Bisogna forse ricordare a tutti quelli che criticano Anthony, le difficoltà di D’Antoni con la squadra per trovare un equilibrio tra attacco e difesa? Sembra però che ora ci si ricordi solo della solidità difensiva di Gallinari & co., dimenticando che ad inizio stagione D’Antoni era ad un passo dal licenziamento. Assodato che la squadra prima non era migliore, ma semplicemente più abituata a giocare insieme e con le gerarchie più chiare, si può sicuramente discutere sui modi in cui la cosa è avvenuta: l’ingerenza di Dolan nei confronti di Donnie Walsh e di Mike D’Antoni, che si sono trovati in casa due ingombranti superstar da inserire nel sistema di gioco dei Knicks, ha minato la loro autorità e non ha aiutato la coesione della squadra, anche perché né ha cambiata la metà. Evidentemente la proprietà ha valutato che l’occasione era imperdibile e di conseguenza ha agito.
Si poteva sperare che Melo fosse più disposto a sacrificare parte del suo gioco per il bene della squadra e per seguire D’Antoni. In questo c’è stato un passo indietro rispetto ai playoff 2009, dove invece Carmelo sembrava finalmente pronto a fare l’ultimo passo verso una maturazione mentale e tattica che lo avrebbe probabilmente portato alla vittoria di un titolo. Il gioco di individuare il colpevole in tutta questa vicenda sembra un po’ sterile.
La domanda ora è: cosa succederà quest’estate? Riusciranno ad attirare a New York un’altra superstar (possibilmente playmaker, possibilmente Chris Paul) per provare seriamente a vincere il titolo? Come Celtics, Heat e altre squadre insegnano, è un processo che richiede tempo per conoscersi, non è facile e nemmeno automaticamente vincente.
Il vostro parere su di chi è la maggiore responsabilità dei momenti difficili dei New York Knicks lo potete dire anche nel nostro sondaggio.