Come spazzare via i brutti ricordi e i pensieri negativi

Da Pasqualefoglia @pfoglia2

“La teoria della contentezza che guarisce”

La mente mantiene attivi soltanto i brutti ricordi

I neuroni specchio reagiscono agli stati d’animo

La creatività è l’espressione di nuove sinapsi 

Fino a quando consideriamo un ricordo in maniera negativa, fino a che continuiamo ad avere paura che ci succeda qualcosa di brutto, finché non siamo grati di ciò che ci è capitato, insomma fino a quando un ricordo o un pensiero qualunque non viene reinterpretato in chiave positiva, noi non guariamo dai brutti ricordi e dai pensieri negativi (1).

Soltanto quando consideriamo positivi e utili per la nostra crescita anche gli eventi traumatici e i ricordi brutti di ogni genere, si chiudono le ferite emotive ancora aperte nella nostra mente e ci liberiamo degli stati d’animo dolorosi e dei cosiddetti automatismi inconsci autodistruttivi e auto-sabotanti. Ogni ferita ha il suo dono prezioso: oltre il tunnel c’è sempre una luce sfolgorante!

Per facilitare la rivalutazione in chiave positiva dei ricordi e/o dei pensieri negativi (2) bisogna per prima cosa accettare la realtà e anche se stessi. Accettare la realtà (3) non significa subirla supinamente, ma il contrario. L’accettazione di un brutto evento ci consente di recuperare la lucidità mentale perduta a causa delle forti emozioni alle quali siamo stati esposti, emozioni che anestetizzano letteralmente l’emisfero sinistro del cervello, e così riacquistiamo la ragione e il senso di responsabilità e siamo in grado di scuoterci e di rimboccarci le maniche. Bisogna accettare la realtà, il presente, per andare oltre la realtà, oltre il presente.

Le basi della teoria.

La nostra mente ritorna spesso e si sofferma autonomamente sulle cose spiacevoli, mentre i bei ricordi e i pensieri positivi li dobbiamo attivare noi con uno sforzo di volontà.

Come a dire che il cervello toglie di mezzo i ricordi belli perché non sono un problema da risolvere, ma mantiene vivi i brutti ricordi fino a quando non vengono rielaborati e risolti. Un brutto ricordo o un pensiero ossessivo si dissolve soltanto quando lo analizziamo e reinterpretiamo in chiave favorevole accettandolo con comprensione e amore (4).

Come fa il cervello ad accorgersi se i ricordi sono spiacevoli? E’ semplice: perché noi continuiamo a lagnarci e a sentirli in maniera negativa! Si ritiene che i neuroni specchio riconoscano i nostri stati emotivi e reagiscano di conseguenza (5).

In sostanza, le emozioni negative (come del resto quelle positive) hanno origine nel cosiddetto sistema limbico o cervello emotivo (6) che si attiva rispetto agli eventi esterni, rilasciando determinate molecole, ben prima della corteccia cerebrale; non solo, le stesse molecole “emotive” si riattivano autonomamente a seguito dei ricordi o dei pensieri provocando le medesime sensazioni dolorose.

Se allora smettiamo di lamentarci e/o di essere afflitti e scontenti a causa dei nostri brutti ricordi o dei nostri brutti pensieri; se riusciamo a rivalutare gli eventi, sia vecchi che nuovi, in chiave positiva, trattandosi pur sempre di un’esperienza utile alla nostra crescita, i neuroni specchio non li considereranno più brutti e non ci torneranno più sopra.

E come facciamo a far capire ai nostri neuroni specchio che da questo momento in poi consideriamo in chiave positiva anche i brutti ricordi? E’ semplice: manifestando gratitudine, accettando, apprezzando e amando quei ricordi (7), mostrandoci contenti anziché scontenti, e detto diversamente, smettendo di lamentarci ossessivamente e di essere arrabbiati e astiosi contro se stessi e il mondo intero!

Quando incoraggiamo il bambino che sta facendo una capriola o il disegnino dicendogli “bravo-bravo” e battiamo le mani sorridendo, lui è contento e continua le sue performance. Quando invece lo sgridiamo, il bambino si spaventa, smette di giocare e si mette a piangere. Per farlo smettere di piangere lo prendiamo in braccio e coccoliamo. Accarezzandolo e sorridendogli, il bambino si sente di nuovo protetto e sicuro, dimentica di essere stato sgridato e ritorna a giocare e a essere felice.

