili visivi presenti in Italia. Se alcuni tra i disabili visivi riescono ad essere autonomi nel traffico o sui mezzi pubblici di una città (comprese città e percorsi sconosciuti, non vale il solito percorso effettuato tutti i giorni per anni), o nel semplice uscire di casa senza alcun accompagnatore ma (raramente) con un cane guida, o col solo bastone bianco, questo purtroppo rappresenta l'eccezione nella norma, che vede invece numerosi disabili visivi costretti ad un accompagnatore umano se vogliono uscire di casa per qualsiasi motivo.Questo succede in Italia, dove un accompagno umano costa, dove averlo disponibile tramite istituzioni o associazioni è diventato impossibile, dove una persona su mille capisce che davanti a sé ha chi non vede (ciechi) o non vede quasi niente (ipovedenti), dove nessuno sa che con un cane guida non si gioca e che entra ovunque (senza museruola e gratis) per legge (vedi qui).
Potrei andare oltre e dire molto altro rispetto all'ignoranza, intesa come assenza di informazioni, in cui versa il mondo che esiste fuori dalle rassicuranti mura domestiche, in cui noi disabili visivi giriamo senza bastone, senza cane, senza accompagno umano, in poche parole siamo autonomi di ..deambulare autonomamente, privi di protesi, ad esempio quella di metallo bianco con pallina in vetroceramica o plastica hi-tech finale che è il nostro "terzo occhio" (bastone), o di protesi canina mascherata da pelosa crocerossina (cane guida), oppure di protesi life (braccio umano di accompagnatore): IN CASA NOI DISABILI VISIVI SIAMO LIBERI E AUTONOMI, MA FUORI?
Le persone disabili visive in Italia sono private della vita reale, quella che dovrei poter scegliere in completa autonomia, sempre e senza poterla vivere solo in occasione di rare possibilità in cui si offre accessibilità e autonomia, vedi iniziative (sottolineo rare) dedicate ai disabili visivi o disponibilità economiche tali da potersi permettere taxi, autista o accompagnatore.
Non esiste ancora in Italia un centro urbano a misura di tutti, persone disabili comprese, tantomeno esistono persone informate ed educate a comportarsi con le persone disabili, ne consegue che le barriere mentali sono ancora tante e molto solide e che i disabili visivi, nella maggioranza dei casi, stanno chiusi in casa, nel senso anche che difficilmente escono da soli: questa è la "normalità" italiana, ripeto quindi, non si può fare delle poche eccezioni la regola.
Le mie vere opinioni personali, sulle quali potrei consentire critiche, sono invece rivolte alle associazioni che poco collaborano tra loro, nel caso della Blindsight Project, in questi giorni impegnata al Festival Internazionale del Film di Roma, per la prima volta accessibile grazie all'impegno come sempre della Blindsight Project e di Consequenze, quest'ultima unica associazione che finora lavora e collabora con la Blindsight Project affinché l'autonomia completa e l'accessibilità (ovunque e per tutti, in questo caso alla cultura e al cinema) diventino una realtà. Questa unica associazione che collabora e combatte da anni con la mia, paradossalmente non è un'associazione per disabili sensoriali, tantomeno per disabili in generale (soprattutto quelle sostenute con fondi economici dedicati alla categoria), ma è un'associazione culturale, e ripeto e l'unica, poi basta, da tutto il mondo dell'associazionismo solo critiche ed ostacoli, raramente e sempre a debita distanza, complimenti.
Anziché fermarsi alle parole, forse è arrivato il momento di guardare e concretizzare fatti, questo sarà possibile dal momento in cui il mondo dell'associazionismo dimenticherà il motto "Divide et Impera", e inizierà a collaborare al suo interno, abbandonando la politica del feudo o, in alcuni casi, della setta, casta o corporazione.
L'illusione è una piaga, io non ho piaghe (forse per questo, senza bisturi e botulino, dimostro meno anni di quelli anagrafici): io non mi illudo ma ascolto con sofferenza i racconti di molti genitori con figli disabili sensoriali, ascolto e assorbo la rabbia di tante persone come me, disabili invisibili e sconosciuti, privi di libertà (da un film al cinema ad un viaggio solitario), i disabili sensoriali. Ma ascolto anche tutti quei disabili visivi che affermano di far tutto, poi messi da soli in un luogo sconosciuto, sono pupazzi di neve.
Lavoro intensamente da anni affinché la neve si sciolga e tutto possa tornare a com'era in origine, a quando non esisteva il diverso ma i diversi, perché tutti in un modo o nell'altro lo siamo, altrimenti saremmo cloni, proprio per questa diversità che ci accomuna si dovrebbe essere quindi uniti e non uno contro l'altro: sarebbe migliore per tutti.
Se un giorno questo succederà, bisognerà ringraziare chi, come me, finora non si è illuso, ma ha affrontato a denti stretti la realtà, fuori dai canoni imposti da chi lucra e non altro sui disabili e sui diversi tutti.
Mi auguro succeda, io ho cominciato personalmente da tempo il mio percorso fuori dai canoni, come presidente di Blindsight Project l'ho intrapreso invece da quando l'ho fondata, e i risultati si vedono e si leggono nel sito, quello di una onlus no profit online, senza sedi sparse sul territorio nazionale, senza tanto organico, spesso del tutto inutile, senza sostegno alcuno se non la propria determinazione di raggiungere concretamente e onestamente gli obiettivi presenti nello statuto, quindi per tornare alle critiche su alcune mie frasi, invito invece a capire quanto ho scritto qui su una parte della realtà dei disabili sensoriali italiani e ciò che penso per la soluzione, anziché far diventare la norma qualche cieco che si è accompagnato.
Chiudo dicendo questa: se quel cieco che avete accompagnato vi ha raccontato che sono sbagliate le mie affermazioni, prima di dargli ragione e attaccare me, provate a lasciarlo da solo per strada, vediamo chi ha ragione.
Poi ditegli questo: io esco da sola con un cane guida, giro l'Italia e per le sue città continuamente da sola in treno o in autobus, eppure non mi sento di dire che sono autonoma, visto che non ho un cinema accessibile, non ho soldi per pagarmi un taxi che pago per intero, né per un accompagnatore, non posso scegliermi un libro da leggere tra tutti quelli appena pubblicati, non posso entrare tranquilla in un ristorante o in un hotel col mio cane guida ma devo ogni volta affrontare l'ignoranza totale in materia della legge che ne permette l'ingresso, non posso partire improvvisamente perché altrimenti non ho un servizio di assistenza da Trenitalia (che pago con il solo 19% di sconto sul biglietto intero) e non posso fare molte altre cose che prima facevo, ma che potrei ancora fare, se solo qualcuno collaborasse con me affinché succeda.
Nell'immagine: un'elaborazione di mia sorella Gloria, che mi ha messa al centro di un grande occhio, l'occhio che vede solo realtà e che mi farà parlare giovedì 4 novembre · 10.00 - 12.30 - Green House del Festival di Roma presso Auditorium Parco della Musica - al convegno: “CINEMA E DIVERSITÀ” (VEDI QUI)




