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Come nasce un Piano B: impressioni a caldo e a tiepido

Creato il 09 luglio 2012 da Unarosaverde

In questo post vi ho raccontato come un Piano B ha preso forma. In questo periodo –  manca poco alla chiusura del locale che N.&R. gestiscono  e pochi di più prima di caricare su un container le loro cose e fare rotta verso le Seychelles – mi capita spesso di passare da loro per una delle pizze migliori che io abbia mai mangiato. Tra una fetta e l’altra ho chiesto, ascoltato, fatto considerazioni, ragionato e riso. N. ha risposto ad alcune domande, R. lo farà nei prossimi giorni, torturato da un’impicciona mentre impasta e farcisce.

N., quale è stata la tua prima reazione alla proposta che ti è stata fatta, di trasferirti così lontano e di prenderti in carico la gestione di una guest-house di lusso con ristorante annesso?

 Si sono affollati alle mente un milione di quesiti, tutti di ordine pratico, seguiti da un misto di incredulità, sorpresa ed un pizzico di timore. Poi l’entusiasmo per la novità, la sfida, il cambiamento hanno spazzato via gli ultimi dubbi per lasciare il posto all’euforia.

Quali elementi hanno influito maggiormente per te sulla decisione di accettare la proposta?

Il poter dormire sonni tranquilli senza più svegliarmi nel cuore della notte pensando a cosa e a quanto c’è da pagare al 10, 18 e 30 del mese! (Rispettivamente: mutuo e stipendi, contributo all’affitto del locale, RIBA).

Una buona remunerazione, considerando che qui il mercato del lavoro è chiuso, meglio, blindato per me che sono “vecchia” .

Saremo inoltre spesati: vitto, alloggio; finalmente potrò migliorare il mio inglese che ora, grammaticalmente, è fantasioso; conosceremo nuove persone; faremo – spero – una buona esperienza lavorativa; metteremo da parte qualche soldino.

Quali sono le tue più grandi paure?

Hai presente due poli opposti? 

Il caldo! Lavorare 12 mesi a temperature tropicali! Dopo 51 anni trascorsi in un paese con 6 mesi di freddo, come reagirà il nostro corpo a 12 mesi d’estate? L’uomo è un animale adattabile ma…cosa mi aspetta?!

Il freddo! La nostra camera da letto nella guest-house! R. mi ha già detto di mettere in valigia cappello imbottito con paraorecchie, sciarpa, guanti, calzettoni di lana e piumone perchè terrà l’aria condizionata inchiodata a zero gradi!

In fondo alla mente c’è sempre un piccolo tarlo che dice”…e se non riuscite a fare bella figura e  a far funzionare il business?”: Quante ore di lavoro dovremo fare per garantire un servizio che vale più di 250 euro a notte? Resisteremo fisicamente sulla lunga distanza? Come gestirò il personale che ci affiancherà? Tendo ad essere troppo “mamma”, troppo buona: dovrò impormi di cambiare regime.

Quali armi possiedi che invece ti fanno pensare che ce la farete?

Una volontà di ferro! Uno spiccato senso pratico e perciò una buona attitudine al “problem solving”. Questo è un lavoro solo parzialmente nuovo per me però ho gestito ancora una casa affollata di ospiti: adatterò quello che ho imparato in queste situazioni per gestire “una grande casa” .

Tirate voi le somme: di armi ne ho ben poche!!!

Quali sono le cose di cui nessuno parla quando si sogna sui Piani B e sulle evasioni nei mari del sud?

La paura di non essere all’altezza, per esempio. In ogni nuova avventura si insinua questa paura, più o meno palesata. Ho ribaltato la mia vita così tante volte che ho il timore di non aver la forza, sulla lunga distanza, di far fronte a questo impegno con la verve di un tempo; non ho più 30 anni ed anche tenendo conto della maturata esperienza d vita, il fisico terrà?Per fortuna al mio fianco ho R. che è un ariete quando si tratta di lavoro e che è un rodato professionista.

Dovremo lasciare la nostra casetta nel bosco, i nostri cani, gli amici, i luoghi conosciuti…Il mio babbo è ben vecchietto e potrebbe stare male, mio fratello da solo dovrà accudirlo.

Sono queste le cose che mi preoccupano anche se ormai la decisione l’abbiamo presa e tra poco, con tutto l’entusisasmo possibile, inizieremo questa nuova avventura.


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