Il comportamento dei bambini riflette e rispecchia quanto memorizzato nelle loro reti neurali (8). E dunque i bambini, grazie ai neuroni specchio, capiscono se il loro comportamento o un evento esterno è gratificante o penalizzante, e lo capiscono o perché si fanno male, o osservando la reazione delle persone che li accudiscono. Ciò che vale per i bambini è valido anche per gli adulti.

Se la nostra reazione emotiva agli eventi, oppure a un ricordo o a un pensiero, che viene attivata autonomamente dal sistema limbico, esprime contentezza, i neuroni specchio (situati nella corteccia cerebrale) non si preoccupano oltre. Se invece esprimiamo scontentezza, per i neuroni specchio il lavoro non finisce più perché non riescono a collegarsi ad altri neuroni per formare le famose sinapsi: vanno in loop, il che corrisponde al nostro rimuginamento interiore e allo stato di sofferenza (pensieri negativi, paura, ansia, insonnia, stanchezza, rabbia, stress, dolori e malattie di ogni genere). Sono i dispiaceri che a lungo andare ci rovinano la salute indebolendo il nostro sistema immunitario.

Quando siamo contenti ed entusiasti apprendiamo subito perché si formano rapidamente le sinapsi; invece quando siamo scontenti, nervosi, arrabbiati o stanchi i neuroni si affaticano senza riuscire a formare le sinapsi. Ovviamente c’è sempre tutta la gamma possibile di situazioni, dalle peggiori alle migliori passando per quelle intermedie.

Ecco allora perché, quando abbiamo un atteggiamento positivo e responsabile verso la vita, ossia quando siamo ottimisti e fiduciosi diventa tutto facile per noi perché siamo pronti, creativi e intuitivi e apprendiamo subito e bene: le sinapsi si formano velocemente. Invece quando siamo negativi, pessimisti e scontenti, tutto si complica perché i neuroni non riescono a formare le sinapsi e ciò ci mantiene in uno stato di sofferenza nonostante tutti i nostri sforzi per uscirne.

Come a dire che se i neuroni specchio non vengono rassicurati – come facciamo con i bambini che piangono – grazie al nostro stato di contentezza/gratitudine, e continuiamo invece a lamentarci e ad essere scontenti e arrabbiati con noi stessi e con il mondo intero, i neuroni consumano enormi quantità di energie senza riuscire a formare le sinapsi, ossia senza trovare una soluzione. E dunque: sinapsi = soluzione = fine positiva di qualcosa.

Si ritiene dunque che le sinapsi si formino molto più rapidamente in presenza di uno stato interiore di contentezza. Invece, tutto ciò che continua a fare paura e che quindi non genera contentezza, non viene accettato dalla coscienza (dai neuroni specchio) per cui non possono formarsi le sinapsi. Conseguentemente persistono sia i sintomi dolorosi che le cause che li generano. Ed infatti, un trauma psichico è tale perché l’evento non viene compreso e accettato dalla coscienza e quindi non si possono formare le sinapsi che sono alla base delle reti neurali e degli automatismi che semplificano la vita.

Si potrebbe obbiettare a questo punto che nelle abitudini negative, pur trattandosi di reti neurali caratterizzate da milioni di sinapsi, non preesiste uno stato emotivo di contentezza. In realtà, all’inizio tutte le abitudini sono positive altrimenti non potrebbero formarsi, ma col tempo diventano obsolete e quindi non più idonee a consentire un automatismo vantaggioso e un buon adattamento all’ambiente. Le ripetizioni degli atti che sono alla base della formazione delle abitudini richiedono sempre uno sforzo cosciente e volontario. Gli stessi istinti, che fanno parte del nostro corredo genetico, sono abitudini ancestrali che si svilupparono per assicurare la sopravvivenza in condizioni ambientali difficilissime.

Se consideriamo l’abitudine del fumo, sappiamo bene che il ragazzo impara a fumare per atteggiarsi ad adulto e sentirsi importante; e il vizio dell’alcol nasce con lo scopo di dimenticare; e quello delle droghe inizia con la convinzione errata di risolvere rapidamente le proprie angosce.

