Con il Cristianesimo nasce il concetto di “storia”

Creato il 27 marzo 2015 da Appuntiitaliani
Pubblicato il marzo 27, 2015 da: Corrado Gnerre

La Chiesa non solo non si è resa colpevole di tanti misfatti che le vengono imputati, ma addirittura ha fatto sì che la storia stessa potesse esistere.

Capisco la difficoltà di questa affermazione…e la semplifico.
Quando si parla di presunte “colpe” della Chiesa nella storia, non ci si accorge che tanto si può parlare di storia in quanto c’è stato il Cristianesimo. Senza il Cristianesimo non ci sarebbe stato il concetto di storia e, in un certo qual modo, nemmeno la preoccupazione di valutare gli eventi. Insomma, quando si dice che il Cristianesimo ha operato male nella storia, non ci si accorge di prendere una cantonata già in partenza perché il concetto di “storia” tanto esiste in quanto è stato soprattutto il Cristianesimo a partorirlo.

Ecco perchè non sono pochi coloro che affermano che la nostra civiltà deve molto al Cristianesimo.

Ma adesso entriamo nel vivo del discorso.

Il rapporto uomo-storia può avere due possibili dinamiche: la prima era quella che dominava prima del Cristianesimo, la seconda quella che nacque con il Cristianesimo.

La prima (quella che dominava prima del Cristianesimo) ci presenta l’uomo come dipendente dai fatti, come vittima della storia, costretto ad accettare tutto ciò che accadeva senza speranza di poter mutare il corso degli avvenimenti. I fatti lo “determinavano” e non l’uomo “determinava” i fatti.

La seconda dinamica (quella che è nata con Il Cristianesimo) ci presenta l’uomo non più come vittima ma come protagonista. L’uomo non è stato più costretto ad accettare ciò che succedeva, ma poteva e doveva sforzarsi di mutare il corso degli avvenimenti se questo non gli andava bene.

La prima dinamica è paragonabile ad una sorta di cristallizzazione della storia, il che vuol dire che era una non-storia. Se utilizziamo la parola “storia” è per farci capire, ma qui siamo lontani mille miglia da ciò che questa parola significa per noi uomini di oggi. La storia di suo implica un movimento, una successione di fatti nuovi, cosa che qui non era riscontrabile nel mondo antico. Non è un caso che in questa dinamica la storia veniva rappresentata circolarmente, cioè come qualcosa che procedeva senza procedere, perchè sempre ritornante, sempre uguale come prima. L’uomo era all’interno di questa circolarità, preso nel vortice, così come un lenzuolo nel cestello di una lavatrice, completamente dipendente da movimento che lo avvolgeva.

Invece, nella seconda dinamica la storia è rappresentata rettilineamente, cioè come qualcosa che procede davvero, come successione di fatti veramente nuovi. L’uomo ne diventa protagonista, perchè è lui l’autore dei fatti. Da lenzuolo nel cestello, l’uomo diventa fornaio che plasma liberamente la pasta del pane dandole la forma desiderata.

Se si fa una carrellata nelle culture cosiddette “precristiane”, ci si accorge, pur tra tante distinzioni, che vi è come comune denominatore una visione fatalistica della vita. Una visione, cioè, in cui tutto era già deciso, in cui l’uomo non poteva far nulla per cambiare il corso degli avvenimenti, in cui era costretto a subire il capriccio degli dei; e in cui gli dei stessi erano vittime di fatti decisi dal Destino. E ci si accorge anche quanto ciò influisse sull’esperienza esistenziale dell’uomo, che si avvertiva sempre più solo, inappagato…ed inutile.

Cosa che non sarà più con l’avvento del Cristianesimo, portatore di quella antropologia biblica secondo cui l’uomo liberamente può decidere se scegliere il bene o il male. Scelta pregna di responsabilità (perchè l’esito varia relativamente alla scelta) ma che fa capire quanto, nel Cristianesimo, l’uomo, da Dio, sia stato posto nella storia in una dimensione di libertà.

Corrado Gnerre


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