Claudo disse in sezione: sembrano sconfitti ma si stanno organizzando per riprendersi tutto quello che abbiamo conquistato. Erano gli anni 70.
Creato il 16 aprile 2012 da Slasch16
Erano gli anni della grande avanzata del Pci, quando bastava mezz’ora e si riempivano le piazze di tutta Italia, da qualche anno lo statuto dei lavoratori era legge ed il movimento operaio cantava slogan come questo: E’ ora, è ora, potere a chi lavora.
Insomma l’entusiasmo della democrazia e dei dirittti, le sezioni erano piene ed i lavoratori, i proletari come si chiamavano allora, erano uniti.
Eppure Claudio, in una riunione di sezione, disse più o meno queste parole: non illudiamoci di avere vinto, sembrano sconfitti ma stanno solo studiando come fare per riprendersi tutto quello che hanno dovuto mollare dopo il 68. Hanno diverse strade a disposizione, una è la svalutazione. Le loro banche faranno in modo che gli aumenti di stipendi e di salari ottenuto con gli scioperi e gli scatti della contingenza siano vanificato dalla svalutazione, quello che prima pagavamo 200 lire ce lo faranno pagare 300 o 400 e ci rimandano da dove siamo venuti.
Un’altra delle armi a loro disposizione saranno gli infiltrati che cercheranno di inserire nei sindacati senza che noi ci si accorga, occhio quindi ai nuovi iscritti sia nel partito che nel sindacato.
Non erano ancora i tempi della P2 che di lì a poco avremmo scoperto, chi prima e chi dopo, personalmente fu nei primi anni 80 che scoprii Gelli grazie ad un libro di Piazzesi edizioni Grzanti del 1983 che ho ancora tra i miei libri.
Berlusconi venne scoperto dalla massa quando si comprò il Milan nel 1986, ma qualcuno di noi lo conosceva da prima per gli intrallazzi su Villa san Martino di Arcore risalenti al 1973, quando lui e Previti rapinarono, di fatto, la Marchesina Casati. Per chi volesse sapere qualcosa di più basta digitare nel web: così ha comprato la Villa di Arcore.
Distratti dal Milan la massa si interessò più alla pagliacciata degli elicotteri all’Arena che all’imprenditore in odere di mafia che passava alla notorietà.
Vennero gli anni 80, quelli della Milano da bere di Craxi, poi vennero gli anni 90 e scoppiò la bomba di mani pulite ed in contemporanea il disinmpegno di massa, tutti a guardare le tette nelle tv private che non erano ancora di Berlusconi ma lo sarebbero diventate di lì a presto.
Le manifestazioni di massa si diradarono ed i sindacati, per fare in modo che lo sciopero riuscisse, dovevano indirlo al venerdì o al lunedì così qualcuno invece di andare in piazza faceva il ponte e le fabbriche si svuotavano lo stesso.
Quasi ognuno di noi aveva la sua macchina a rate e ci si sentiva un po’ tutti borghesi, arrivati, la qualità della vita era migliorata e perdemmo il contatto con la realtà, non tutti ovviamente, ma la maggior parte pensò di avere vinto su tutta la linea.
Mai errore fu più devastante, dal disimpegno intellettuale, politico e morale nacque il berlusconismo, il qualunquismo ed arrivammo al, quasi, ventennio del piduista ed allo sfascio del paese, morale ed economico.
Insomma la situazione che stiamo vivendo da quattro anni e che non riusciamo a levarci di dosso, tutto quello che sta avvenendo l’aveva previsto Pasolini 40 anni fa ed il mio compagno Claudio circa trent’anni fa.
Se la massa non ha ascoltato Pasolini figuratevi se poteva ascoltare Claudio, lo sconosciuto compagno della sezione Eugenio Curiel di Sesto San Giovanni.
Claudio adesso abita in Valchiavenna, da decenni e ci siamo visti qualche anno fa alla manifestazione del 25 aprile a Milano, ci siamo abbracciati e ci siamo presi per il culo per il fatto che avevamo previsto tutto ma siamo stati incapaci di metterci un freno.
Adesso viviamo nel pieno della rivincita del capitalismo finanziario, borghese e parassita della speculazione ed abbiamo perso l’allenamento, la cultura, l’abitudine alla lotta ed al confronto in sezione e tra i sindacati.
Ci troviamo spiazzati e dopo un trentennio di “cultura” godereccia e senza ideali ci hanno convinto che la politica è schifosa e fa male alla pelle, come cantava l’indimenticato Giorgio Gaber, non siamo più capaci di fare una sintesi unitaria nemmeno tra di noi, incazzati della prima ora e dell’ultima.
Non sappiamo più come reagire e siamo diffidenti gli uni con gli altri, nascono movimenti nuovi che fanno solo un polverone e temo che diradata la nuvola le cose saranno peggio di prima per il semplice fatto che l’unità e gli ideali sono stati aboliti.
Noi, chi più chi meno, ma ad ogni modo la maggioranza che ha governato nell’ultimo ventennio abbiamo dimenticato una cosa fondamentale che era la nostra forza: libertà è partecipazione.
Non l’abbiamo trasmessa nemmeno ai nostri figli e questi sono i risultati, partiti più deboli e sindacati pure ma, come al solito, riteniamo che la colpa sia sempre degli altri, delle trame oscure, della corruzione e del malaffare mentre è della nostra assenza nel difendere le istituzioni ed i diritti.
dato che non manca mai il buontempone che equivoca sulla parola partecipazione preciso che non si tratta della partecipazione alle gite del fine settimana, ma alla vita sociale e politica, alla militanza.
Comunque sono ottimista, se non ci arriveremo col il cuore e la testa ci arriveremo per fame ed allora sarà più chiaro per tutti cosa intendo dire.
Francesco Guccini cantava in quegli anni, bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà.
Tu giri adesso con le tette al vento io ci giravo già vent’anni fa. (che sono diventati trent’anni fa)
Ma ci stiamo arrivando, la meta è vicina, poi vedremo se ne usciremo svoltando a destra o a sinistra.
Ma questo è un altro discorso, la Spagna insegna.
Potrebbero interessarti anche :