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Come ama un Alaskan Malamute?

Da Mercuriomalamute @mercuriomalamut
Le coccole del mio Alaskan Malamute

Le coccole del mio Alaskan Malamute

Sul carattere e sull’affettività dell’Alaskan Malamute se ne leggono e se ne sentono tante, troppe probabilmente. Come ama un Malamute è, forse, una delle domande implicite che le persone si pongono quando scelgono di far entrare questo cane nella loro vita; scorrere i dettagli caratteriali, capire quanto il suo modo di essere sia idoneo al nostro stile di vita è, a mio avviso, solo un percorso (valido) per cercare di capire che tipo di affetto potremmo aspettarci da questo genere di animale. I cani si adottano per mille motivi, ma il principale è sempre il bisogno d’amore da colmare, secondo me. Io, per esempio, avevo bisogno di un cane molto affettuoso, generoso, fedele, capace di stringere con me un rapporto quasi preferenziale, comunque stretto; un compagno di vita, qualcuno in grado di sedersi sui miei piedi o al mio fianco mentre riprendevo in mano la penna, tanto di salvare quell’ultima scintilla di vita che permane al sogno di diventare una scrittrice. Volevo qualcuno in grado di proteggermi, se necessario. L’Alaskan Malamute è questo e il suo modo di amare corrisponde a questo tipo di idea preventiva?

Mercurio mi ama con candore e purezza e me lo dimostra con slanci affettivi oserei dire h24. Si dice che i Malamute non ti fanno mai le feste, a meno ché tu non stia via tanto. Si dice che sono animali schivi, riservati, indipendenti; non so se ho “un esemplare difettato” al mio fianco, ma di Mercurio posso dire tutto tranne questo. La mattina inizia con i suoi baci per svegliarmi e lo scodinzolio della Principessa per salire sul letto, cosa che permetto a entrambi dopo che ambo hanno svolto i loro “compiti” (pipì fuori casa, pappa dalle rispettive ciotole senza scambio, medicine per Mercurio).

Mercurio, quando mi sveglia, mi butta le zampe addosso e mi lecca il viso fino a quando non lo abbraccio e non ricambio e la Bimba si unisce, guardandomi con quegli occhioni immensi e neri nei quali mi ci perdo per minuti che paiono ore. Le prime passeggiate all’alba, per i bisogni, sono caratterizzate sempre dalla fretta di tornare a casa: la loro. Li porto separati in questo periodo, perché devo controllare l’urina di Mercurio e voglio dargli il tempo di espletare i suoi bisogni, pur con le difficoltà che incontra, senza doversi bloccare o seguire i ritmi della piccolina. Quando torniamo indietro, in ambo i casi, tutti e due hanno sempre una fretta bubbonica di incontrarsi, di togliersi i guinzagli e giocare insieme, riempire di vivace gioia il mio compagno, che li aspetta con la colazione oppure corrermi incontro scodinzolando in attesa che mi abbassi per ricevere nuovamente i loro baci.

So che la regola impone di dover ignorare il cane quando entri in casa dopo che sei uscita per fare le tue attività. Io non ci riesco. Prima di tutto, prima di qualsiasi cosa, ci sono loro. Torno a casa e mi affretto perché l’unica cosa che voglio è aprire la porta ed essere avvolta dal loro abbraccio. Non c’è nulla di più importante del loro affetto. Questo lede la mia figura come “capobranco”? Pazienza. Mi vedono come compagno di giochi? Non mi dispiace, perché quando chiedo loro di fare qualcosa, qualsiasi cosa, la fanno. Pagherò caramente questo mio atteggiamento sbagliato? Ne ho pagate tante che, sicuramente, sarò in grado anche di saldare questo conto, se mai mi sarà presentato.

