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Come i social media ti cambiano il cervello

Creato il 22 settembre 2014 da Pedagogika2
Trascorriamo in media 2 ore al giorno a navigare, postare e commentare su Facebook, Twitter, YouTube e altre piattaforme social.
Ma quali sono gli effetti dei social media sul nostro cervello?
A descriverli con precisione e un pizzico di ironia ci ha pensato il team di AsapScience.

Il video che vedete elenca 5 modi inaspettati e curiosi in cui l'uso dei social altera alcuni meccanismi cerebrali. Eccoli spiegati per punti.
1. Dipendenza. Il 5-10% degli utenti online è incapace di controllare il tempo trascorso sui social. Le scansioni cerebrali di queste persone rivelano danni nelle stesse aree colpite nel cervello di chi fa abuso di droghe: si nota una degradazione della sostanza bianca nelle regioni che controllano le emozioni, l'attenzione e i processi decisionali. La ragione è da ricercare nell'appagamento immediato, con poco sforzo, offerto dai social media, che fa sì che il cervello sviluppi dipendenza dagli stimoli da essi offerti. 2. Multitasking. Si potrebbe pensare che l'uso dei social ci renda più abili nel gestire più compiti contemporaneamente. La prova? Sappiamo tenere nello stesso momento una finestra aperta su Facebook, una su Twitter e una sulla mail che stiamo scrivendo. In realtà è stato dimostrato che chi trascorre molto tempo sui social diviene meno abile nel passare da un compito all'altro, più facilmente distraibile e meno efficiente nell'immagazzinare le informazioni nella memoria. 3. Sindrome da vibrazione fantasma. "Aspetta, mi è vibrato il cellulare! Ah no, me lo sono sognato": è una frase che vi capita di pronunciare, o sentire, sempre più spesso? In effetti uno studio ha dimostrato che l'89% degli intervistati prova questa sensazione una volta ogni 15 giorni. Il fenomeno, in aumento, sembrerebbe dovuto al fatto che i smartphone e tablet, complice l'utilizzo dei social, ci seguono ormai dappertutto e sono divenuti appendici di mani e tasche. Vengono così interpretati come "arti fantasma" dalle aree del cervello che analizzano le sensazioni tattili (come la corteccia somatosensoriale) e finiscono per interferire con le nostre percezioni tattili. 4. Rilascio di dopamina. Studi in risonanza magnetica funzionale hanno dimostrato che i centri della ricompensa nel cervello sono più attivi quando, in una conversazione, stiamo parlando di noi, piuttosto che quando ci è chiesto di ascoltare. Ma se nelle chiacchierate faccia a faccia parliamo di noi stessi nel 30-40% delle volte, su Facebook è autocentrato l'80% dei post. Quando scriviamo di noi nel nostro cervello si libera dopamina, un neurotrasmettitore associato alle sensazioni di benessere: è come se il cervello in qualche modo ricompensasse il nostro egocentrismo! (Aggiungo, che il rilascio di dopamina e, quindi la sensazione di piacere ad essa correlato oltre a favorire l'egocentrismo favorisce anche il rischio di dipendenza da internet!) 5. Relazioni interpersonali. Forse per la nostra tendenza a trascorrere molto tempo online, gli studi dimostrano che le relazioni nate online non sono così effimere come si credeva. Una ricerca dell'Università di Chicago ha dimostrato che i rapporti nati su Internet sono persino più solidi di quelli nati offline. Il motivo è da ricercare, forse, nel fatto che in queste storie, prima di incontrarsi di persona si ha modo di conoscere gusti e passioni dell'altro. Fonte: Focus on linehttps://www.youtube.com/channel/UCC552Sd-3nyi_tk2BudLUzA

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