Cosiddetto perché di critiche questo codice se ne è prese tante, anche prima dell'approvazione. Critiche arrivate non solo da parte della magistratura (conosco l'obiezione, "le solite toghe rosse") o dalle associazioni antimafia, a partire dal Centro Pio La Torre, ma anche da alcuni settori politici. E non si tratta di semplice contrapposizione partitica. L'assessore siciliano all'Economia, Gaetano Armao, attacca il provvedimento e ancora una volta il terreno di scontro è sull'attribuzione delle competenze tra Stato e Regione. Assessore all'Economia, dicevamo, e infatti Armao chiarisce quanto sia importante il piano economico nella lotta alla mafia. Il problema di questo nuovo codice è la sostanziale emarginazione delle regioni e degli altri locali nell'assegnazione dei beni confiscati. Il 45% del patrimonio confiscato è in Sicilia e deriva soprattutto dal pizzo, ma il codice prevde che i beni rimangano allo Stato e non siano restituiti alle regioni. Con risvolti paradossali, come nel caso degli assessorati alle Attività produttive e ai Beni culturali, ospitati in immobili confiscati per i quali la Regione paga un affitto. La Sicilia lo dice da tempo, il presidente della Conferenza delle Regioni, il governatore dell'Emilia-Romagna Vasco Errani, ha segnalato alle commissioni alle Camere le censure al testo ma senza esito.Lo Statuto autonomista del 1948, la "costituzione" siciliana, prevede all'articolo 33 (comma 1) che «sono [...] assegnati alla Regione e costituiscono il suo patrimonio, i beni dello Stato oggi esistenti nel territorio della Regione e che non sono della specie di quelli indicati nell'articolo precedente», cioè che non interessano la difesa e altri servizi di carattere nazionale. Ecco perché Armao annuncia il ricorso alla Corte Costituzionale contro l'illegittimità del codice antimafia.
È, o almeno sembra, tutto fermo al testo bloccato nel 2000. Sembra quasi che la mafia non sia cambiata. Manca per esempio l'ipotesi di autoriciclaggio, per cui non si può incriminare un mafioso che ricicla il suo denaro "sporco", ma solo i suoi complici. Un codice nuovo di zecca, ma nato già vecchio.




