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Cinque dischi per...Vincere Sanremo e sparire!

Da Farmacia Serra Genova

Ci siamo. Stasera, 22 febbraio, si deciderà il vincitore del Festivàl di Sanremo. Sì, con l’accento sulla “a”, perché nella mia testa questa frase è sempre pronunciata da Mike Bongiorno, e il Festivàl è sempre condotto da lui o Pippo Baudo. Senza divagare troppo, perché il rischio di divagare quando si parla di Sanremo è grande, era inevitabile - cari lettori - che questa settimana vi proponessi cinque dischi per Sanremo.
Cinque vincitori, ma ho voluto sceglierli secondo un preciso criterio: i nostri cinque, poi, dopo Sanremo, non si sa bene che fine abbiano fatto. Preziosissimo è stato il contributo dei miei amici Sergione e Raffaele, cui va la mia sbigottita gratitudine per aver tirato fuori perle che il resto del mondo ha dimenticato, più o meno colpevolmente.
Ve lo dico subito: sì, ci sono anche i Jalisse.
1. Mino Vergnaghi - Amare (1979)

Mino Vergnaghi probabilmente è finito nell’oblio per la difficoltà che si incontra nel dover pronunciare il suo cognome. Ebbe anche un produttore d’eccezione, Iva Zanicchi, ma niente. Dopo Sanremo, la sua carriere non riuscì a decollare raggiungendo la quota delle aspettative che normalmente si ripongono nel vincitore della più importante rassegna canora del Paese. Oggi Vergnaghi fa il corista e l’autore di testi e musiche. Pur non avendo raggiunto la vera popolarità - quella per cui la gente ti ferma per strada per tutta la vita chiedendoti l’autografo - il vincitore di Sanremo 1979 è in qualche modo tornato sul palco dell’Ariston: forse non tutti sanno che, infatti, ha composto la musica (assieme a Matteo Saggese) del brano “Di sole e d’azzurro” di Giorgia, arrivato secondo al Festivàl nel 2001.
2. Gilda e il suo gruppo - Ragazza del Sud (1975)

Gilda è un nome d’arte. Ma se non ve la ricordate come Gilda, è difficile che la ricordiate col suo vero nome: Rosangela Scalabrino. Poco meno che ventenne, viene scoperta nientepopodimeno che da Mina. Gilda si esibisce col suo gruppo e scrive le proprie canzoni; prova a partecipare a Sanremo già nel 1974, ma viene scartata. Immaginate quanto orgoglio, l’anno successivo, non solo partecipare, ma vincere il Festivàl con lo stesso pezzo che l’anno prima era stato scartato: “Ragazza del Sud”. Ma che fine ha fatto Gilda? Ha inciso altri dischi, ma non ha ottenuto il successo sperato. Si è parlato molto più di lei nel 2011, a causa della condanna subita per il reato di usura. Hai capito la ragazza del sud (che poi è in verità nata in Piemonte).
3. Homo Sapiens - Bella da morire (1977)

In realtà gli Homo Sapiens non sono stati propriamente una meteora; anzi, “Bella da morire”, che gli ha regalato la vittoria a Sanremo 1977, è stata per loro una vera e propria consacrazione. Forse non tutti sanno che il brano “Un’estate fa” (reso noto qualche anno fa dai Delta V) fu inciso proprio dagli Homo Sapiens, ed è la traduzione italiana - testo di Franco Califano - di un brano di Michel Fugain, “Une belle histoire”. Gli Homo Sapiens, però, si sciolgono nel 1982. Ma per fortuna tornano insieme nel 1990, con una formazione leggermente rimaneggiata. Tuttavia, seppur privi ormai della notirietà dei tempi d’oro, gli Homo Sapiens continuano a esibirsi per lo zoccolo duro dei loro fan in giro per il Paese, e nel 2012 è uscito il loro ultimo singolo, intitolato “Incancellabile”. Da parte mia, un personale ringraziamento per avermi permesso di usare l’espressione “zoccolo duro”.
4. Tiziana Rivale - Sarà quel che sarà (1983)

Tiziana Rivale vinse Sanremo nel 1983 con “Sarà quel che sarà”. Ascoltando il ritornello, però, non si può non pensare a “Up where we belong” ( http://www.youtube.com/watch?v=X5h02ZmeB5c#t=61 ), di Joe Cocker e Jennifer Warnes, facente parte della colonna sonora del film “Ufficiale e gentiluomo”, uscito quello stesso anno. Coincidenze? Compositori telepatici? Chi ha plagiato chi? E soprattutto, dov’è Daniele Bossari quando abbiamo bisogno di lui per diradare le nebbie del Mistero con la emme maiuscola?
Fatto sta che “Up where we belong” vinse diversi premi, tra cui l’Oscar come miglior canzone. A Tiziana Rivale, invece, toccò “solo” il primo posto al Festivàl, che le regalò un momento di inaspettata notorietà. Ma, mentre girava il mondo, in Italia Tiziana finiva lentamente nel dimenticatoio…almeno fino al 2008, quando ha cercato di farsi ricordare dal suo pubblico tornando in sala d’incisione con uno stile tutto nuovo, molto più improntato alla dance (per la precisione “Italo disco”), per poi tornare sul mercato discografico con un nuovo album nel 2011: chi ne conosce il titolo alzi la mano.
5. Jalisse - Fiumi di parole (1997)

È stato grazie ai Jalisse che tutti abbiamo iniziato a notare che - nella storia di Sanremo - esistono vincitori che subito dopo la serata finale (o quasi) spariscono dalla circolazione. Questo concetto esisteva già da prima, ma con i Jalisse è stato necessario definirlo in modo più completo e preciso. E per definirlo si usa l’espressione “Sai, spariti tipo i Jalisse”: sono le meteore sanremesi per antonomasia, gli epitomi dei vincitori dimenticati, i portabandiera del “Che fine hanno fatto”. Loro sono consapevoli di essere diventati un simbolo, i Godot della musica, protagonisti - come il Godot della pièce beckettiana - in virtù della loro assenza, e hanno lasciato che attorno a questa stupefacente mitologia che li riguarda si creasse anche una letteratura più che in fermento. Valeria Ducato, ad esempio, ha scritto “I Jalisse. Che fine hanno fatto?” (Ed. Anordest): duecentoventi pagine che testimoniano (e cito da www.jalisse.it) “come il sistema stritoli chi non si adatta ai suoi meccanismi. Il duo vincitore del Festival di Sanremo del 1997 con “Fiumi di parole” racconta come, dopo lo straordinario successo decretato dal pubblico, i Jalisse siano stati annientati”.
Paura, eh? E se vi dicessi anche che i Jalisse vinsero Sanremo ‘97 proprio la sera del 22 febbraio?

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