ROMA – “Affitto e bollette non aspettano”. Il problema di fondo è sempre quello. Sempre più ragazze laureate si trovano con pezzo di carta in mano e… poco altro. Così hanno poco da scherzare, i sogni in merito al lavoro della propria vita li chiudono nel cassetto e si adattano a prendere quello che trovano. È il caso di Silvia Peticco, per esempio, che dopo la laurea che le ha fruttato qualche piccolo lavoro precario adesso fa la baby sitter da due anni. La storia di Laura viene raccontata dal Corriere della Sera.
“Dopo la laurea Silvia per un paio di anni gira la Francia e la Spagna come assistente costumista. Collabora con Franca Squarciapino, un nome nel settore con tanto di premio Oscar per Cyrano con Demardieu. Poi i primi scricchiolii della crisi e la decisione di tornare in Italia, a Roma. La ricerca di un lavoro nello stesso campo. Solo qualche contrattino precario e sottopagato, decisamente sottopagato. La ricerca di un lavoro qualsiasi, perché affitto e bollette non aspettano. Poi, vicina alla soglia dei 30 anni, la decisione: “Da un paio di anni faccio la baby sitter. Fissa con la stessa famiglia, i bimbi sono fantastici”
Certo, Laura non si definisce contenta, ma questo per ora è quello che “passa il convento”:
“Contenta è un parolone grosso. La verità è che non avrei mai immaginato di fare questo mestiere ma ci si adatta a tutto. Ho tanti amici che uno stipendio non ce l’hanno proprio, mi invidiano“
E la storia di Silvia non è l’unica. Fortunatamente non è ancora la regola ma, purtroppo, non è nemmeno l’eccezione. Scrive Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera:
“Fino al 2011 fra le lavoratrici domestiche assunte a Roma la percentuale delle laureate era pari a zero. Nel 2012 -dicono le tabelle di Assindatcolf, l’Associazione sindacale dei datori di lavoro domestico- il dato è schizzato all’1,8%. nel 2013 è salito ancora e le dottoresse badanti sono arrivate al 2%. Una tendenza che va di pari passo con l’aumento delle italiane che hanno scelto (scelto?) questo mestiere. Sempre considerando le nuove assunzioni fatte a Roma, le italiane sono passate dal 3,73% del 2011 all’8,62% del 2012, per toccare il 9,26 nell’anno in corso. Oltre alla laurea qualcuna -sono quasi tutte donne- ha addirittura un master.”
Questo nuovo fenomeno sta dunque prendendo sempre più piede. Vengono chiamati i lavori di ritorno. Ragazze ma anche donne adulte con una laurea e spesso già un lavoro che, a causa della crisi, si ritrovano per strada da un momento all’altro e accettano un nuovo mestiere come quello della baby sitter o la badante:
“Molte cominciano pensando che sia solo una toppa per far quadrare il bilancio di casa in attesa che il vento giri. Ma crescono le colf di ritorno che considerano la loro occupazione stabile, come dimostra l’aumento delle richieste per partecipare ai corsi formativi sulla cura di anziani e bambini”
In fondo negli ultimi anni il settore domestico è quello che ha retto di più, nonostante la crisi:
“Nel 2011 il numero dei lavoratori è cresciuto del 3% rispetto all’anno precedente, remando controcorrente rispetto alla disoccupazione generale che cresce mese dopo mese. I contratti regolari sono circa 800 mila, ma considerando anche quelli in nero le stime arrivano a 2 milioni di occupati. Niente contratto, niente contributi, zero tasse. Un risparmio irresistibile per le famiglie che assumono e per le colf che vengono assunte. Anche perché, come spesso accade in Italia, chi fa tutto in regola ci guadagna poco o niente. “Per questo motivo -dice Teresa benvenuto, segretario nazionale di Assindatcolf, l’associazione dei datori di lavoro che organizza oggi un convegno alla Camera dei deputati- proponiamo di rendere totalmente deducibili dal reddito delle famiglie, già tassato, i contributi versati nonché l’intero costo dei lavoratori”.