Magazine Psicologia
Come essere più persuasivi con tutti e crescere meglio i bambini!
Scopri la tecnica segreta dei marketer
Esci fuori dal coro!
Ecco un metodo semplice per convincere gli altri e per crescere meglio i bambini (e certi adulti)
Mi è capitato di parlare male della parolina magica il “perché” (vedi l’articolo Perché i “perché” non aiutano a capire perché) dicevo che quando usi il “perché” appiccichi una etichetta a quello che sta succedendo (il fenomeno) e lo archivi.
In altre parole lo prendi così com’è, con la prima etichetta appiccicata e la archivi senza approfondirla.
Così facendo da una parte ti perdi il fenomeno per quello che è, dall’altra la stessa cosa, può rivelarsi molto molto utile. Vediamo perché:
1) puoi essere molto più persuasivo (lo usano i venditori esperti)2) dai considerazione al tuo interlocutore e se è un bambino, dargli considerazione, è davvero molto importante.
Quindi si tratta di uno strumento, molto potente, che come tutti gli strumenti, può essere adoperato in modo dare valore al tuo interlocutore o per convincerlo per lucri più o meno “etici”
Pensa che l’ho studiato sia per aiutare gli altri che per convincerli...
Ero tutto gasato dal corso che avevo finito di counseling. Quando ho iniziato un corso di marketing e… incredibile in certe cose dicevano le stesse cose!
In particolare mi sono sentito dire, nel giro di pochi mesi, la stessa storiella simpatica di un esperimento realmente svolto da Ellen Langer, una psicologa statunitense.
Ecco come si svolgeva:
Immagina una fotocopiatrice ed una coda di persone che dovevano fare delle fotocopie.
Ellen chiede di passare avanti e fa tre tipi di domande diverse:
1) “devo fare 5 copie, mi fai passare avanti?”
riscuotendo un successo del 60%. Cioè 6 persone su 10 le dicevano di sì
2) “devo fare 5 copie, mi fai passare avanti perché ho fretta?”
E l’esito è già sorprendente di suo: il 95%delle persone la facevano passare!! È bastato dare una ragione.
È bastato dire “perché” e pressoché tutti la facevano passare avanti!
Se questo è sorprendente, il resto lo è ancora di più!
Ellen fa un’altra domanda con una scusa assurda:3) “devo fare 5 copie, mi fai passare avanti perché ho bisogno di fotocopie?”
ti pare una ragione plausibile? Sembra quasi una presa in giro! Invece è bastata la parola “perché” che il 93%delle persone la facessero passare!!
Quasi la stessa percentuale di prima!!!
Questo dimostra come ti basta usare la parola “perché” per essere molto più persuasivo.
Quindi quando vuoi ottenere qualcosa chiedi -e ti sarà dato- e aggiungi perchéla vuoi.
Io consiglio di dare una spiegazione rapida e plausibile.
Se non te ne viene una plausibile, dì la prima che ti viene in mente, come hai visto basta la parola “perché”
Suggerisco una risposta “rapida”, perché lo scopo è quello di permettere all’interlocutore di comprendere che c’è un “perché” poco importa quale esso sia, basta che c’è.
Basta che sente la parola “perché” che archivia il caso e lascia che la cosa avvenga (vedi Perché i “perché” non aiutano a capire perché).
Se invece per spiegare il “perché” ci metti 45 minuti vuol dire che sei lentino, che ti stai “giustificando” e questo cambia il discorso. :).
Perché usare il “perché” con i bambini è utile ed aiuta?
Abbiamo appena detto che quando capti la parola “perché” -usata come spiegazione non come domanda!- senti al tuo interno che è ok, “va bene”.
Cosa succede? Che ti senti considerato. Non ti stanno prendendo in giro c’è un vero bisogno e te lo spiegano!
La stessa cosa succede con i bambini.
Facciamo un esempio. Nota la differenza:
tra:“Non buttare il gioco per terra”e“Non buttare il gioco per terra, perché sennò si rompe”
In realtà si può dire ancora meglio evitando di usare il “non”, ma dei “non” te ne parlerò un’altra volta, intanto nota la differenza:
“se butti il gioco per terra, potrebbe rompersi e poi come fai a giocarci?”
Cosa abbiamo fatto?
Abbiamo spostato il focus da ciò che “NON VA” nel bambino, in ciò che è SCONVENIENTE nell’azione. Ovvero “PERCHÉ” l’azione è sconveniente.
Il bambino potrebbe viversi il rimprovero come se luifosse sbagliato, col perché è l’azione che compie ad esserlo.
Chiaro?
Quando il bambino si sente dire “Non fare” potrebbe interpretarlo come un “non ne faccio una giusta! Sono SEMPRE sbagliato”. Altra cosa è dire “Non fare, perché..” il focus si sposta sull’azione: non è più lui ad essere sbagliato SEMPRE, ma quella SINGOLA azione.
Nel primo caso non c’è niente che lui possa fare“sono sempre sbagliato” nel secondo caso lo sbaglio è solo quando si verificano quelle condizioni…
Ma c’è dell’altro!!!!
Con il perché noi suggeriamo una azione spingendo a comprendere la sconvenienza dell’azione “sbagliata” quindi lo mettiamo davanti ad una scelta responsabile.
Mi spiego meglio. Col “perché” non c’è più una sola scelta giusta ed una sbagliata (infatti l’ho messa tra virgolette). Ma c’è la spiegazione delle conseguenze. Implicitamente gli dai la percezione che potrebbe anche buttare il gioco per terra, solo che poi si rompe. Quindi lo responsabilizzi rispetto ad una azione.
In questo modo è più facile che non butterà il gioco per terra e, se lo dovesse fare, gli sarebbero chiare le conseguenze.
Nell’altro modo invece è più facile che lo butti per terra per ripicca. Ovvero per “essere considerato” (in analisi transazionale la chiamano “richiesta di carezze” anche se negative)
In sintesi:
se vuoi ottenere qualcosa, poco importa se da un bambino od un adulto aggiungi “perché” la vuoi!
Spesso basta la parola! “Perché”
Mettiamola subito in pratica…
Uso lo stesso tormentone –che forse già conosci- usato a fine di certi spettacoli teatrali
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Image: freedigitalphotos.net / “Man running Out From Crowd" by ddpavumba
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