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Come in trasparenza. Diario di un malato di Parkinson di don Lino Cassi

Da Nesti

QUASI IN PARABOLA

La poesia autobiografica ci porta negli anni trenta

Da: Come in trasparenza. Diario di un malato di Parkinson di don Lino Cassi

La povertà come esperienza di vita e valore la troviamo in un altra composizione, "Il Pianto del Povero" nella raccoltà "Umanità", pubblicata nel volume "Come in Trasparenza"

Nella foto vediamo l'abitazione, tuttora esistente, al numero 7 di Via dei Mille a Fidenza.

Da: Come in trasparenza. Diario di un malato di Parkinson di don Lino Cassi

(dal blog "Come in trasparenza" > http://lino-trasparenza.blogspot.com/ )

Come in trasparenza. Diario di un malato di Parkinson. Effatà Ed.
Articolo di
Francesco Bertolini

In cinquanta paginette, l’Autore parroco della diocesi di Fidenza, annota alcuni passaggi della sua vita, a partire da quando gli viene diagnosticato il morbo di Parkinson, fino a quando deve lasciare la sua parrocchia perché oramai impossibilitato dalla malattia a svolgere il suo ministero.
In questo periodo di otto anni, a cadenza di qualche mese, l’Autore annota eventi della sua vita segnata dalla malattia, affidando al diario espressioni della sua esperienza interiore umana, spirituale e, soprattutto,
sacerdotale. Come conciliare le parole della Scrittura, secondo cui la forza di Dio si manifesta proprio nella debolezza, con la concreta esperienza del servo inutile, con l’abbandono progressivo dei compiti
del ministero sacerdotale, con la perdita irrimediabile del senso di ogni cosa? A un ritiro di sacerdoti, incaricato di introdurlo, sceglie le parole di S. Paolo su quei deboli scelti da Dio per confondere i forti. Durante l’esposizione “la parola incespicava … il pensiero si smarriva … il fiato mancava”. Non conosce la reazione degli altri sacerdoti, ma alcuni segnali gli “sembrano eloquenti”. Vive nella carne lo scandalo che desta la debolezza mentre meditano l’insegnamento circa la sua potenza. L’Autore non perde mai di vista la vita reale, non sovrappone mai la propria angoscia o, al contrario, l’esaltazione ai suoi sentimenti veri: il rifiuto del male “che tale comunque resta”, la percezione acuta del “mio niente. Inconsistenza. Impotenza. Sconcerto”; l’umiliazione per la grave difficoltà a parlare durante l’omelia. La fede “non toglie la sofferenza, non è una sorta di analgesico spirituale: la sofferenza resta con tutta la sua pesantezza”. Ma la fede dell’autore è anch’essa vera, e genera una domanda continua di senso che corre lungo tutte le pagine del diario. | “La piccolezza” reale, o totale insignificanza … per essere assunta positivamente … esige un intervento assoluto della grazia”. Con questo riconoscimento della incapacità assoluta dell’uomo di uscire da solo
dalla prigione della sua situazione mortale, e con la fiducia che tanto può la grazia di Cristo, si chiude il diario.
Segue una serie di poesie. Una delle più toccanti rievoca la figura del padre, morto in un bombardamento aereo quando l’Autore era ancora un bambino. “E tuttavia non immagine di morte di te mi resta, Padre, ma … il disteso tuo silenzio colmo, a tavola, di pace, l’approdo rassicurante
delle tue ginocchia quando dal lavoro rientravi stanco; lo stupore per nuovi piccoli lembi di mondo scoperti dalla canna della tua bicicletta”.
Il lettore non può non collegare questi ricordi d’amore del bambino che fu l’Autore del diario con la sua richiesta di sapersi lasciare andare all’abbandono fiducioso e filiale all’amore di Dio.

Per ulteriori informazioni:
http://lino-trasparenza.blogspot.com/2011/06/quasi-in-parabola.html


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