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Come fai a non essere romantico col baseball?

Creato il 08 febbraio 2012 da Presidenziali @Presidenziali
Come fai a non essere romantico col baseball?Nel film L'arte di vincere (Moneyball), torna a far parlare di sè Bennet Miller, autore del noiosetto Truman Capote, che di buono ebbe l'aver dato a Philip Seymour Hoffman, che ritroviamo anche qui, la possibilità di esprimere tutto il suo talento in un'interpretazione che nel 2005 gli valse l'Oscar. L'arte di vincere è un'altra cosa. Trattandosi sempre di un soggetto a sfondo veritiero a conduzione unica (Pitt si sostituisce a Hoffman nel ruolo di interprete unico) la struttura sceneggiativa, forte del tratto di quel genietto di Sorkin (The social network) ed una regia che si mette totalmente a disposizione del film, ci regalano un prodotto scorrevole, divertente e ben architettato.Major League: la squadra di bassa fascia degli Oakland Atheltics, dopo un'ottima annata diretta dal GM, ex enfant prodige mancato del baseball, Billy Beane, si ritrova a dover affrontare la rifondazione della squadra, a seguito della partenza dei tre migliori talenti verso squadre di più alto rango. La soluzione non scontata nonchè l'azzardo, viene dal giovane tirocinante Peter Brand, rubato alla corte di Cleveland per mettersi al fianco di Billy. La rivoluzione introdotta da Peter, prevede l'acquisto di giocatori non necessariamente forti, i cui dati statistici, formulati in base a complicate soluzioni matematiche, si innestino perfettamente in un sistema a orologeria, tanto rischioso quanto rivoluzionario. La parabola umana di Beane, messa in primo piano, riaffiora attraverso flashback che ne delineano la figura sportiva. Puro, con grosse delusioni alle spalle, ma con un amore spassionato per il suo sport e per quello che fa, Beane si riscopre nei tratti capaci di un Brad Pitt qui in gran forma (candidatura all'Oscar forse un po' telefonata), che impersonifica felicemente la figura del perdente al contrario, eterno scontento, capace di scelte coraggiose e rischiose per la sua carriera, come per il futuro di papà in caso di fallimento lavorativo. Mattatore insieme a Pitt, l'introverso e impacciato Peter, che nel volto grassottello e negli sguardi interdetti di uno straordinario Jonah Hill, Sorkin e Zaillian trovano la forma migliore della spalla, su cui costruire le loro brillanti ed esilaranti scenette.Ambientato quasi totalmente all'interno di corridoi e spogliatoi, lontani dal campo, che rimane un luogo distaccato sul quale semplicemente accade ciò che viene ragionato altrove, il film è antitetico al cinema sportivo d'azione e per questo potrebbe non piacere a chi cerca sudore e gesti atletici. Narrato con tratti essenziali, senza lungaggini, L'arte di vincere possiede il dono della sintesi e colpisce per la compattezza ed una ritrovata sobrietà nel raccontarci i trionfi e le sconfitte di una vita come di una partita di baseball.
voto: 7
Voto redazione--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Presidente: 6.5   

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