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COME IN UN FILM. Is it me?

Da Nina
COME IN UN FILM. Is it me?
Giorni di domande. Giorni di scoperte. Giorni di stupore e meraviglia. Giorni di contemplazione. Giorni di incanto. Giorni di assestamento. Giorni di terremoti e sconvolgimenti. Giorni di dubbi e paure.  Giorni di nuove e sconosciute certezze.  Giorni di Noi Tre Insieme.
Sono io quella che ha i doloretti all'utero e non è il ciclo che sta tornando, ma un seme di vita che cresce dentro? Sono io quella che chiacchiera con le amiche e poi sorpresa si ferma a riflettere e esclama:  - Ma ti rendi conto di cosa cazzo stiamo parlando io e te? Della mia gravidanza, non di quella di qualcun'altra! - ? Sono io quella che si sveglia la notte, vittima di incontrollabili attacchi di fame assassina? Sono io quella che riceve la notizia dalla sua collega che è incinta del secondo e non formula pensieri suicidi, prospettandosi un nuovo anno che è la replica di quello passato, in cui era costretta a seguire la cronaca in direttissima della crescita della pancia dell'insegnante di turno?  Sono io quella all'altro capo della cornetta che le risponde: - Anche io, l'ho scoperto lunedì - ? Sono io quella che ha attacchi di rodimento di culo improvviso, senza un motivo apparente, in cui incenerirebbe sul posto chiunque, nel raggio di 100 metri? O quella che passa dalla gioia sfrenata alla tristezza più cupa in un nano secondo? O quella che piange disperata, perché non sa cosa indossare, perché la panza è gonfia e tira e non le entra più niente? E in questi casi ogni volta si gira e trova Lui che, per tutta risposta, coglie solo il lato divertente della cosa e se la ride, ripetendo frasi in loop come : - Amore, tu sei proprio incinta, senza ombra di dubbio - ? Sono io quella che oggi ha la sua prima nausea ed è felice come una pasqua? Sono io quella che torna a sentire il natale, lo spirito della festa, e compra piccole decorazioni per casa? Sono io quella che sfoglia pagine e pagine on line, dedicate alla gravidanza, all'abbigliamento e agli accessori per bambino e piange, per la prima volta, di gioia incredula e non perché si sente esclusa? Sono io quella che ha nuovi impegni come Fare le beta, Mangiare sano, Ricordarsi di prendere gli integratori, Reperire informazioni per chiedere la maternità anticipata, scegliere la grafica dei tickers per il blog, Cercare di vedere tutto il fillm, la sera, senza crollare, Decidere come e quando dirlo agli amici? Sono io quella che se va in esplorazione in un negozio da bebè non si deve più sentire un'intrusa, un'impostora...o un'illusa?  Sono io quella che la mattina va in libreria e compra testi bellissimi sulla gravidanza e il pancione, quelli che sognava da anni e ammirava ogni volta, con l'aria del cane abbandonato sull'autostrada? Sono io quella che ritira i risultati delle Beta e scopre che sono cresciuti fino a raggiungere le quattro cifre? Sono io quella che ogni tanto deve convincersi che è tutto vero, che non sta vivendo di nuovo il suo film personale, la sua favola preferita, il suo sogno proibito dal quale si sveglierà poi con l'amaro in bocca e il groppo in gola? Sono io quella che fra due giorni andrà col suo compagno a fare l'eco, per vedere un Minuscolo che cresce e batte di vita reale, su un monitor e per piangere finalmente insieme a Lui lacrime di sollievo e felicità? Sono davvero io quella che vive questa magia e parla con la sua pancia che non è più vuota, ma abitata davvero?
Si, sono io. A quanto pare quella fortunata lì sono proprio io. Nina la Miracolata. No perché a volte ancora non ci credo. Mi chiedo, dubbiosa, se io non sia per caso preda di qualche nuova forma di allucinazione, o della mia antica tendenza al volo pindarico, al sogno ad occhi aperti.  Mercoledì ho fatto un altro test, perché ho bisogno di certezze continue per crederci e la linea di sinistra, quella che indica gravidanza, è comparsa subito, prima dell'altra ed è addirittura più marcata e cicciotta e io sono stata ore a contemplarla, estasiata. Perché ancora mi stupisco, ancora mi incanto.
COME IN UN FILM. Is it me?
Poi venerdì 30 ho rifatto le Beta, di mia iniziativa, mentre ero a casa che aspettavo il risultato io mi sentivo come se tutto stesse per finire. Avevo una paura fottuta di ricevere una pessima notizia e nella mia mente di diversamente fertile la cosa avrebbe anche avuto una sua sadica logica, molto più plausibile e realistico che l'essere incinta. E invece le ho viste schizzare a 8.814. Ho ripreso a respirare.
Voi penserete sia pazza o non so cosa. Ma il punto è che per una come me non è così immediato entrare nel nuovo ruolo, nella nuova realtà. Non lo è in generale, per chiunque, figurarsi per una che per anni si è rapportata al suo corpo come a qualcosa che manca, difetta, è inadeguato e incapace a generare vita.
