ROMA – Prima di lei solo Nilde Iotti e Irene Pivetti. Con 327 voti è stata eletta Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, la terza donna nella storia della Repubblica a diventare Presidente di una Camera.
E la notizia fa bene. Fa bene all’Italia, fa bene ai cittadini e fa bene al Parlamento. Non solo perché è donna, ma per quello che questa donna rappresenta. Non è affatto un profilo politico, Laura Boldrini. Eletta in Sicilia nelle liste di SEL, ha un passato carismatico fatto di incarichi di alto profilo. Da sempre impegnata a combattere “per gli ultimi” il suo grande impegno per i rifugiati, i profughi, la vicinanza ai campesinos del Venezuela iniziata giovanissima subito dopo la laurea con i diversi viaggi nell’America del Sud. Personalità forte e carismatica, alta formazione nel no-profit e tanti anni di lavoro nelle agenzie delle Nazioni Unite, con il suo alto incarico di portavoce dell’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dal 1998 al 2012, periodo in cui ha ricevuto numerosi riconoscimenti.
Non un “profilo politico”, dunque, ma una donna che presta la sua esperienza alla politica. E proprio questo suo ruolo di “debuttante” sembra intercettare nel modo migliore la volontà di cambiamento che segna l’attuale stagione istituzionale.
Un discorso profondo e allo stesso tempo professionale, quello che la Boldrini ha fatto non appena è stata eletta Presidente. Un saluto al Presidente Napolitano, la Boldrini ha parlato di giovani, esodati e di diritti delle donne. “Dovremo farci carico dell’umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore”.
“Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze”, ha proseguito, per “dare piena dignità a ogni diritto”, per “ingaggiare una battaglia vera contro la povertà e non contro i poveri”. Perché “in quest’Aula sono stati scritti i principi fondamentali della nostra Costituzione, la più bella del mondo” e allora “quest’Aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale di una generazione che ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà, costretta spesso a portare i propri talenti lontani dall’Italia”.
E ancora: “Dovremo stare accanto a chi è caduto senza trovare l’aiuto o la forza per rialzarsi, ai tanti detenuti che oggi vivono in una condizione disumana e degradante, come autorevolmente denunciato dalla Corte europea per i diritti umani”.
Una novità, l’elezione della Boldrini, di quelle che portano necessariamente “buone notizie” in un momento così delicato in cui l’Italia si trova.