Alla fine il Re si è inchinato al cospetto dei nuovi fenomeni NBA, ma il pubblico della Quicken Loans Arena ha comunque voluto tributare ai propri beniamini un lungo e meritatissimo applauso nonostante l’ennesima sconfitta patita in una serie di Finals, bellissima e combattuta come poche altre volte. Il motto “ALL IN”, che ha accompagnato la franchigia dell’Ohio per tutta la serie contro Golden State, è stato il punto di riferimento di tutta la stagione e difficilmente si può imputare ai giocatori di non aver gettato il cuore oltre l’ostacolo; contro qualsiasi pronostico hanno trascinato una squadra ben più quotata di loro a sudare fino all’ultimo secondo di gara 6. Molti possono essere gli alibi per giustificare la sconfitta: in primis gli infortuni occorsi durante i playoff a Kyrie Irving e Kevin Love a cui si aggiungeva il lungo degente Anderson Varejao; tante sono state le critiche piovute su LeBron James e David Blatt, colpevoli di non aver coinvolto abbastanza i compagni praticando un gioco troppo individualistico, ma basta dare uno sguardo a 9 mesi fa per capire quanto questa squadra sia passata dall’essere “una massa di strapagati” a un “team da anello”.
L’idea iniziale di affidare un team di giovani rampanti ad un brillante coach venuto dall’Europa non poteva coesistere con la volontà di Lebron di ritornare a casa, la dirigenza è stata costretta a pianificare dal nulla la costruzione di una squadra che potesse puntare immediatamente a vincere. Le critiche che hanno accompagnato la franchigia fin dalla preseason sono diventate via via più infuocate durante i primi mesi di stagione: innumerevoli problemi tattici offensivi, una difesa tra le peggiori della Lega e soprattutto una difficile convivenza fra il coach e Lebron. Poi improvvisamente le soluzioni ai problemi della squadra sono arrivate dal mercato: il gioco è diventato più congeniale agli schemi di Blatt grazie all’arrivo di un centro con capacità tecniche discrete come Timofey Mozgov dai Nuggets, e a giocatori capaci di tirare sugli scarichi come JR Smith e Iman Shumpert.
Nella seconda parte di stagione i Cavs si sono trasformati in una schiacciasassi, concludendo la regular season al 2° posto nella Eastern Conference, alle spalle dei sorprendenti Atlanta Hawks di Mike Budenholzer; il ritmo inarrestabile ha permesso a James e compagni di dominare agevolmente Celtics, Bulls e Hawks durante i playoff e di vincere, dopo 8 anni, la Eastern Conference e ripresentarsi alle Finals, nelle quali però, dopo l’infortunio di Kyrie Irving, tutto si è maledettamente complicato. L’onnipotenza cestistica di Lebron e il cuore di Dellavedova non sono bastati contro le rotazioni infinite e l’intelligenza tattica di Steve Kerr; Cleveland si è ritrovata ancora una volta sconfitta in finale e il futuro sembra essere molto incerto.
Il primo nodo da sciogliere nella programmazione futura sarà la riconferma di David Blatt, improbabile fino a quattro mesi fa e diventata pian piano quasi una certezza. Sul punto si sono soffermati, poche ore dopo la sconfitta in gara 6, il General Manager David Griffin:
“Non so cosa la gente si aspettasse di più da questa squadra e da un allenatore che ha dovuto affrontare tante difficoltà. Le voci dei media sono spazzatura, Blatt ha fatto un ottimo lavoro.”
Parole che di fatto confermano la volontà di tutto l’ambiente di proseguire la strada con il coach statunitense naturalizzato israeliano.
Una volta che la guida tecnica sarà ufficializzata, Griffin e colleghi dovranno risolvere una situazione contrattuale molto complicata, che se da una parte ha permesso alla franchigia di avere in rosa grandi giocatori in questa stagione, dall’altra ha complicato notevolmente il futuro. Le problematiche maggiori arriveranno dagli unrestricted free agent Mike Miller, JR Smith, Kevin Love e lo stesso Lebron James. Il primo eserciterà con ogni probabilità la sua player option da 3 milioni di dollari, mentre Smith e Love hanno deciso di non esercitare la loro player option, uscendo così dal contratto e diventando due free agent.
Smith cercherà di trovare un accordo di rinnovo pluriennale e a cifre più alte di quelle attuali con i Cavaliers ed è probabile che le due parti arrivino a trovarsi senza grosse difficoltà. Diverso invece il discorso per Kevin Love che ovviamente viaggia a cifre ben più alte (si parla di max contract) e ha tantissime squadre a fargli la corte, essendo uno dei free agent più ambiti sul mercato.
#NBA su @kevinlove i @cavs sono favoriti perchè possono offrirgli il max contract. In corsa @celtics, @Suns ma anche @trailblazers e @Lakers
— Basketcaffe.com (@Basketcaffe) June 24, 2015
Affare ancora differente è quello che riguarda LeBron James che uscirà dal suo ultimo anno di contratto per diventare free agent, ma a meno di cataclismi, rifirmerà con i Cavs al massimo salariale legandosi di fatto fino a quasi fine carriera con la franchigia dell’Ohio.
Sul contratto da circa 5 milioni di dollari di Timofey Mozgov era presente una team option che è stata esercitata, visto l’alto rendimento dell’ex Nuggets nel gioco di Blatt; a questo punto però si dovranno fare i conti con la difficile convivenza tra il russo e il rientrante Varejao, il quale ha un contratto da 10 milioni di dollari fino al 2018. E poi c’è il nodo dei tre Restricted Free Agent: Thristan Thompson, Shumpert e quel Matt Dellavedova che proprio nelle Finals è diventato un idolo della Quicken. La dirigenza è propensa a confermare tutti e tre, anche se l’esborso economico totale dovrebbe non andare sotto i 12 milioni di dollari.
Rilasciando solo Shawn Marion (che ha annunciato il ritiro), James Jones, Haywood e Kendrick Perkins, i Cavs sarebbe già in una situazione critica per il limite imposto dal Salary Cap, quindi appare improbabile che si rivedrà sul parquet della Quicken Loans Arena lo stesso roster andato in scena quest’anno.
In tutto ciò, nei piani della dirigenza c’è anche la necessità di trovare una point guard per dare fiato a Irving e Lebron nella costruzione del gioco, problema evidentissimo nella serie contro Golden State. Difficilissimo per evidenti problemi contrattuali arrivare a Dwayne Wade, sempre più in procinto di abbandonare Miami, Griffin sta cercando di impostare una trade per liberarsi dell’oneroso contratto di Brandan Haywood (10 milioni, ma solo 2 garantiti); ma è possibile che in quest’ottica si vada a scegliere di pescare dal Draft (seguitelo con noi in diretta questa notte), dove i Cavs eserciteranno la 24esima scelta. I prospetti più seguiti sono tutte guardie: RJ Hunter di Georgia State, Delon Wright di Utah, Tyler Harvey di Eastern Washington e Rashad Vaughn di Unlv.
A partire da questa notte con il Draft, fino ai prossimi giorni per capire le scelte di James e la situazione dei free agent, sarà un’estate molto calda a Cleveland!