E poi all'improvviso dei numeri ti dicono che sei incinta, che quel desiderio, quel sogno che hai tanto atteso è lì per te, a portata di mano e di cuore. Il primo impulso è abbracciarlo, annusarlo, impregnarti di lui, del sogno divenuto reale, ma poi dopo l'idillio iniziale qualcosa ti si inceppa dentro.  Non sei abituata, semplice, la tua natura è stata per anni un'altra e non sai neanche come si fa a crederci così.  Però sai che è solo questione di tempo, di conferme e di certezze poi sarai capace anche tu, come le altre.
Io avevo anche il carico della Pma, lo stress psicologico e fisico che mi hanno portata a un certo tipo di esaurimento. Un percorso fatto di analisi, medicinali, termini tecnici e scientifici, approccio analitico e razionale. Sintonizzarsi poi con le emozioni non riesce subito così automatico, nemmeno ad una come me. Perciò questa settimana mi è servita per prendere le misure, le nuove coordinate sia col mio corpo, che è preda di una metamorfosi incredibile, sia con Lui.  Già, la coppia, non lo avevo contemplato, quel che credevo, che mi aspettavo, era solo gioia e idillio infinito e cuoricini svolazzanti.  Un par di palle (come diciamo a Roma, per confutare quel che è stato appena detto), perché invece quel che è accaduto è che abbiamo dovuto fare i conti con il nostro corpo e le nostre menti esasperate e impoverite, col bisogno fisiologico di pausa, di riprendere fiato, di spegnere tutto. Perché pensavamo fosse solo romanticismo e bellezza, invece non ce la facevamo a sostenere un' emozione di tale portata, dopo l'uragano Fivet, come se nulla fosse stato, come se il prima non fosse esistito. Abbiamo dovuto ricompattarci, smaltire le tossine, depurarci gli occhi e il cuore, purificarci l'animo. Liberarci del vecchio, per fare spazio al nuovo. Non è che si può pensare di resettare anni di vita così, con uno schiocco di dita! Ora stiamo entrando sempre più nell'ordine di idee che siamo già un papà e una mamma, che il Minuscolo cresce, che i numeri cantano e ci lasciamo andare con piacere alla quasi certezza del dono che porto in grembo. La paura c'è, so che nulla potrà togliercela mai e così me la coccolo, sapendo che è la misura di quanto teniamo a lui, al nostro sogno. Sto imparando che l'ansia fa parte dell'essere mamma.
E aspettiamo dopodomani e tutto quel che verrà, con il sorriso e lo spirito di sempre.  E mentre aspettiamo torniamo a riappropiarci anche di tante piccole cose che erano state messe in sospeso, quando tutte le energie e le risorse erano canalizzate verso l'obiettivo comune.  Ora è tempo di rigenerarsi, di tornare a fiorire.  E' tempo di continuare a creare e generare vita in mille forme e colori, così come facevamo un tempo, prima di tutto questo investimento esistenziale.  E non è un caso, io credo, che proprio quando ho scoperto di essere rimasta incinta l'orchidea, - quella che mi aveva regalato Lui in quei giorni orribili, quando la verità mi piombava addosso come una sentenza senza possibilità d'appello e tutto quel che sto vivendo ora mi sembrava tragicamente lontano e inarrivabile - quella stessa orchidea che aveva perso i fiori più di un mese fa, sia ora tornata a farci dono dei suoi boccioli, con un tempismo che tanto sa di sincronia e coincidenza.
*
Postilla importante: E faccio i conti anche col dolore e mi ritrovo a riformulare un'annosa domanda.  Prima era: - Perchè io no? - ora è diventata: - Perché io si e loro no? -  Perché c'è anche questo, la consapevolezza che la mia gioia è fonte di dolore per molte di voi.  Io non dimentico, io vi capisco. Per anni sono stata dall'altra parte, so cosa si vive e cosa si prova, conosco il senso di sdoppiamento, la scissione interiore e il conflitto. Perciò non sentitevi in colpa se una parte di voi non gioisce pienamente per me, se una parte di voi soffre, o prova invidia, perché non vi è toccato in sorte, perché siete ancora alla ricerca della vostra felicità.  Io cercherò con tutte le mie forze di fare altrettanto, di non sentirmi in colpa perché ho avuto la botta di culo che molte ancora aspettano e altre non avranno. Ricordandomi la strada che ho percorso fin qui, per arrivarci. Ripetendomi che che la mia gioia è anche la vostra, perché quando una di Noi ce la fa è fonte di speranza e forza per tutte le altre.  Però siamo umane, per alcune c'è anche quell'altro lato meno piacevole della cosa e non voglio fingere che non esista. Meglio affrontarlo, meglio guardarlo in faccia e trasformarlo in un punto di incontro e dialogo, piuttosto che di rottura. Tornerò sull'argomento,  intanto però ci tenevo a dirvelo.
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