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Come uno scrittore piazza il suo prodotto: Dostoevskij

Da Marcofre

Come saprai, il libro è un prodotto. Lo so, forse sei ancora uno di quelli che ritiene questa un’eresia, perché il libro NON è un prodotto, ma qualcosa di sublime che ti distacca, ti fa lievitare, ti conduce in alto.

Praticamente una mongolfiera.

Magari guardi (ancora?) la televisione e certe (poche, per fortuna) trasmissioni dove si parla di libri con toni romantici, ma no, che dico, aulici, ma no, nemmeno questo rende l’idea…
Con toni come si deve (qualunque cosa voglia dire: il bello di certe espressioni è che sono talmente ampie da abbracciare tutto, contenere ogni cosa).

In queste trasmissioni (ribadisco: ce ne sono ancora troppe), LO scrittore spesso parla della SUA opera con toni come si deve. Si capisce: lui non vede lo sporco lavoro svolto dall’ufficio marketing, dove il libro è trattato come un prodotto.

Perciò può tranquillamente spargere in giro fanfaluche sulla diversità del libro. Crederci. E fare in modo che anche gli altri ci credano.

E Dostoevskij?


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