Compito in classe di greco.
D’improvviso suona la campana. Un vero colpo per i ragazzi che si precipitano a copiare; nessuno più guarda in aria, si scrive con spasimo. “Avanti, consegnare” il professor Lanfranchi ripete con monotonia girando tra i banchi. Lui cerca di sottrarre il foglio all’autore, l’autore cerca di trattenerlo, scriverci qualche rimasuglio, poi lo guarda, quando gli è stato sottratto, con occhi erranti. Infine caos: in mezzo ai banchi spostati, ai vocabolari aperti, agli astucci inverosimilmente pieni di biro, coltelli a serramanico, pinzette, barometri, ha inizio tra i ragazzi la lotta verbale pro e contro le possibili traduzioni. Senonchè, d’un tratto, tutti insieme per subitanea ispirazione imboccano la via dei corridoi in cerca di panini imbottiti, e in pochi secondi prendono l’aria di non sapere nemmeno che al mondo ci sia il greco.
Maria Corti (1970)