E dunque, tutto lascia credere che la formazione delle sinapsi, che sono l’elemento portante delle reti neurali e quindi delle abitudini e degli automatismi, sia molto favorita da uno stato di piacere o di contentezza; ed all’opposto venga ostacolata, se non proprio impedita, dai brutti ricordi e dai pensieri ossessivi, il che spiega il loro persistere e le difficoltà incontrate dai terapeuti e dai pazienti.

Infatti, se prendiamo in considerazione le fobie -che sono paure eccessive per particolari oggetti o situazioni- in cui c’è una forte componente emotiva negativa inconscia che esclude a priori l’intervento correttivo dell’emisfero sinistro del cervello, il loro perdurare si spiega col fatto che non si sono mai formati collegamenti sinaptici tra l’emisfero destro e quello sinistro del cervello, tra la parte inconscia e irragionevole e quella conscia e razionale. Di conseguenza, il fattore occorrente per guarire dalle fobie sembra essere proprio lo stato di contentezza, che è esattamente il contrario delle sensazioni spiacevoli generate dalle fobie, favorendo la formazione delle sinapsi.

Quanto agli attacchi di panico, tutto lascia pensare che si tratti di attacchi di rabbia implosa (9), ossia di rabbia che non potendo manifestarsi liberamente come normale scarica della tensione emotiva, finisce nei soggetti troppo ansiosi per scoppiare al loro interno provocando i noti sintomi destabilizzanti (tachicardia, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento, asfissia, svenimento, sbandamenti, paura di morire, paura di perdere il controllo, nausea, sensazione d’irrealtà, ecc.). E dunque, per non andare più incontro agli attacchi di panico è necessario  esprimere la rabbia e assumere un atteggiamento di contentezza e/o gratitudine!

Sembra dunque logico pensare che per eliminare le paure, in via generale, occorre smettere di “credere” che agendo ci accadrà qualcosa di brutto e convincersi invece che andrà tutto nel migliore dei modi; inoltre occorre esprimere la propria collera, quando capita e per quanto è possibile, anziché rimuoverla e portarsela dentro come una bomba ad orologeria… Insomma, la paura è causata dalla mancanza di sicurezza (o fiducia in se stessi) che è sempre il risultato dell’esperienza e della pratica.

Siccome il bambino ha paura quando non si sente amato, possiamo anche dire che la paura è mancanza di amore 0 di coraggio – amore e coraggio hanno a che fare col cuore- e pertanto:

amore = coraggio = fiducia (autostima) = sicurezza di sé = forza di carattere e creatività; e quindi:

paura = mancanza d’amore= mancanza di coraggio = mancanza di fiducia = mancanza di sicurezza di sé = debolezza = mancanza di creatività e di forza

Ciò dimostra che è importantissimo amarsi a prescindere da qualunque realtà esterna, perché amandoci e accettandoci si accresce e si conserva automaticamente il coraggio, la fiducia, la sicurezza, la convinzione nei propri mezzi, la creatività e la forza di carattere. E l’atteggiamento di gratitudine e/o di contentezza, che produce pensieri di amore, svolge un efficace ruolo preventivo e/o liberatorio nei confronti delle paure!

In definitiva, gli eventi brutti che inesorabilmente la vita ci riserva non li dobbiamo considerare in maniera negativa, ma piuttosto come un’importante occasione di crescita! Infatti, noi cresciamo attraverso esperienze positive e negative, e quindi ogni cosa che ci accade è utile, per cui, passato il primo momento di frustrazione e smarrimento causato dall’esperienza dolorosa, è bene manifestare gratitudine e contentezza.

Dunque, è tassativo smettere di lamentarci e di giudicare il prossimo o auto-giudicarci negativamente rifiutando la realtà che non ci piace, e assumerci invece le nostre responsabilità, altrimenti ci costruiamo delle false storie dolorose alle quali ci attacchiamo sempre più e, credendole vere, andiamo in depressione senza neanche accorgercene. E’ necessario invece distaccarsi da queste storie, dai pensieri che ci fanno soffrire e che proprio per tale motivo sono falsi: soltanto attraverso il sano distacco possiamo evitare che le emozioni negative come la paura, la rabbia, l’aggressività  e l’invidia ci si appiccichino addosso.

