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Cocoon, Amici miei – il TFR come pensione integrativa – quarta e ultima parte

Creato il 08 gennaio 2012 da Investiresemplice

Buon 2012!!!!

Arichiviata anche la Befana, direi che il nuovo anno è proprio inziato a tutti gli effetti!

:)

Oggi insceniamo l’ultimo atto del nostro corso sulla previdenza integrativa. Tema che ha e avrà sempre crescente attenzione da parte dei cittadini, istituzioni e media. Argomento su cui, con ogni probabilità, torneremo a parlare, anche in futuro.

Riservo questo articolo al TFR, anche se un accenno ne abbiamo dato già nella prima parte del “corso”, perché credo fortemente che possa essere il primo, e quindi più importante, passo verso la costruzione di un serbatoio previdenziale, per un lavoratore dipendente.

Prima di proseguire, se eri ancora impegnato con panettone e noccioline e ti sei perso il post della scorsa settimana,  leggi l’ultimo articolo, in cui abbiamo gettato le basi del “come” costruire una pensione integrativa per un dipendente, perché se non lo fai, probabilmente non comprenderai il contenuto di ciò di cui parliamo oggi.

L’hai letto? ok allora andiamo avanti

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Cerco qui di seguito di sintetizzare i punti che, mi portano a consigliarti caldamente, di destinare il tuo TFR, ad un fondo pensione aperto. Prima di trarre affrettate conclusioni, approfondiamone insieme i motivi:

1) Il TFR è il primo mattone, anzi, sono le “fondamenta” della tua pensione privata. E’ necessario un cambiamento “culturale”. Il TFR infatti, non è più, il “gruzzolo” in “regalo” alla fine della carriera, come era per i nostri genitori/nonni, ma necessita di essere ri-pensato, come risorsa fondamentale per affrontare la terza età, ed integrare così, l’esigua pensione pubblica che ci aspetta (da fame!!!). Le passate generazioni attendevano la “liquidazione” per fare un regalo ai figli, per comprare un’altra casa ecc. ecc. Oggi, che piaccia oppure no, questo non è più possibile, ed è indispensabile considerare questa “ricchezza” come “scorta” per la vecchiaia. Ti esorto a non cadere nel grave errore, di concepire la “voce” TFR come fondi per: auto, vacanze, svaghi, giochi ecc. Anche se e quando dovessi licenziarti. Questi soldi non vanno “toccati” e destinati a quando smetterai di lavorare! Mi raccomando. Se hai dei dubbi in riguardo, scrivimi

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2) il TFR non è “cash flow” per te. Letteralmente “flusso di cassa”. I fondi del TFR, non sono “soldi” di cui puoi disporre liberamente. Questo è, dati di fatto, un aspetto importante soprattutto, per chi ha difficoltà a risparmiare, ma anche per chi disponde di un buon reddito. Il TFR, a meno che non si rientri in uno dei 3 casi previsti dalla legge (acquisto casa, casa del figlio e spese mediche gravi), è “denaro” “indirizzato” a lungo/lunghissimo termine. Tanto vale quindi, “sfruttare” questo “serbatorio” al meglio e, torno a dire ancora una volta, con finalità previdenziale. Ciò senza “mettersi” le mani nel portafoglio

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3) Il FIP è impignorabile e insequestrabile. Come il TFR dirà qualcuno. Si, è vero. Ma mentre è praticamente impossibile che in caso di fallimento dello stato ( e quindi Banca d’Italia, Covip, Isvap, fondi di garanzia) la tua azienda sopravviva indenne, è verosimile il contrario: la tua azienda, anche se è oggi lo ritieni impensabile, domani potrebbe non essere più in grado di liquidare il tuo TFR, ma lo Stato italiano potrebbe essere ancora solvibile! Dove voglio andare a parare? Destinare il TFR ad un fondo pensione è più sicuro, che “lasciarlo” in azienda!

