di Primo Oratore – Bere non è tutto. Anche scoprire il pensiero di chi produce il vino che si beve è un’esperienza speciale. Vedere questi contadini con gli sguardi puliti e perduti a raccontarti di sentori e di aromi è un’esperienza che da sola vale il prezzo del vino.
Naturalmente c’è chi più e chi meno, ma se c’è un vignaiolo significativo per i blogger e in generale per quelli che bazzicano su Internet, questo è Armin Kobler.
Kobler ha lui stesso un sito internet e si vede da lontano che non lo ha commissionato a qualche software house per lasciarlo lì. Lo ha fatto lui, interamente, e lo tiene aggiornato. E’ un secondo lavoro, ma come per tutti i blogger hai voglia dire che gli si dedica il garbage time. In realtà lo assorbe tantissimo. Questo ha un effetto. Innanzitutto Kobler ha fatto nascere, insieme a qualche altro vignaiolo illuminato come Bele Casel o Ghislandi, quello della Cascina i Carpini, un nuovo esemplare, di cyber-vignaiolo. Gente attentissima al prodotto. Il loro vino è ottimo, o quantomeno di quello di Kobler sono sicurissimo. Ma anche attivissima sulla comunicazione peer via internet.
Così naturalmente i veli cadono. Sul blog di Kobler si vedono cose che normalmente i vignaioli tengono segrete. Ti fa vedere le uve come vengono pigiate e macerate. Dovreste vedere, chi non l’ha mai vista, come è brutta l’uva pigiata del gewürztraminer. Eppure il Traminer Aromatico di Kobler è buonissimo.
Insomma, a farla breve dal sito internet viene fuori il pensiero di chi il vino lo produce, e sembra veramente di bere, insieme al vino, anche le idee del produttore. Idee che sono spiegate in lungo e in largo sul blog proprietario, ma anche su numerosissimi siti nazionali. Le innovazioni non finiscono qui. Chiunque, come anche io ho fatto, avesse voglia di visitare la sala di degustazione del vino a Magrè, che lui chiama Weinraum, si stupisce della scelta di estrema rottura con le tradizioni architettoniche sudtirolesi, ma anche del sorprendente risultato che ne è sortito.
La notizia qual è: che Kobler dice che la crisi si sente e fatica se ne fa, ma aver lavorato così tanto sull’innovazione e su internet ha pagato. Dice di essere molto conosciuto e lo sorprende incontrare – e tutto sommato non ne è felicissimo – alle manifestazioni sul vino, delle persone che scrivono sulla maglietta “Armin Forever” (si chiama Armin). Insomma, per dire che, sia pure su una scala personale e non come comparto complessivo, tuttavia qui c’è un vignaiolo che ha fatto una scelta netta, importante, che affianca alla sua produzione anche la presenza massiccia su internet (blog, facebook, twitter, tutto insomma).
Debbo dire che in Trentino non vedo tantissime idee. Quella dei Dolomitici è una bella idea ma mi sembra più tradizionale e giocata un po’ come in difesa: non si sa esattamente chi sono e cosa vogliono, il sito è statico, poco pensiero. Qualche cosa il movimento dei produttori biologici/biodinamici (so che sono cose molto differenti, ma più per i produttori che per il consumatore che invece ritiene tutto sommato sia la stessa cosa).
Il vino in Trentino non ha una casa e servirebbe. Non ha una strategia complessiva. Kobler punta su Internet, ma la Provincia di Bolzano punta sul vino come un prodotto complessivo connaturato all’offerta generale del territorio: infatti da loro si parla di mettere una capsula uguale per tutti i produttori altoatesini!
Kobler mi ha detto una volta che per anni i Roveràiteri (quelli di Roverè della Luna) erano visti come i ricchi, ed invece gli Atesini come dei poveri sfortunati. Adesso le cose sembrano essersi girate.
E’ un bel segno, ad essere ottimisti, perché le cose che vanno male possono sempre cambiare.
Basta volere. E soprattutto basta metterci testa, idee, innovazione e coraggio.
Speriamo.
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Ringrazio Giorgio Cestari AKA Primo Oratore, de L’Osservatorio del Vino, per aver scelto la modesta piazza di Trentino Wine Blog per pubblicare questa sua stimolante riflessione sul tema della comunicazione del vino. E ringraziamo anche Armin Kobler per la sua magistrale lezione.
Cosimo Piovasco di Rondò