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Che belli i tempi di Umberto Smaila! Con il suo fare sornione allietava da dietro un pianoforte le notti degli italiani con la partecipazione di una nutrita schiera di ragazze pronte a spogliarsi senza pretese e in modo piuttosto allegro. Donne oneste, con la sola sfortuna di aver mostrato le loro grazie in un epoca con meno pretese, a modesti segaioli. Chi avrebbe mai ipotizzato un avvenire tanto cupo per quel pubblico così genuino?20 anni di varietà e sentirli tutti. Luciano è un bonario pescivendolo napoletano che ama il mondo dello spettacolo e non perde l’occasione di esibirsi davanti ad amici e parenti. Spinto dall’entusiasmo dei figli decide di partecipare alle selezioni per il grande fratello e si convince di essere l’uomo giusto per la trasmisione. Questo lo porterà lentamente a farsi false illusioni e a perdere completamente la testa dietro al suo sogno.Con questa agrodolce scampagnata all’interno di un’umanità contagiata dalla cultura di massa imposta dalla tv generalista, il nostro buon Garrone strappa piuttosto meritatamente il Gran Premio della giuria al festival di Cannes e fa rivivere (per sua stessa ammissione) le atmosfere del cinema italiano degli anni 60 con espliciti riferimenti ad autori come Monicelli e De Sica.Incoraggiato dalla bella ma ruffiana colonna sonora del parigino Alexandre Desplat, Reality si rivela una favola marcia che va a toccare i nervi di una parte della società aggrappata alle apparenze e ai non valori di uno star system di inqualificabile livello.La venerazione quasi religiosa per lo strambo idolo del grande fratello che si barcamena tra matrimoni kitsch e serate in discoteca è un lampo che attraversa gli occhi del protagonista e lo trascina via. Il povero pescivendolo, considerando il mondo televisivo come un contenitore di valori positivi, inizia a spogliarsi di tutti i suoi averi in cerca di una catarsi morale al fine di apparire puro agli autori del format ed essere selezionato per partecipare al programma. Il reality show non è più uno stile di vita da sogno, ma si fa costrizione dell’esistenza.Garrone, perfettamente a suo agio con il soggetto, dirige la sua opera con una certa attenzione formale e senza lesinare virtuosismi, come il sontuoso piano sequenza iniziale che accompagna gli spettatori all’interno del variopinto mondo partenopeo. Buono infine il cast, che contribuisce a dare colore alla storia e ottimo l’ergastolano Aniello Arena che nei panni di Luciano si rivela un attore più efficace di molti suoi colleghi a piede libero.Non si griderà certo al miracolo per questo film forse non troppo originale, ma che resta comunque un lavoro in grado di alzare la qualità del nostro cinema e che può essere un cordiale monito per un pubblico che merita sempre più Reality e meno grande fratello.
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