Altre considerazioni a sostegno della teoria

“La teoria della contentezza che guarisce” spazzando via i brutti ricordi e i brutti pensieri trova conferme in molte osservazioni empiriche ben note:

a) L’influsso ultra-benefico sulla mente e sulla nostra stessa vita generato, come si è già detto, da un atteggiamento di gratitudine (10);

b) Il valore liberatorio, responsabilizzante e spronante dell’accettazione della realtà (11), nel senso che i brutti ricordi non smettono di affliggerci e limitarci fintanto che continuiamo a rifiutarli e a fare resistenza;

c) L’importanza dell’ottimismo e di un atteggiamento positivo ai fini di un buon esito dei risultati, all’opposto del pessimismo e della negatività (profezie auto-realizzanti e auto-penalizzanti);

d) La constatazione che le lamentele tendono ad aumentare e mai a diminuire esasperando le questioni in sospeso anziché risolverle;

e) L’importanza di concentrarci sulle soluzioni e non sui problemi in modo da farci le domande giuste per indurre il cervello a trovare le migliori risposte;

f) Il fatto che le risate (e dunque la contentezza) sono il non plus ultra ai fini del benessere mentale e fisico: si dice che “Il riso fa buon sangue”;

g) La constatazione che con la sola consapevolezza spesso non si riesce a guarire i traumi psichici, le fobie, gli attacchi di panico e i brutti pensieri in genere.

La teoria della contentezza che guarisce” spiega anche il perché dell’effetto Muzio Scevola o dell’auto-punizione (12) al quale vanno soggette le persone disperate, come chi ha fatto un errore grave e imperdonabile, oppure ha subito un tracollo finanziario, un lutto improvviso e sconvolgente, uno stupro, una separazione forzata, una violenza fisica, un tradimento, ecc. Tali soggetti non accettano la realtà e lo stato in cui si trovano e si auto-flagellano dicendosi: “Perché succede sempre a me”! Queste forti emozioni negative cancellano totalmente la ragionevolezza, la gioia di vivere e la gratitudine e fanno cadere in uno stato di prostrazione da cui si può uscire soltanto accettando la realtà e rielaborandola in chiave positiva, in modo da recuperare la lucidità mentale e ritornare a ragionare in maniera sana e proficua.

La teoria della contentezza che guarisce si sposa magnificamente con il detto popolare, mai compreso abbastanza: “Chi si accontenta gode”! Chi si accontenta gode effettivamente perché vive in pace con se stesso e con gli altri e anche perché, contrariamente a quanto si crede, ottiene più facilmente ciò che desidera dalla vita grazie alla positività che esalta le capacità creative e intuitive senza farsi stressare dalla fretta. Invece le persone scontente e ingrate non si godono né le cose che già hanno, né quelle che desiderano perché non le sanno apprezzare a causa del loro atteggiamento negativo.

La negatività è nemica acerrima della creatività; e la creatività è l’espressione di nuove sinapsi!

Abbiamo così scoperto, indirettamente, che il fattore fondamentale che favorisce il successo delle nostre azioni e la realizzazione dei desideri -che presuppone la formazione delle reti neurali!- è la… contentezza, dato che un atteggiamento negativo ritarda o ostacola la formazione delle sinapsi! Chi è scontento è battuto in partenza o comunque vive molto male! Ovviamente c’è sempre una questione di grado.

Come scrivono gli autori di Ho-oponopono (13) citando la filosofia “Huna”: «Le persone che sembrano particolarmente fortunate in certe cose lo sono perché non hanno più alcun timore o dubbio di ottenere quelle determinate cose. Ecco che se desiderano qualcosa di collegato alle loro certezze questa si manifesta con immediata facilità».

 Tornando ai neuroni specchio, essi “… sono una classe di neuroni originariamente scoperti nella corteccia premotoria e in seguito identificati anche nel lobo parietale inferiore del macaco. La loro proprietà caratteristica è l’attivazione sia durante l’esecuzione di un atto motorio, sia quando si osserva qualcun altro compiere quello stesso tipo di gesto. Questa peculiarità ha fatto ritenere che i neuroni specchio possano essere coinvolti nella comprensione degli obiettivi delle azioni degli altri, tuttavia non è ancora chiaro in che modo si realizzerebbe questo collegamento” (5).

