di Alfonso Nannariello
Quando nacqui io non si usavano più. Qualche tempo prima, invece, per vincere ansie, paure e qualche satanasso, le donne portavano appese al petto come scongiuri zampe di lepre o di coniglio, forse anche di tasso.
Col tempo questi ciondoli furono sostituiti da altri d’argento, d’oro o di corallo, detti manùzz. Le manine facevano il gesto delle corna o quello della fica. Al loro posto poi furono messi corni e croci, rimpiazzati a loro volta dall’arsenale delle virtù: croce, àncora e cuore, simboli di fede, speranza e carità, che rimasero amuleti, per quanto teologali.
Le zampe di lepre o di coniglio forse si mettevano da adolescenti per non far esplodere con una qualche scusa tutta un’energia che si sentiva dentro percorrere confusa. Quelle di tasso avrebbero dovuto dare forza, tenacia e resistenza.
Forse proprio per avere quel sangue freddo, quello necessario a soffocare con fermezza focolai di resistenza partigiana dentro il proprio cuore, le donne si ornavano di corallo rosso. Più rosso e freddo di quello di draghi, di pesci e di lucertole. Anzi più di quello rappreso davvero e duro come sasso, come quello dei pietrificati di Napoli nella cappella San Severo.
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