Clostridium difficile è un batterio appartenente alla famiglia Clostridiaceae, patogeno per l’uomo e come tutti i clostridi è un bastoncello Gram + anaerobio.
I fattori di virulenza del C. difficile sono: enterotossina, spore e ialuronidasi. Questo bacillo si trova normalmente nel microbiota umano per cui, se si utilizzano per lungo tempo antibiotici, questi possono distruggere anche quei batteri che tengono confinato il Clostridium il quale può prendere il sopravvento e provocare crampi addominali e malattie varie (colite pseudomembranosa). Queste malattie hanno un decorso benigno e autolimitanti tranne nel caso in cui ci sono complicanze che possono compromettere la parete intestinale con un possibile passaggio in circolo del bacillo, con conseguente sepsi e quindi morte dell’individuo. L’isolamento può avvenire tramite la coprocoltura in terreni selettivi per C. difficile.
Le manifestazioni cliniche dell’infezione/colonizzazione del C. difficile sono molto varie per gravità; infatti si possono avere:
- Colonizzazione asintomatica,
- Diarrea senza colite associata agli antibiotici
- Colite senza formazione di pseudomenbrane associata all’uso di antibiotici
- Colite pseudomembranosa,
- e malattia fulminante con: megacolon tossico, ileo, perforazione, sepsi.
Tutte queste manifestazioni sono correlate alla CDAD (Clostridium Difficile Associated Disease) o malattia associata al Clostridium difficile.
La fisiopatologia della diarrea da Clostridium difficile o CDAD richiede prima l’alterazione del microbiota umano dovuta a terapie antibiotiche, quindi la contestuale colonizzazione del Clostridium difficile, e, infine, se avviene il rilascio successivo di due potenti enterotossine designate come tossina A e tossina B, si manifesta clinicamente la PMC.
Nell’organismo è onnipresente. Colonizza l’intestino di una piccola percentuale di individui sani (meno del 5%). L’esposizione agli antibiotici è associata al suo sviluppo eccessivo e alle manifestazioni patologiche della malattia successive (infezione endogena). Poiché il C. difficile è resistente alla maggior parte degli antibiotici, esso è in grado di svilupparsi durante una terapia antibiotica (dismicrobismo antibiotico indotto). Esso si trasmette da persona a persona per via fecale-orale.Può essere rintracciato in quasi tutte le aree dell’ospedale; le spore possono essere rilevati nelle stanze d’ospedale di pazienti infetti (soprattutto intorno ai letti e bagni) e per questo può essere una fonte di infezione esogena (malattia nosocomiale). Una volta che le spore vengono ingerite, superano pressoché indenni la barriera gastrica essendo acido-resistenti, e il batterio si evolve nella propria forma vegetativa nel colon, dove si moltiplica.
La colite pseudomembranosa è la maggiore e più grave patologia provocata dal C. difficile. Prevede l’instaurarsi del microrganismo con conseguente produzione di tossine che andranno ad interagire con gli enterociti glicosilando numerose proteine e avviando meccanismi apoptotici. La liberazione di citochine in concomitanza con la morte cellulare richiama in loco un cospicuo numero di cellule della difesa immunitaria le quali, mantenendo lo stato di infiammazione, danneggeranno ulteriormente le cellule. L’accumulo di detriti cellulari muco ed altro sulla mucosa intestinale produce la pseudomembrana che andrà progressivamente espandendosi alla mucosa intestinale.