E dunque, se i neuroni specchio (presenti nella corteccia cerebrale) sono coinvolti nella comprensione delle azioni degli altri, a maggior ragione sono implicati nel riconoscimento e nella valutazione degli stati d’animo propri generati dai neuroni del sistema limbico.

Il lettore attento si sarà accorto che in questo articolo sulla “contentezza” che spazza via i brutti ricordi e i pensieri negativi non ho mai parlato dell’integrazione dell’ombra di cui ho trattato ampiamente in: “Hai pensieri assurdi? Benedicili”! (14) In questo articolo avevo scritto infatti che “Tutti i problemi interiori, i conflitti, i dispiaceri, le lamentele, i pensieri negativi e le stesse malattie nascono dalla mancata integrazione dell’ombra“. Com’è possibile che mi sia sfuggita una cosa così importante?

E’ ovvio! Perché la contentezza, che scaturisce da un atteggiamento di gratitudine e di accettazione della realtà, ci fa essere in pace con noi stessi integrando magicamente tutti i nostri lati oscuri, ossia tutto ciò che non accettiamo e non desideriamo essere e che ci ossessiona la vita rendendocela opaca e odiosa! La contentezza ci fa vivere in pace con la nostra “ombra” accettandola e integrandola nel migliore dei modi. Perché, mettiamocelo bene in testa, quando la nostra ombra ci si rivolta contro, siamo in un mare di guai poiché essa è invisibile (inconscia) ed imprevedibile, perciò esercita un potere enorme su di noi!

L’ombra si manifesta attraverso i… pensieri negativi e ossessivi!

Soltanto integrando i nostri lati oscuri smettiamo di avere pensieri negativi e di giudicare gli altri, non sapendo che quando il comportamento di qualcuno ci indigna è perché noi siamo tali e quali, altrimenti resteremmo indifferenti. Ecco allora che parlar male di qualcuno significa parlare male di… se stessi! Integrare l’ombra vuol dire trasformarla da inconscia in conscia, ossia riconoscerla e accettarla: solo allora smettiamo di proiettarla sugli altri e solo allora cessa di ossessionarci con comportamenti auto sabotanti e pensieri assurdi.

Quando due interlocutori cominciano a inveire l’uno contro l’altro (e spesso vengono alle mani) sono i loro lati oscuri “identici” che non si sopportano… L’omofobia, per esempio, è causata dalla paura del contagio: il comportamento degli altri ci disturba provocando forti emozioni negative soltanto quando detestiamo alcuni aspetti di noi stessi…

L’integrazione dell’ombra comporta la saldatura sinaptica tra l’inconscio e il conscio, che prima erano separati e divisi e perciò non funzionali, quindi rappresenta la costruzione delle reti neurali (e delle sinapsi) senza le quali l’organismo è gioco forza disfunzionale, ossia incapace di tenere sotto controllo le emozioni e i pensieri negativi.

E se ora obietti dicendomi: ” Come faccio a essere contento se mi va tutto male?”, ti rispondo che stai male perché ti manca l’atteggiamento di gratitudine verso la vita e verso te stesso: vedi soltanto i problemi che ti ossessionano e non riesci a concentrarti sulla loro soluzione; ecco perché sei schiavo delle tue emozioni/sensazioni  e non riesci ad uscire dal tunnel in cui ti trovi: ti manca la lucidità mentale e il senso di responsabilità.

A proposito di questo devi sapere che il significato letterale  di “essere respons-abile” non è che bisogna farsi carico dei propri doveri, come comunemente si crede, il che provoca automaticamente avversione e resistenza, ma è invece “essere abile nelle risposte”, ossia nella risoluzione dei problemi!

Soltanto il senso di gratitudine (e la contentezza che ne deriva) riesce ad aggirare le emozioni negative causate dai nostri impulsi inconsci che formano l’ombra (gelosia, invidia, rabbia, avidità, orgoglio ferito, paura, ansia, insicurezza, desiderio di vendetta…); soltanto la contentezza previene il conflitto tra ciò che siamo (la realtà esterna) e ciò che vorremmo essere (ossia il nostro io ideale), cosa questa che rappresenta il nucleo di tutte le difficoltà e dipendenze… esistenziali!