Le mie ore di lavoro scorrono con loro vicini, al massimo distanti un passo e mezzo dalla mia sedia, quando proprio sentono caldo. Mercurio si mette a destra, Sunrise orizzontale sui miei piedi. Poi si danno il cambio e allora Mercurio appoggia la testa e la zampa sulla mia scarpa e Sunrise mi ruba la ciabatta, per poi appollaiarsi sopra e rosicchiarla guardandomi dritta negli occhi. Quando proprio fa caldo, si trovano dei posti strategici in cui passa l’aria. Ma tutti questi luoghi freschi sono sempre a portata di vista. Cercano il mio sguardo. Formano sempre o una diagonale con la mia postazione di lavoro oppure un triangolo. Quando usciamo, chiedono le coccole, giocano e tornano se li chiamo con un suono che, ormai, vuol dire tutto. E’ raro che io utilizzi i comandi espliciti. Ci guardiamo negli occhi e loro sanno oppure, in base al suono che emetto, vengono o mi seguono. Mercurio mi dimostra il suo amore anche mettendosi seduto al mio fianco, “facendo la guardia” a modo suo, anche se non è un cane da guardia.

Ci sono sere in cui giochiamo tutti insieme a nascondino, oppure con la pallina. Ci sono momenti in cui li vizio, permettendo loro di mangiare il mio cibo o di mangiare insieme. Mercurio non mi cerca più solo per avere qualcosa da mettere in pancia. Mi cerca, anche alle 3 di notte, per una carezza, per dirmi che “c’è”, per darmi una leccata. Sunrise dorme sotto al mio letto ed entrambi, dove mi sposto, mi seguono. Fanno così anche con il mio compagno e ci rispettano di più quando abbiamo iniziato a essere più uniti nella correzione.

Ho visto cambiare Mercurio in base al tipo di sentimenti rivolti a me e al mio compagno delle persone che incontravo; è stato in grado di cambiare strada autonomamente quando, sciolto, abbiamo incontrato nel parco, a distanza, una persona che non si è comportata bene nei miei confronti. Ha cambiato atteggiamento con molte persone, anche con gli operai in casa, riuscendo a mettere in fuga un venditore ambulante che si voleva intrufolare in casa senza il mio permesso ed è stato in grado di far sbrigare altre persone che dovevano montare dei mobili e che avevano un atteggiamento “negativo”. Lui capisce perfettamente chi “è amico” e chi non lo è. Capisce se c’è un pericolo oppure se, semplicemente, non c’è fiducia. Conosce i miei sentimenti più veri e mi legge in faccia tutto. Capisce quando si deve comportare in maniera impeccabile perché ci tengo a fare “bella figura” per un motivo o per l’altro e si adatta, senza che io gli chieda nulla, a voce, di tutto ciò. Lo fa perché lo sente, perché sceglie di dare o non dare confidenza, di girare le spalle oppure di sedersi al mio fianco e guardare dritto negli occhi l’interlocutore. Capisce anche quando, a contatto con le persone, mi chiudo per difesa, non lasciando trapelare i miei veri stati emotivi e sa attendere; sa che, rimasti soli, avrà accesso alla me più vera. Ci sono parti di me a livello di anima, che mostro solo a loro e al mio compagno. Entrambi, Mercurio e Sunrise, lo sanno.

Ma il modo in cui un Malamute come Mercurio ama è sottile, intenso, capace di cambiarti la vita per sempre. Serpeggia negli sguardi. Non si tratta solo di manifestazioni di affetto e gioco. Mercurio, se sente che ho una ferita da qualche parte, magari causata da una puntura d’insetto o da un taglio, annusa finché non trova il posto sul mio corpo e inizia a leccare e a disinfettare, a modo suo; non so che tipo di enzimi sono presenti nella sua saliva, ma più di una volta la crema della farmacia non ha avuto un effetto così veloce nella guarigione come le leccate di lui. Se, per caso, sono ammalata e devo stare a letto, lui si mette alternativamente o sotto al letto oppure davanti alla porta d’ingresso della camera.

Mercurio non è “speciale” o “diverso”. Ci sono tanti altri Malamute capaci di slanci affettivi formidabili, di un amore stellare, di una fedeltà profonda e sincera. Bisognerebbe far emergere queste storie reali, perché i pregiudizi e le vecchie descrizioni possano subire un processo di modernizzazione, lasciando al mito del cane selvaggio l’eco del grande canto della Storia e ai cani attuali la possibilità di essere conosciuti e amati anche per queste caratteristiche che li rendono speciali, senza perdere il loro fascino mistico e ancestrale.


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