Meglio evitare di trovarsi un domani, quindi non preventivabile, in una situazione

Cocoon, Amici miei – il TFR come pensione integrativa – quarta e ultima parte
in cui, il tuo TFR non sia disponibile. Viceversa, per perdere i soldi del FIP, deve accadere una catastrofe finanziaria nazionale, che difficilmente lascerebbe indenne la tua realtà lavorativa. Per scampare ad un fallimento, dovrebbe trattarsi di una multinazionale che, probabilmente ha più di 50 dipendenti, è obbligata a versare il tuo TFR all’INPS: lo sapevi? si, se fai parte di un’azienda con più di 50 dipendenti, anche se credi di aver lasciato il TFR “in azienda”, quest’ultima è obbligata a riversarlo all’INPS.  Ti devo anche dire che i 15,6 miliardi accantonati dalle aziende all’INPS dal 2007 al 2010, sono stati tutti spesi! Spesi per finalità che con la previdenza non c’entrano proprio nulla (rimborsi elettorali, sovvenzioni editoriali ecc.)! La corte dei conti ha lanciato un grido di allarme a marzo del 2011! E’ tutto documentato
:roll:
Insomma, prevenire è meglio che curare!

4) Il profilo di investimento del FIP è personalizzabile, per il TFR no. Il TFR viene rivalutato annualmente in misura stabilita dall’ISTAT. Il FIP, come già detto nell’ultimo articolo, offre una gamma variegata di profili in cui il rischio va da “zero” in quello garantito, fino al  massimo ottenibile in quello “aggressivo”. Anche il “garantito” nel tempo, offre rendimenti più elevati della rivalutazione TFR…

5) A scadenza c’è un modo per prelevare il FIP, in un’unica soluzione. Come il TFR. Come già detto nello scorso articolo, c’è un’unica possibilità di ritirare il FIP in unica soluzione, proprio come il TFR, e di non essere costretti a convertire in rendita, il montante accumulato durante la vita lavorativa. Questo è un vantaggio fondamentale, soprattutto oggi, in cui le rendite finanziarie (conversione in rendita vitalizia) offerte dai prodotti assicurativi sono pari a circa il 5%. Ci sono infatti BTP che rendono parecchio di più, e non hanno l’antipatica caratteristica di veder lasciare il proprio capitale, con tanta cura accantonato, alla compagnia di assicurazioni, nel caso in cui…si passasse a miglior vita! Ah, dimenticavo: se vuoi sapere come si fa, chiamami che te lo spiego

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6) Risparmi tasse (IRPEF) tra l’8 e il 10/15%. Qua, normalmente “drizzano” le orecchie anche i più “distratti” 

:D
  A scadenza il TFR viene colpito da una tassazione separata che è minimo il 23%. Non conosco praticamente nessuno che abbia questa tassazione. Tutti sono negli scaglioni, che determinano prelievi tra il 30%-35%. Il Fip alla scadenza, per la parte alimentata con il “TFR” viene tassato al 15% (massimo). Questa aliquota viene ridotta ulteriormente di uno 0,30% per ogni anno di durata oltre il 15mo. I nostri politici quando scrivono qualcosa, lo fanno in modo che non si capisca nulla vero? Adesso ti faccio un esempio: Supponiamo tu abbia 40 anni e sia un uomo. Oggi, sottoscrivi un FIP. Tra 25 anni, il tuo montante verrà tassato del 15% – 0,30% x 10  (gli anni oltre i primi 15, sono 10) = 15% – 3%. La tassazione sarà del 12%. Ciò, anziché il 30% magari…un risparmio del 18%, che diversamente, andrebbe “perduto”!!!

Non male eh?? Offrimi il caffé quando mi incontrerai….

:D

due applicazioni di Afasol!
Basta così, direi che è tutto. Ho volutamente “escluso” da questi ultimi articoli, gli imprenditori e i liberi professionisti. Perché? perché penso che il risparmio fiscale per loro (più modesto in questo caso, rispetto al dipendente), sia ben poca cosa, rispetto ai vincoli di liquidabilità che questa forma di risparmio comporta. Mentre un dipendente ha pochissime armi per ridurre i propri prelievi fiscali, l’imprenditore e il professionista onesto, che paga le tasse, ha altre “voci” di deducibilità dal proprio imponibile fiscale. Molto meglio in quel caso, un piano di accumulo finanziario, e valutare alla scadenza se convertirlo in rendita oppure fare altro.

Ora lascia un commento, oppure una domanda, sarò felice di risponderti.  Ciao.


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