Magazine Religione

Commenti su "Rodotà chiede al comune di Bologna di non risparmiare"

Creato il 18 giugno 2013 da Uccronline

Stefano Rodotà

di LawFirstpope

Nonostante il 70% dei bolognesi non sia per nulla turbato dal fatto che il Comune finanzi le scuole paritarie (usando lo 0,8% del bilancio totale del Comune), il giurista Stefano Rodotà non si arrende ed è tornato a chiedere al governo di tenere conto del risultato del recente referendum contro le scuole paritarie nel quale soltanto 50mila persone, su 300mila, ha dato credito alla sua iniziativa (e a quella di pochi estremisti rossi) tentando di modificare lo status quo.

La maggioranza dei cittadini non ha colto l’occasione fornita dal referendum (seppur consultivo) e, come spiegato da Stefania Giannini, rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, «ha implicitamente premiato il sistema integrato vigente».

Il giurista di “Repubblica” ha insistito a citare l’articolo 33 della Costituzione che riconosce il diritto dei privati “di istituire scuole senza oneri per lo Stato, nonostante gli sia già stato spiegato ed insegnato da Nicolò Zanon, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Milano e membro del Consiglio Superiore della Magistratura, che «non si tratta di istituire scuole, ma di far funzionare quelle che già ci sono. Nel caso concreto non solo non ci sono oneri per lo Stato; l’amministrazione comunale, a fronte di un contributo di un milione, ci guadagna molto di più, riuscendo a soddisfare una domanda di servizi alla quale diversamente non riuscirebbe a rispondere». Ha dunque commentato questi tentativi come «una lettura forsennatamente giacobina della nostra Costituzione, già documentata in altre occasioni sia da questa battaglia antiparitaria, sia da alcune note manifestazioni pubbliche. C’è un’area culturale radical-giacobina che crede di interpretare la purezza originaria dei valori della Costituzione, in realtà la tradisce dandone una lettura fuorviante e parziale». Andrea Simoncini, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Firenze, ha continuato: «Chiunque abbia studiato la Costituzione sa bene che il “senza oneri per lo stato” non voleva impedire allo Stato di sostenere le scuole nate dalla società civile» (qui un altro approfondimento su questo specifico punto).

Ma Rodotà non ci sente, non gli importa nulla del risparmio, non gli importa nulla dell’efficienza del sistema scolastico bolognese, non gli importa se all’estero le scuole paritarie sono totalmente finanziate dallo Stato, non gli importa della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie. Lo Stato padre-padrone deve educare a tutti i costi il cittadino e vanno osteggiate tutte le forme di sussidiarietà verso iniziative che nascono dalla società e dal popolo. E’ una questione di ideologia e lo dice lui stesso: si tratta di «principi che non possono rimanere sulla carta e che, quindi, non possono essere messi tra parentesi con l’argomento dei vincoli imposti dalla crisi economica». Eh già, chi se ne importa della crisi economica e delle famiglie che non sanno arrivare a fine mese, quel che conta sono i principi (suoi)! D’altra parte lui non avrà certamente problemi se il Comune sarà costretto ad aumentare le tasse ai cittadini per cercare di far fronte al costo degli alunni che non potranno più frequentare le ormai fallite scuole paritarie. La sua pensione d’oro a 8.455 euro al mese continuerà a riceverla, come ha fatto notare Beppe Grillo.

In realtà quel che si nasconde dietro i tentativi di Rodotà e tutti i laicisti anticlericali che si sono schierati contro le paritarie (Odifreddi, Augias, Flores D’arcais, Sabrina Guzzanti ecc.) è il tentativo di “neutralizzare le identità cattoliche negli spazi pubblici” mascherando il tutto da battaglia referendaria in favore delle scuole “pubbliche”, secondo la lucida riflessione di Giuseppe Monteduro, assegnista di ricerca in Sociologia presso l’Università di Bologna. Ovvero, il senso profondo di tale iniziativa sta in una concezione distorta del concetto di laicità. In realtà, «proprio in nome della laicità figlia della cultura occidentale, occorre chiedere con forza che lo spazio pubblico torni ad essere lo spazio di tutti, di ciascuno, e nel quale ogni cultura possa contribuire al bene dell’intera comunità».

Come ha spiegato infine Virginio Merola, sindaco di Bologna (Pd), il finanziamento alle paritarie non è nemmeno una questione economica: «noi non eroghiamo fondi alle scuole paritarie solo perché siamo costretti dalla difficile situazione economica, lo facciamo perché è giusto farlo». In ogni caso, ha detto, «su trentasei milioni di budget, uno lo giro alle paritarie, come facciamo da vent’anni. Accolgono 1500 ragazzi. Noi con un milione in più ne ospiteremmo 150». E buonanotte ai sognatori statalisti.

La redazione


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :