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Copyright: diritto o bavaglio alla cultura?

Creato il 14 dicembre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Roberto Gerilli Copyright: diritto o bavaglio alla cultura? Mentre i commissari europei si riunisco, su iniziativa del presidente della Commissione europea José Barroso, per discutere eventuali iniziative future riguardanti il diritto d'autore, cineasti, editori e scrittori si mobilitano contro la lobby anti-copyright.

Esponenti del cinema quali Wim Wenders, Luc e Jean-Pierre Dardenne, Marco Bellocchio, Marco Tullio Giordana e Ugo Gregoretti hanno firmato la petizione che supporta la mobilitazione in difesa del diritto d'autore. Secondo il loro punto di vista, "È difficile immaginare un autore che voglia impedire che la sua opera, film, libro, musica venga vista, recensita o discussa dal pubblico. È però facile immaginare che le soluzioni digitali possano minacciare un diritto umano in particolare (art. 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani): il diritto dell’autore di ricevere un compenso ogniqualvolta la sua opera viene utilizzata. Ci sono principi fondamentali che nessun tablet, smartphone o nuovo servizio dovrebbero minare. Il rispetto del diritto d’autore è uno di questi principi."
A questi si sono aggiunti anche editori e scrittori, tra cui spicca Donato Carrisi che ha dichiarato: "Senza il copyright non farei questo lavoro.Per cui, insomma, il web è una minaccia e ogni autore ha il sacrosanto diritto di farsi pagare (anche dopo la sua morte) le royalties per le sue opere. Che tradotto significa, "chissenefrega della cultura libera, io voglio guadagnare". Scusate il sarcasmo (ben poco velato), ma leggendo simili dichiarazioni, io (come dovreste fare anche voi) mi indigno… e tanto anche. Vi immaginate cosa sarebbe successo se i fabbricanti di candele si fossero mobilitati contro Edison? In fin dei conti anche loro avevano il diritto di salvaguardare i propri guadagni, giusto?

Il web e il digitale sono dei progressi tecnologici che dovrebbero essere considerati doni del cielo o del dio in cui credete. Pensate a quanto era elitaria la cultura un secolo fa, o anche solo trent'anni fa, e pensate a quanto sia facile apprendere oggi, quando basta una semplice ricerca su Google per accedere a migliaia di fonti e informazioni. Bisognerebbe impegnarsi per rendere internet accessibile a tutti e da tutte le zone geografiche, mentre un mucchio di artisti pensa sia più importante salvaguardare i propri introiti, appellandosi a una Dichiarazione universale dei diritti umani, scritta nel 1948, quando ancora nemmeno tutte le case avevano la luce elettrica.

Gli autori hanno il diritto di veder ripagati i loro sforzi intellettuali, questo è assodato, ma la durata e l'entità di questo diritto deve essere ampiamente rivista. Non basterebbe che un autore guadagnasse le sue royalties per un massimo di quattro o cinque anni? Non sarebbe sufficiente una sola edizione tascabile (oppure una versione home video, nel caso dei film) prima di diffondere gratuitamente l'opera sul web? La cultura deve essere accessibile a tutti, a prescindere dalle disponibilità economiche. Questo è l'unico diritto che non dovremmo mai violare.

Voi cosa ne pensate? 

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