Nel 2002 il Consiglio Europeo decideva che ogni Stato Membro avrebbe dovuto destinare alla cooperazione allo sviluppo risorse crescenti fino ad arrivare allo 0,7% del proprio PIL. L’Italia si è fermata molto prima, a circa 1/3 del percorso.
Grazie al portale OpenAid Italia, lanciato dal Ministero degli Affari Esteri, abbiamo la possibilità di analizzare anno per anno il come e il dove dei fondi italiani destinati alla cooperazione allo sviluppo.
Partiamo da quello che dovrebbe essere: per un accordo del 2002 del Consiglio Europeo, tutti gli Stati Membri Ue devono destinare lo 0,7% del proprio PIL a fondi per lo sviluppo. L’Italia dal 2004 a oggi non è mai riuscita a raggiungere questo obiettivo, fermandosi sempre a percentuali bassissime.
Mentre la differenza fra fondi stanziati e fondi realmente erogati è relativamente bassa, la distanza del nostro Paese dagli accordi presi a Barcellona è a dir poco allarmante.
Proprio per cercare di rimediare a questo gap, in questi giorni è in discussione in Parlamento un disegno di legge per ridisegnare le politiche italiane in materia.
Nel 2012 sono state 3.353 le iniziative di aiuto allo sviluppo, bilaterali o multilaterali, promosse dall’Italia secondo gli ultimi dati Ocse. Il Paese dove il nostro impegno è maggiore è la Tunisia (oltre 78 milioni di euro), seguono il Pakistan (69ml), l’Afghanistan (39ml), il Senagal (36ml) e il Mozambico (11ml).
Cooperazione all Sviluppo: i fondi che dovevamo stanziare vs. quelli realmente stanziati
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