Si stanno letteralmente scannando per inezie politiche. Non è un'eccezione; è la prassi del dibattito di oggi. Intanto per le strade succede qualcosa che assomiglia sinistramente alla guerriglia: roghi, manganelli, molotov. Assetti da guerra.
La gente è povera, depressa e confusa. Lo dicono tutte le statistiche che ogni giorno ci vengono portate all'attenzione. Ma nemmeno questi tre aggettivi rendono bene l'idea; la verità è che siamo incazzati, incazzati neri. Dico noi che siamo il ceto medio; i privilegiati, i tranquilli, gli speranzosi. Il nerbo progressivo del Paese. Gli ex di tutto questo. Ovviamente è meglio non spingersi a dare un'occhiata al ceto basso: non aprite quella porta. Quelli sono carne bruciata, gente che non compare nemmeno nelle statistiche, malignamente predisposta com'è a dare un'immagine distorta del Paese. Fa talmente schifo il ceto da 800 euro al mese che c'è da sporcarsi solo ad ammettere che ha qualche problema. Nessuno perde tempo per loro. Il fatto è che il ceto medio, ora, sta andando incontro a quello basso.
All'appuntamento ci sta andando in picchiata. Cominciamo ad andare in giro con un dente sì e uno no, perché i soldi per tutti non li abbiamo più. Per via della nostra scarsa sorveglianza sull'andamento dell'economia, come dice il nostro (ricco) presidente. Stiamo diventando anche ignoranti; perché i soldi per l'altro dente li abbiamo sottratti al conto in libreria. Serpeggia un pestilente senso di colpa di chi ha perso l'abitudine a pensare al bisogno come a un fatto della vita reale, vera e concreta, di chi si è abituato a vederlo col binocolo, incartato nelle brutte notizie, assieme al maltempo e alla scomparsa di ragazzine.
Naturalmente i ricchi sono più ricchi, visto che il denaro non ha la proprietà metafisica di svanire nel nulla. La Fiat diminuisce la produzione delle sue macchinette, la BMW aumenta quella delle sue fuoristrada da 100.000 euretti. Non tutto va male nell'industria, non in quella del sollazzo d'alto bordo.
Il ceto basso intanto continua a pulire le strade, a infilare le lettere nelle cassette, a mungere le vacche, a tornire bulloni, con la certezza di non potersene mettere nemmeno la metà di denti, senza la speranza di potersi fare una risonanza al fegato in tempo per non lasciarci la pelle. Senza la forza contrattuale di poter prendere a schiaffi chi gli dice: “fammi ancora un po' più ricco, che poi quello che mi avanza è tutto per te”. Mentre noi, orgoglio del paese, abbiamo smesso da tempo di fare quello che dovevamo: almeno studiare, almeno inventare, almeno saper trovare qualche buona idea. Tanto buona da poterci governare un paese...
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