La gratitudine, intesa come norma di vita, previene e guarisce persino le malattie perché ci mantiene lontano dagli eccessi che rappresentano una compensazione compulsiva spesso disastrosa, e lontano dalle aspettative e dai dispiaceri facendoci vivere nel presente, nel qui e ora, mettendo la nostra mente e l’intero organismo in uno stato di beata omeostasi. La gratitudine genera anche compassione per se stessi e per gli altri!

Chi è grato lo è perché non gli manca nulla, ossia si comporta come se avesse già tutto. Chi ha tutto ha integrato perfettamente i propri lati oscuri (che si esprimono attraverso le emozioni e i pensieri negativi) ed è diventato una persona completa o integra: la sua vita perciò è equilibrata e armoniosa. Esprimendo gratitudine dunque integriamo magicamente i nostri tratti oscuri.

Per non aver paura dobbiamo imparare a pensare con amore come ci suggerisce l’autrice spirituale Marianne Williamson in “The Shadow effect” (15), perché non appena pensiamo senza provare amore cadiamo nella paura e quindi nella debolezza, nell’odio, nella gelosia, nell’invidia, nell’aggresività, nella collera, nella cattiveria, nell’orgoglio ferito, nell’assenza di autostima e di auto-compassione, e chi più ne ha più ne metta; non appena pensiamo senza amore l’ombra si impossessa dei nostri pensieri!

E non appena ci soffermiamo sull’ombra del nostro interlocutore, anzi possiamo dire su tutto ciò che cade sotto i nostri occhi… si attiva automaticamente la nostra ombra arrabbiata… e i nostri pensieri giudicanti e malsani. Ci conviene rivolgere i nostri pensieri verso la luce e la… contentezza!

La gente si dispera quando non sa come uscire dai brutti ricordi e dai pensieri ossessivi, e in generale quando non sa come affrontare le situazioni, quindi il vero problema è il grado di consapevolezza raggiunto dalle persone: insomma è sempre una questione di sinapsi!

Non a  caso gli antichi pensavano che tutto dipendesse dai capricci degli dei e si davano da fare con le loro offerte per cercare di “ringraziarseli”.  E mentre gli antichi facevano offerte agli dei, e quindi ai sacerdoti dei templi…, nel mondo moderno si ricorre alla corruzione della dea… burocrazia per ricevere i suoi favori, e avviene anche il contrario…

Tutto questo per far capire quanto sia davvero importante la gratitudine, tant’è che tutto ruota attorno a questa forza, al di là delle esagerazioni e delle degenerazioni che la coinvolgono.

Bibliografia

1) P. Foglia -  Come controllare i pensieri negativi;

2) P. Foglia – Pensieri negativi: ecco i guai delle convinzioni limitanti;

3) P. Foglia – L’accettazione è il primo ingrediente della felicità?;

4) B. Katie – Amare ciò che è – Edizioni il punto d’incontro, 2009;

5) Le scienze – Edizione italiana di Scientific american: Il valore soggettivo per i neuroni specchio;

6) Joe Dispenza – Cambia l’abitudine di essere te stesso – MyLife, 2012;

7) P. Foglia – La regola delle tre “A” per riuscire nella vita;

8) Rete neurale o neuronale - http://it.wikipedia.org/wiki/Rete_neurale;

9) Gabriella Mereu – La malattia: La trappola dell’eros, Arti Grafice Pisano, 2005;

10) -J. Demartini – Aiuta la tua mente a crescere – Gratitude effect, Gribaudi, 2010;

11)  P. Foglia – Accetta la realtà e sarai felice per sempre;

12)  P. Foglia – L’effetto Muzio Scevola e l’angoscia esistenziale;

13) Josaya -Ho-oponopono -tutte le strade portano all’Amore – Bis Edizioni, 2012;

14) P. Foglia – Hai pensieri assurdi? Benedicili!

15) D. Chopbra, D. Ford, M. Williamson – The shadow effect, Sperling Paperback, 2012.

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