Magazine Cinema

Colpa delle stelle

Creato il 10 settembre 2014 da Jeanjacques
Colpa delle stelle
Quando ho aperto questo blog, nato dalle ceneri di un altro blog [però il nome era figherrimo: Soliloqui in mare aperto] pregno di tutta la mia ignoranza giovanile, non avrei mai immaginato una cosa: ovvero che mi sarei messo a vedere dei film controvoglia. Perché alla fine, a forza di parlare dei film che vuoi tu, vieni in qualche modo costretto dal tuo subconscio a guardare quello che va di tendenza. Un po' per pura voglia di fare visualizzazioni, un po' anche per cercare di spaziare e rimanere sorpreso. Va detto che io ho visto Il cavaliere oscuro e Se mi lasci ti cancello controvoglia, perché a una prima occhiata proprio non mi ispiravano, finendo per rimanere sorpreso in ambo i casi perché non mi aspettavo il risultato che sarebbe seguito. Quindi non me la sentivo di non dare una chance anche a questo film, giunto da noi con alcuni mesetti di ritardo e che in moli stavano eleggendo come una piccola perla che nessuno doveva perdersi. Anche perché nella libreria in cui sto lavoricchiando gli scaffali sono pieni con la copertina del libro da cui è tratto, quindi un minimo di voglia di vederlo mi è stata inculcata a forza - poi sta dividendo in molti e così devo per forza farmi una mia opinione.

Hazel e Augustus sono due ragazzi malati di due diverse forme di tumore, i quali, dopo essersi conosciuti in un gruppo di sostegno, iniziano un'atipica e straziante storia d'amore.

Premetto fin da subito che di John Green non ho mai letto nulla, cosa che di certo non vi stupirà, perché si sa bene che i libri dai quali solitamente traggono i film manco li ho mai sentiti nominare. Comunque mi hanno detto di leggermi Cercando l'Alaska e, nella speranza di prendermi per tempo con un'eventuale trasposizione, lo farò. Tornando a noi, ho voluto specificare questa cosa perché non conoscendo l'autore, non volevo dargli totalmente la colpa per l'insuccesso artistico e sentimentale di questa pellicola - Insomma, basti pensare a cosa hanno fatto al capolavoro di Matheson con Io sono leggenda. Che non dico sia l'inarrivabile e ignobile cagata pazzesca che alcuni hanno detto, ma comunque non si risparmia molta di quella retorica che a me solitamente da molto fastidio. Che per dirvi, a me aveva dato molto fastidio un film come Restless, che nonostante tutto manteneva uno sguardo autoriale e molto personale, quindi immaginiamoci un qualcosa che pure nella forma non eccelleva. Ma si sa, Hollywood ama colpire basso e commuovere la gente coi soliti escamotage, cosa nella quale sembra capacissima da come il popolino sembra accogliere questa accozzaglia di banalità e buonismi. E non dico che non si debba ridere su un tema così serio, anzi, l'ironia e l'umorismo sono due delle cose che forse possono davvero permetterci di sconfiggere il male. Basti pensare che De André alla donna che gli aveva detto di aver perso sei figli ha risposto con "Signora, lei è una donna molto distratta" o, per restare in tema, mi vengono alla memoria alcune puntate di Scrubs, che prima della grande deriva delle ultime stagioni aveva saputo fondere con gran sensibilità ironia e casi clinici molto drammatici. Purtroppo però l'ironia bisogna saperla gestire, altrimenti non si è né De André né la migliore puntata di Scrubs. Si rischia di essere un Paolo Ruffini, che cerca di fare il brillante con scarso risultato. Questo film non raggiunge simili livelli di bassezza, come già detto, ma ho sentito le giunture delle spalle scollegarsi dl resto del corpo più di una volta. Innanzitutto ho trovato insopportabile la figura di Gus, che va bene l'allegria, ma a lungo andare si esagera. E poi... un malato tumorale che vede con allegria la vita? Minchia, sai che novità. Perché tutto il film si regge su di un vago umorismo abbastanza fastidioso che cerca di sdrammatizzare una situazione tragica quando invece dovrebbe arginarla. Per dirla in termini più popolari, pensiamo al primo Fantozzi: si rideva perché le disavventure del ragionier Ugo erano spassose, ma nel verificare quanto fossero vere restava un po' di amarezza. La commedia, o un certo tipo di commedia, specie se deve trattare dei temi così ostici, deve lasciare un retrogusto amarognolo, altrimenti corre il rischio di diventare vuota o, peggio, irrispettosa. Molti hanno trovato irrispettoso il presunto mercificare di Alabama Monroe? Io invece ho trovato fastidioso questo non addentrarsi mai in profondità nella tematica trattata, ho trovato fastidioso il tentare di alleggerire un tema simile, quasi fosse un aspetto marginale del film. Ho trovato pietoso il fatto che sarebbe potuto durare mezz'ora di meno se non fosse stato riempito di siparietti e scene inutili [ma a che cazzo serviva il viaggio ad Amsterdam, la parentesi dello scrittore e la capatina al museo di Anna Frank?] e quel finale che lasciava aperta una serie di domande davvero terribili - parliamo sempre di una ragazza destinata a morire. Così come trovo non pietoso, ma sconfortante, il fatto che la gente gridi al capolavoro per questa robetta. Forse le stelle non hanno nessuna colpa, ma noi piccoli uomini che sappiamo gettare tutto nel vago e nell'ovvio sì.

Piccola curiosità sui due attori protagonisti, la brava Shailene Woodley e Ansel Egort: avevano già recitato insieme, come fratello e sorella, in Divergent. Come dice il detto: da merda nasce merda.Voto: 

Colpa delle stelle
Colpa delle stelle
Colpa delle stelle
Colpa delle stelle
Colpa delle stelle
Colpa delle stelle

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine