Magazine

Come un decollo: Cortona

Creato il 25 gennaio 2014 da Lundici @lundici_it
Cortona tra la nebbia

Cortona2Salire verso il colle, una giornata d’inverno.

A volte le cose quotidiane si trasformano in altro, in sorprese che non ti aspetti e che ti fanno meravigliare come davanti ad uno spettacolo mai visto. E così succede in alcuni giorni speciali, in luoghi altrettanto speciali.

Abito da poco meno di un anno in uno dei borghi più belli d’Italia, Cortona (Arezzo), cittadina di origine etrusca che conserva tutto il fascino antico delle pietre, degli alberi secolari e delle usanze che si tramandano.

In questi giorni di inverno, e quest’anno in maniera insolitamente frequente, accade un fenomeno meraviglioso per cui la valle sottostante – Valdichiana – si riempie di nebbia, mentre Cortona rimane pulita, in alto, nascosta alla vista. Io che abito in una zona sottostante, ma solo a due chilometri di distanza dalla città, dalle mie finestre di solito ho una bella visuale del paese, che ogni mattina mi saluta dall’alto, maestoso. In questi giorni invece è sparito, neanche le luci della sera riescono a passare, è tutto avvolto dalla coltre bianca.

Dentro la nebbia c’è tanto freddo, quel gelo umido che ti entra dentro e non ti lascia, e per tutto il giorno non trapela un solo raggio di sole a riscaldare le case. I rumori e il traffico sono come attutiti, sembra quasi che la vita scorra un po’ più lentamente, anche se è solo un’illusione. Così, quando la mancanza della luce del sole si fa più sentire prendo la macchina (non perché sono pigra, sono solo due chilometri, ma ho una bimba piccola) e salgo verso Cortona coi fendinebbia accesi. D’un tratto la coltre cambia un po’ colore, traspare qualcosa di meno bianco, tendente all’azzurro, ma che ancora non è cielo. Poi improvvisa e calda arriva la luce, che ti costringe ad abbassare il parasole e strizzare gli occhi. E’ una luce totale, fortissima, e Cortona torna a farsi vedere in tutto il suo splendore di mattoni e pietra serena. E in un attimo ti lasci la nebbia alle spalle, puoi ancora vederla dal lunotto posteriore, è come decollare con l’aereo, solo tutto un po’ più lento, ma come dall’oblò vedi le nuvole che hai appena attraversato rimanere in basso.

Così salgo in paese e, lasciata la macchina senza stress – non esiste il problema dei parcheggi, e scusate se è poco! – mi incammino per le stradine. Di solito mi faccio una “ruga”, cioè la via principale che si chiama Rugapiana: “ruga” è un termine antico per indicare una strada costeggiata da case e negozi, “piana” perché è in effetti l’unica via del paese non in salita (e che salite!). Se poi ho voglia di camminare mi dirigo verso il Parterre, il meraviglioso parco e camminata che si snoda da Piazza Garibaldi (chiamata “Carbonaia” poiché era lì che veniva venduto il carbone prodotto nelle montagne circostanti) e cinge con una curva lunga circa un chilometro il fianco del paese. Il lungo viale alberato fu creato dai cortonesi nei primi anni del 1800 in onore di Napoleone in visita alla città, e conserva, nonostante il cambio d’uso in passeggiata e luogo di ritrovo popolare, una certa magnificenza. Dal viale, come da Piazza Garibaldi si gode un panorama a 180° della valle sottostante, arrivando a vedere il Monte Amiata e il Lago Trasimeno.

Ma non in queste giornate. Nelle giornate di nebbia tutto ciò che puoi vedere affacciandoti alla balconata o passeggiando al Parterre è un’immensa, soffice colata bianca che abbaglia colpita dai raggi del sole e si perde all’orizzonte. Come un’immensa distesa di panna.

L’indiscutibile fascino del colpo d’occhio, lo stacco cromatico tra questo mare bianco e tutti i colori del paese baciato dal sole impongono una fotografia, con qualsiasi mezzo, non solo ai turisti che in questa stagione non sono molti, ma anche alla gente del posto.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog