In questi ultimi anni, il numero degli immigrati sta aumentando in Italia. Alcuni di loro vengono per motivi di studio e ricerca, gli altri per motivi umanitari, … e tantissimi altri vengono per motivo di lavoro autonomo o subordinato. Il giorno 30 ottobre 2013, INPS e il Ministero dell’Integrazione hanno pubblicato i dati interessanti che riguardano la situazione lavorativa degli immigrati in Italia. Vediamo in insieme questi dati secondo come sono stati raccolti dal sito stranieriinitalia.it
Sono circa 2 milioni i lavoratori regolari in Italia, mentre il numero di pensionati Inps è esiguo. Molto contenute anche le altre prestazioni sociali. E se lasciano l’Europa prima che acquisiscano il diritto alla pensione, perdono tutti i contributi.
Sono dati resi noti il 30 ottobre dal presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, che insieme al ministro per l’Integrazione Cècile Kyenge ha presentato la campagna “Il lavoro è cittadinanza”, un progetto che si propone di dimostrare l’apporto positivo che i lavoratori stranieri producono il termini di valore aggiunto e per la contribuzione nei bilanci del nostro sistema previdenziale.
I cittadini extra Unione Europea che lavorano in Italia si suddividono in 883 mila dipendenti con contratto a tempo indeterminato e circa 270 a tempo determinato, ai quali si aggiungono 467 mila lavoratori domestici e 159 mila esercenti di attività commerciali. Gli artigiani sono circa 120 mila e 19 mila i lavoratori subordinati.
Inoltre, 136 mila sono i lavoratori dipendenti in ambito agricolo, quasi 17 mila gli stagionali e circa 1.500 i coltivatori diretti. Quanto alle imprese individuali, sono oltre 300 mila gli stranieri non comunitari che hanno avviato questo tipo di impresa, per la maggior parte (132 mila) titolari di ditte di commercio all’ingrosso e al dettaglio. Seguono i titolari di ditte di costruzioni (74.600), di attività manifatturiere (27.600), di servizi di alloggio e ristorazione (circa 15 mila) e di attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (13.800). Non mancano, tuttavia, presenze importanti di cittadini extracomunitari in settori come agricoltura, selvicoltura e pesca (circa 7 mila), trasporto e magazzinaggio (6.500), servizi di informazione e comunicazione (4.400) e attività professionali, scientifiche e tecniche (3.900).
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“Il lavoro non ha colore, etnie o appartenenza. È solo lavoro, con i suoi diritti“: ha detto il ministro per l’Integrazione, Cècile Kyenge, sottolineando che “i dati ci dicono che i lavoratori migranti producono il 10% del Pil“.
Le prestazioni di cui usufruiscono i lavoratori stranieri, ha sottolineato Mastrapasqua, sono contenute: 323.500 sono che usufruiscono dell’assegno al nucleo familiare; 297 mila i titolari di indennità di disoccupazione, 123 mila coloro che fruiscono di cassa integrazione e 15.500 i titolari di indennità di mobilità. Ancora, 32.500 ricevono l’indennità di maternità e 15 mila beneficiano dei congedi parentali.
Peggio ancora quando si parla di pensioni. A fronte di circa due milioni di lavoratori regolarmente assunti, sono solo 26 mila i lavoratori stranieri non comunitari che usufruiscono di una pensione previdenziale in Italia, e 38 mila quelli che ricevono una pensione di tipo assistenziale.
“Con l’attuale sistema, – ha concluso il presidente Inps – se un lavoratore extra Unione Europea va via dall’Italia i contributi che ha versato decadono. Bisogna convertire gli accordi bilaterali per far sì che il lavoratore sappia di poter avere le prestazioni dovunque decida di andare a lavorare”.
Quando si parla di immigrati in Italia, non bisogna pensare solo ad alcuni delinquenti, ma a tutto questo loro contributo alla costruzione del nostro paese Italia.
Fonte: stranieriinitalia.it
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