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Cinque dischi per...andare a spasso!

Da Farmacia Serra Genova

Non penserete mica di restare a casa con questo caldo? Beh, sì, se avete gelati, ghiaccioli, granite (ma in casi d’emergenza anche un petto di pollo ancora surgelato e infilato su uno stecchino di legno a mo’ di Fior di Fragola andrà benissimo), condizionatori, ventilatori e altri aggeggi salvatori. Però in questi giorni il tempo - signora mia - è un po’ schizofrenico: e noi approfitteremo di quella finestrella di fresco, di quel piacevole alito di maestrale, per uscire a prendere un po’ d’aria fresca, e farne scorta per i giorni d’afa che sicuramente (ahimé) verranno.Quindi oggi, cari miei, si prendono #5dischiper andare a spasso, e si cammina! 

Lou Reed - Walk on the wild side 
Iniziamo gradualmente, con una camminata dolce, anche se il buon vecchio Lou ci invita ad avvicinarci al suo personalissimo lato oscuro, raccontandoci storie di personaggi bizzarri e interessanti, che sembrano usciti da un film, o da una foto di Robert Frank. Del resto, uno degli scopi di Lou Reed è sempre stato portare la magia della grande scrittura americana in musica, e scrivere l’equivalente discografico del “grande romanzo americano”.

The Police - Walking on the moon
Lo so che già  soltanto a sentire il titolo vi prende la stanchezza: la luna, per quanto grande si possa vedere da qui, non è esattamente dietro l’angolo. Ma voi lasciate perdere per un momento il titolo, e abbandonatevi al molleggiare che questa canzone per forza vi susciterà in tutto il corpo, e magari poi date un’occhiata al testo: vi accorgerete che ci si può sentire in assenza di gravità anche senza arrivare fino alla luna. 

Aerosmith - Walk this wayForse non tutti sanno che il titolo di questa canzone degli Aerosmith è una battuta ricorrente dell’umorismo anglofono. Tutto si basa sul doppio significato della parola way, che significa sia “via, direzione” che “modo”. Dunque walk this way vuol dire sia cammina da questa parte che cammina così. E in uno dei film più belli di sempre, “Frankenstein junior”, Igor dice al dottore proprio “Walk this way” perché gli sta facendo strada, ma il giovane Frankenstein si ingobbisce e cammina come Igor per un po’. Beh, raccontata così non fa più tanto ridere, ma vi assicuro che nel film è perfetta. Al punto che gli Aerosmith, a corto di idee per una delle canzoni del disco a cui stavano lavorando, decisero di usare questa battuta come spunto.
Katrina and the waves - Walking on sunshine
Alziamo il ritmo ancora un po’ e rimaniamo negli Anni Ottanta. No, non ho detto “nei gloriosi Anni Ottanta”, sia perché le espressioni trite e ritrite su questo blog gggiovane non si usano, e sia perché di glorioso gli Anni Ottanta non hanno molto. Ci sembrano gloriosi solo perché sono passati, ma voi vi ricordate come ci si vestiva? E se non c’eravate, avete una vaga idea del perché il buco dell’ozono sia così grande? Lacca! Tutta la lacca dei ciuffi degli Anni Ottanta, coi suoi gas nocivi, ha rovinato il pianetino, e il bagliore di milioni di paillettes ha reso per sempre i nostri occhi più sensibili alla luce. Ma in compenso quegli anni sono pieni di cose belle e spensierate, come questa canzone. Per amor del cielo, non imitate l’outfit di Katrina, ma - per il resto - scatenatevi.






The Bangles - Walk like an egyptian
Altro esempio di uso improprio di lacca, le Bangles, con le loro tutine e i loro tintinnanti tamburelli, hanno creato uno di quelli che possiamo definire “Tormentoni Eterni”; il Tormentone Eterno è quella canzone che resta un tormentone per sempre, che tutti finiscono col conoscere da sempre e per sempre, senza nemmeno sapere bene come e perché. Le nuove generazioni dovrebbero esserne all’oscuro (come - grazie al cielo - si resta all’oscuro di tante cose sugli Anni Ottanta come, per continuare la lista di scempi nell’armadio - le spalline) eppure la conoscono; e tutti, tutti, almeno una volta, abbiamo fatto gli scemi ballando come fossimo i personaggi delle pitture egizie. Che poi, che ne sappiamo noi di come e se ballavano...ma le Bangles hanno deciso che sì, gli egiziani camminavano sempre di profilo e a tempo di musica. E se non ci avete ancora provato, fatelo: cedete a questo attacco di stupidera. Male che vi vada, direte che è colpa del caldo.

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