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La grande piazza di Roma racconta molte cose. Prima di tutto ci dice che in questo paese, al di là dell'attuale rappresentanza parlamentare, esiste un'area di sinistra, con la voglia e la capacità di mobilitarsi, di scendere in piazza, di protestare e di fare proposte. C'erano in quella piazza - e ci sono in Italia - molte anime di una sinistra politicamente dispersa: gli operai che vedono progressivamente ridursi alcuni diritti, ormai ritenuti acquisiti, e si scontrano con un mondo imprenditoriale che è sempre più forte, più arrogante e senza condizionamenti; i precari che a 40 anni quei diritti non li hanno ancora "incontrati" e vengono sfruttati da un mercato che chiama globalizzazione la mancanza di regole; i padri che si rendono conto che i loro figli hanno e avranno meno opportunità di quelle che hanno avuto loro alla stessa età; i giovani che, tra la scuola che non funziona e un mondo del lavoro ostile, sentono su di sé il peso di essere una generazione sfortunata. Sabato a Roma c'erano tutti loro; e c'erano quelli che chiedono che l'acqua rimanga un bene pubblico e pensano che l'ambiente sia un bene indisponibile; e c'erano quelli che chiedono dei programmi televisivi decenti e che la cultura non sia continuamente mortificata; e c'erano quelli che chiedono il ritiro delle truppe occidentali dall'Afghanistan e dall'Iraq e sognano una politica internazionale che non sia solo rapporti di forza e interessi commerciali; c'erano i giovani del sud che sentono sempre più opprimente il peso della criminalità organizzata, che strozza la loro possibilità di futuro. In quella piazza c'erano - e ci sono in Italia - quelli che subiscono le tante ingiustizie sociali di questo paese. C'era anche dell'utopia in quella piazza; è inevitabile, ma una società vive anche se c'è un po' di utopia, e non la sola disillusione che oggi è prevalente.
Quella piazza poi dice un'altra cosa importante. Tutte queste persone hanno trovato nella Fiom e nella Cgil un soggetto - l'unico soggetto a carattere nazionale - capace di rappresentare le loro istanze, le loro proteste, le loro speranze. Il sindacato finisce per assumere un ruolo diverso da quello che dovrebbe avere, un ruolo probabilmente improprio. E' troppo facile criticare la Cgil per il fatto che rischia di diventare un partito; il problema - l'ho detto molte volte - è che il maggior partito del centrosinistra ha rinunciato al proprio ruolo di rappresentare un pezzo della società. La divisione emersa ancora una volta all'interno del Pd non è sanabile, nonostante le diplomazie di Bersani; chi ha criticato anche aspramente la piazza del 16 ottobre, chi ha preferito proprio quel giorno partecipare a un dibattito di Confindustria, chi loda la Cisl per il suo presunto senso di responsabilità, chi considera positivo l'accordo di Pomigliano, tutti costoro - che hanno nomi e cognomi e hanno responsabilità all'interno del partito - non vogliono essere definiti di sinistra. E' legittimo che continuino - nel Pd o in altro partito - la propria battaglia politica, che portino avanti le loro idee, ma è altrettanto legittimo che le persone che erano in piazza sabato a Roma abbiano un loro partito, di centrosinistra, come c'è in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, in Spagna.
Ho apprezzato la chiarezza con cui Bersani è intervenuto nelle ultime settimane. Oggi in un'intervista a la Repubblica pone due questioni programmatiche chiare, che dovrebbero essere alla base della proposta del centrosinistra per le prossime elezioni: occorre introdurre un salario minimo per chi è fuori dalla contrattazione nazionale e occorre evitare che, a parità di costo del lavoro, un'ora di lavoro precario costi meno di un'ora di lavoro stabile. Questo è quello di cui hanno bisogno i giovani e anche i loro genitori. Ma poi dice una cosa che nasconde un pensiero che non mi piace: "la gente che stava a San Giovanni è una fonte di energia che va considerata". No, caro compagno Bersani, le persone che erano in piazza a Roma non sono un elemento del quadro, magari utili a fini elettorali, sono il quadro. Bersani, quando eravamo tutti socialisti - sembra ormai un secolo fa, ma sono passati soli pochi anni - disse che la sinistra esiste in natura; ed è verissimo, perché da una parte ci sono le ingiustizie e dall'altra c'è chi soffre per quelle ingiustizie e quindi lotta per vincerle e superarle. In questa società ci sono troppe ingiustizie e lo hanno ricordato in tanti sabato in piazza San Giovanni e lo vedono in tanti tutti i giorni, e c'è chi lotta contro queste ingiustizie. Tra chi lotta c'è la Cgil, in maniera netta, a volte forse velleitaria, magari sbagliando, e non c'è, o non c'è abbastanza, il Pd.
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