Cinema e psicoterapia: bianca come il latte, rossa come il sangue. Una delle tante sere domenicali. Ginevra, mia figlia, da accompagnare al cinema del paese. Alle 20,30 l’amica si sottrae, problemi di salute improvvisi… Grazie all’amica X di mia figlia, ho potuto vedere questo film. Chi avesse letto il libro ha di sicuro un’idea differente del film: i libri, spesso, sono più avvincenti e interessanti della ridefinizione cinematografica. Per me che ho visto solo il film, vi assicuro è stata una piacevole sorpresa.
Un film che ti segna, ti trascina nell’emozione della storia, ti rievoca. Ho pianto, forse per il ricordo di una storia simile, la storia di un mio amico di classe, di un trapianto di midollo, del rigetto, della fine. Risuonava…
Ho visto un vicino di posto nelle più strenue delle difese, commentare critico tutte le fasi più emotivamente provanti, non doveva cedere. Il film è fatto male, l’attore per me non sa recitare, non è credibile questo o quello. E’ bello assistere al teatrino di persone che, probabilmente non abituate a confrontarsi con le proprie emozioni, le allontanano con razionalizzazioni, che crescono di intensità in maniera proporzionale all’angoscia che hanno dentro. Attenzione che per i più, questi soggetti sono uomini forti… non si piange, il pianto è fatto per le feminedde …
Tornando al film e al libro, oltre ad invitarci a scrivere i vostri commenti, i vostri racconti, mi piace lasciarvi, con una frase della canzone colonna sonora “Se si potesse non morire” dei Modà.
… T’immagini se con un salto si potesse
Si potesse anche volare
Se in un abbraccio si potesse scomparire
E se anche i baci si potessero mangiare…